giovedì 17 novembre 2011

Il problema del computo delle vittime

E’ molto difficile conteggiare con esattezza il numero globale degli ebrei uccisi dai nazisti in Unione Sovietica. Prima dell’invasione tedesca, ne vivevano in URSS (entro i confini del 1940, che comprendono dunque anche i territori acquisiti a seguito del patto di non aggressione con la Germania) circa 5 milioni. Circa 2 900 000 israeliti, all’arrivo dei nazisti, non riuscirono o non vollero fuggire; 2 700 000 di essi, forse, sono stati uccisi dagli Einsatzgruppen e dalle altre unità operative lanciate da Himmler contro gli ebrei-bolscevichi.

Nel caso della Lituania, le cifre a nostra disposizione sono particolarmente precise in virtù del cosiddetto rapporto Jäger: una dettagliata relazione (aggiornata fino al 1° dicembre 1941) di tutte uccisioni compiute dall’Einsatzkommando 3, incorporato nell’Einsatzgruppe A e comandato, appunto, dall’SS-Standartenfuehrer Karl Jäger.

I primi sei fogli del documento contengono un lungo elenco di vittime. Il sesto foglio si conclude con un bilancio complessivo di 133 346 esecuzioni in tutta la regione lituana, cui lo stesso Jäger aggiunge (in cifra arrotondata) 4000 ebrei <> (per un totale di 137 346).

In un documento successivo, datato 6 febbraio 1942, Jäger aggiornava a 138 272 il totale delle persone eliminate, precisando che 136 421 di esse erano ebrei. Tale dato viene riportato anche da su una cartina, predisposta da Walther Stahlecker al fine di esporre in forma analitica tutti i risultati conseguiti dall’Einsatzgruppe A, di cui egli era (lo ricordiamo) il comandante in capo. Ogni numero è graficamente accompagnato da una bara, che rende ancora più esplicito il messaggio. Per la Lettonia, il numero complessivo di vittime ricordato è di 35 238.

  • Contrasti tra nazisti
Dalle parole di Jäger trapela un’evidente soddisfazione per l’eccellente lavoro svolto, mista al rammarico per non averlo potuto portare fino alla fine. Fosse stato per lui, la Lituania sarebbe diventata Judenfrei (cioè completamente libera da ebrei) nel senso più forte e completo del termine. Tuttavia, alla fine di luglio del 1941, le autorità tedesche decisero di introdurre nel Nord-ovest dell’Unione Sovietica occupata un’amministrazione civile, istituendo il Reichskommissariat Ostland sotto la direzione di Heinrich Lohse (1896-1964), che fin dal 1925 era Gauleiter (cioè dirigente provinciale del partito nazista) per lo Schleswig-Holstein. Il Reichskommissariat Ostland comprendeva, oltre ai Paesi Baltici, parte della Bielorussia.

Nazista della prima ora, Lohse non era certo meno antisemita di vari altri esponenti di spicco del Terzo Reich. Tuttavia, stando almeno all’affermazione di Jäger, nell’autunno del 1941 Lohse ordinò di fermare le esecuzioni, in modo da garantire al suo Commissariato un numero di lavoratori coatti sufficiente a coprire le esigenze sia dell’economia locale sia dell’esercito.

All’interno del complesso apparato nazista, si verificavano abbastanza spesso situazioni di scontro come queste, dettate da interessi contrastasti. Nel caso specifico, Jäger cercava di ottenere dei meriti, in virtù dell’efficienza omicida del proprio reparto, mentre Lohse ragionava da amministratore e, quindi, ritenne che un certo numero di lavoratori ebrei avrebbe potuto ancora servire, se opportunamente diretto e sfruttato.


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