giovedì 17 novembre 2011

Il collaborazionismo

Horia Sima, capo della Guardia di Ferro e vice primo ministro del governo rumeno nel 1940. Bucarest, Romania, 1940.




 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
In Europa, l'antisemitismo, il nazionalismo, l'odio razziale ed etnico, l'anti-comunismo e l'opportunismo spinsero molti cittadini delle nazioni occupate dalla Germania a collaborare, sia con il regime nazista che con le sue politiche razziali che miravano alla distruzione degli Ebrei europei. Non c'è dubbio, infatti, che il collaborazionismo costituì un elemento fondamentale per l'attuazione della "Soluzione Finale" e dell'assassinio di massa di tutte quelle categorie che il regime nazista aveva preso di mira, come del fatto che i collaboratori dei Nazisti commisero alcune tra le peggiori atrocità del periodo dell'Olocausto.

I partner europei della Germania, che facevano parte dell'Asse, cooperarono con il regime nazista promulgando e applicando a loro volta le leggi antisemite e, in alcuni casi, deportando i propri cittadini e/o residenti ebrei, oppure consegnandoli ai Tedeschi in marcia verso i centri di sterminio. In alcuni degli Stati appartenenti all'Asse, organizzazioni paramilitari fasciste terrorizzarono,derubarono e uccisero gli Ebrei locali, facendolo o a seguito delle richieste dei Tedeschi o di propria iniziativa. La Guardia Hilinka, in Slovacchia, la Guardia di Ferro in Romania, gli Ustascia in Croazia e le Croci Frecciate in Ungheria furono tutti responsabili della morte di migliaia di Ebrei all'interno delle proprie nazioni. In questi e altri stati, personale militare, insieme a varie forze di polizia, ebbero un ruolo fondamentale nell'espropriazione dei beni degli Ebrei, così come nella loro cattura e successiva deportazione. In Ungheria, Slovacchia, Croazia, Bulgaria e nella Francia di Vichy la polizia e l'esercito svolsero un ruolo fondamentale nella realizzazione della politica tedesca di deportare verso i centri di sterminio dell'est gli Ebrei che risiedevano nei territori controllati dai Tedeschi stessi.

Il governo degli Ustascia, in Croazia, costruì i propri campi di concentramento e quando giunse la fine del 1942 più di due terzi degli Ebrei croati (circa 25.000) erano stati uccisi, in particolare all'interno del complesso di Jasenovac. La polizia croata e la milizia ustascia uccisero anche tra i 330.000 e i 390.000 Serbi, molti dei quali a Jasenovac, ma la maggior parte nei villaggi dove vivevano. Nel 1942, infine, i funzionari slovacchi deportarono circa l'80% della popolazione ebraica, in collaborazione con i Tedeschi.

L'Italia e l'Ungheria, nonostante collaborassero con i Nazisti in diversi modi, inclusa la promulgazione delle leggi antisemite, non deportarono gli Ebrei, almeno fino a quando non vennero direttamente occupate dai Tedeschi. La Bulgaria invece collaborò di buon grado alla deportazione degli Ebrei dai territori che i Bulgari stessi avevano occupato in seguito allo smembramento della Yugoslavia e all'occupazione della Grecia da parte delle forze dell'Asse. Le autorità bulgare però, in seguito all'opposizione dimostrata sia dalla popolazione che da alcuni membri del governo, si rifiutarono di deportare gli Ebrei che risiedevano nel paese. Tuttavia, espropriarono i beni di molti Ebrei, così come ne mandarono molti altri, generalmente uomini, ai lavori forzati, in particolare nel 1943 e il 1944. In Romania, la gendarmeria e le unità dell'esercito uccisero e deportarono Ebrei rumeni ed ucraini nelle ri-annesse regioni della Bukovina e della Bessarabia, così come nel territorio della Transnistria (che si trovava in Ucraina ed era sotto il controllo dei Rumeni). Nonostante ciò, il governo rumeno si rifiutò di deportare gli Ebrei che risiedevano nelle province principali del paese(Moldavia, Valacchia, la Transilvania meridionale e il Banat).

