Roma - Emanuele Stablum medico formatore. - 1940 -
Siamo stati fatti per gli altri: può sembrare un’affermazione scontata, oppure troppo benevola. Invece, contiene l’essenza della visione biblica della vita, la quale è un dono che trova il suo compimento nell’amore. Questo slogan esprime anche l’identità di una comunità di religiosi che ha avuto in Trentino un susseguirsi fecondo di vocazioni. Tra queste, quella di Emanuele Stablum, nato a Terzolas nel 1895.
Compiuti i 15 anni, Emanuele si reca a Saronno (Varese) per verificare la propria scelta di vita nel solco del carisma di Luigi Monti (1825-1900), un religioso infermiere ed educatore recentemente beatificato nel 2003. In quella comunità di consacrati il giovane trentino acquisisce una sensibilità evangelica che lo porta a vedere l’uomo nella sua globalità: figlio di Dio, spinto alla realizzazione di sé, bisognoso di assistenza fraterna e di accompagnamento spirituale. Proprio quel “siamo stati fatti per gli altri” che spinge all’impegno quotidiano. Per tutto l’uomo: spirito e corpo.
Emanuele desidera formarsi per essere prete tra i ragazzi e i malati. Partito dalla Val di Sole con questo obiettivo chiaro, inizia gli studi puntando alla meta desiderata. Ma non sarà così, perché viene invitato ad abbandonarli per iscriversi al corso di laurea in medicina, che inizia a Milano e termina a Napoli. Cambia l’obiettivo, non la finalità. Sperimenta tuttavia una delusione. Ci vorrà del tempo per superare questo smarrimento, rivelando la forza interiore di un vero uomo di Dio. Seguendo i consigli evangelici di castità, povertà ed obbedienza e vivendo in comunità, sarà per tutta la vita un cristiano laico consacrato, condividendo con i confratelli l’impegno a “farsi prossimo” e a raccogliere in Dio il senso dell’esistenza.
Negli anni 30 e 40 dirige con competenza l’IDI di Roma, un importante ospedale dermatologico della sua congregazione religiosa (i “Figli dell’Immacolata Concezione”), partecipando nel contempo alla vita culturale, sociale ed ecclesiale dell’Italia che esce dal fascismo e dalla seconda guerra mondiale. In quegli anni salva la vita ad un centinaio di rifugiati ed ebrei perseguitati, che nasconde nell’ospedale vestendoli da frati o ricoverandoli come malati. Per tale motivo è stato riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” da parte di Israele.
Roma - Il Servo di Dio Emanuele Stablum, religioso medico di origine solandra,
morto a Roma nel 1950. - 1950 -
Partecipa attivamente alla vita della Congregazione, anche come vicario generale. E’ tra i soci fondatori dell’Associazione medici cattolici italiani. La sua figura diviene notissima nell’ambiente romano e finisce in letteratura (tra gli altri ne “La cocuzza” di Giuseppe Cassieri).
Muore il 16 marzo 1950 all’IDI, dove è sepolto, colpito dal tumore che era stato oggetto della sua tesi di laurea. La sua eredità spirituale è oggetto di studio da parte della Santa Sede, per giungere al riconoscimento dell’esemplarità della sua vita e proporla a modello per i cristiani di tutti i tempi. Stablum è un medico nella linea di altri del XX secolo: s. Giuseppe Moscati, che esercita la professione medica come vocazione; s. Riccardo Pampuri, che da medico si fa religioso per una pienezza ulteriore di amore. Emanuele Stablum troverà la sua realizzazione di uomo consacrato proprio facendo il medico.
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