sabato 26 novembre 2011

Villa Emma


Nell’ottocentesca dimora chiamata Villa Emma, situata a Nonantola (Modena), oltre 70 ragazzi ebrei, provenienti da vari Paesi d’Europa, furono messi in salvo dalla persecuzione nazista grazie all’aiuto disinteressato e coraggioso della popolazione tutta che riuscì a farli fuggire in Svizzera.


Alcuni dei ragazzi che trovarono rifugio presso Villa Emma fotografati con i loro accompagnatori nell'inverno 1942-1943

Tra il luglio 1942 e il settembre 1943, 73 ragazzi ebrei di varia nazionalità vennero accolti nella ottocentesca Villa Emma di Nonantola (Modena). Questa grande villa era stata presa in affitto dalla DELASEM, un’organizzazione assistenziale per gli ebrei italiani che si occupò anche del sostentamento di questi ragazzi. Essi, per lo più orfani, provenivano dalla Germania, dall’Austria e da altri Paesi occupati dai nazisti: attraverso la fuga e la vita clandestina erano riusciti a sottrarsi alla persecuzione nazista. Nei primi tempi la permanenza dei ragazzi a Nonantola fu relativamente tranquilla, anche se in Italia vigevano da tempo le leggi razziali. Gli accompagnatori e gli educatori impegnavano attivamente i ragazzi nelle lezioni scolastiche e nei lavori agricoli e artigianali. I ragazzi, nel tempo libero, ebbero modo di venire a contatto con i loro coetanei del luogo e nacquero amicizie che, in parte, si sono mantenute fino ad oggi.

Dopo l’occupazione tedesca dell’Italia, seguita all’armistizio dell’8 settembre 1943, gli adulti e i ragazzi di Villa Emma compresero che la loro vita era in pericolo. Gran parte della popolazione di Nonantola si mobilitò allora per salvare i ragazzi. Fu grazie al medico Giuseppe Moreali e a Don Arrigo Beccari che i ragazzi poterono essere nascosti in parte nel seminario dell’abbazia di Nonantola, in parte presso diverse famiglie del paese. Dopo alcune settimane si organizzò la fuga in Svizzera e tutti i ragazzi di Villa Emma riuscirono a mettersi in salvo.

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