Anche molti privati cittadini, nelle nazioni e nei territori occupati dalla Germania, collaborarono con le autorità tedesche. Gli Estoni, i Lettoni e i Lituani, gli Ucraini e altri cittadini di etnia tedesca ebbero un ruolo significativo nell'uccisione degli Ebrei in tutta l'Europa orientale e sudorientale. Molti servirono come guardie nei centri di sterminio e furono coinvolti nelle uccisioni con il gas di centinaia di migliaia di Ebrei. Altri, in particolare cittadini di origine tedesca dell'Europa sudorientale, lavorarono nei campi di concentramento creati dai Nazisti, in particolare dopo il 1942.

Lituani, Lettoni, Estoni, Bielorussi e Ucraini, inoltre, formarono spontaneamente gruppi che i Tedeschi poi epurarono e riorganizzarono. Fin dall'inizio, membri di questi gruppi "partigiani" o di "autodifesa" assassinarono centinaia di Ebrei e di Comunisti, veri o presunti. Le unità riorganizzate dai Tedeschi diventarono poi una polizia ausiliaria fidata e senza scrupoli che assistette le autorità tedesche - civili, militari, le SS e la polizia - nel massacro di centinaia di migliaia di Ebrei e milioni di non-Ebrei nelle zone occupate dell'Unione Sovietica. Per tutta la durata dell'occupazione, i Tedeschi continuarono a reclutare ausiliari tra la popolazione locale dell'URSS inserendoli poi nelle forze di polizia, nelle unità militari e nelle amministrazioni civili.

Il governo della Francia di Vichy cooperò con i Tedeschi promulgando lo Statut des Juifs (Legge Ebraica), che definiva gli Ebrei come razza a sé e ne limitava i diritti. Le autorità di Vichy collaborarono anche attivamente in altri modi e a volte presero persino l'iniziativa, ad esempio costituendo dei campi di internamento nel sud della Francia, e arrestando sia Ebrei stranieri che francesi. Inoltre, facilitarono la deportazione - verso i campi di sterminio costituiti dai Tedeschi nella Polonia occupata - di quegli Ebrei che risiedevano in Francia ma provenivano da altre nazioni. Inoltre, il governo di Vichy consegnò ai Tedeschi anche combattenti stranieri, in particolare quegli Spagnoli che avevano partecipato alla guerra contro i ribelli di Franco. Dopo la vittoria di quest'ultimo, e la costituzione di un regime autoritario e conservatore nel 1939, molti di loro, chiamati Repubblicani Spagnoli o "Spagnoli Rossi", avevano cercato rifugio in Francia per evitare la persecuzione e la morte che, molto probabilmente, li aspettavano in Spagna. Dopo che la Francia di Vichy ebbe consegnato diverse migliaia di rifugiati ai Tedeschi, questi li incarcerarono nei campi di concentramento, dove morirono a migliaia.

Dopo l'invasione della Norvegia da parte della Germania, avvenuta nell'aprile del 1940, Vidkun Quisling, uomo politico norvegese e fascista, si auto-proclamò Primo Ministro. I Tedeschi rimasero quasi subito delusi da Quisling e costituirono le proprie strutture per l'amministrazione del paese, però continuarono a usarlo di tanto in tanto come uomo di paglia, tanto che il nome di Quisling è entrato nel dizionario come sinonimo di traditore del proprio paese e collaboratore del nemico. Inoltre, la polizia norvegese e le formazioni paramilitari aiutarono le SS e le unità di polizia tedesche nella deportazione degli Ebrei ad Auschwitz-Birkenau. Allo stesso modo, in Belgio e in Olanda sia privati cittadini che autorità di polizia collaborarono strettamente con i Tedeschi per rastrellare e deportare gli Ebrei che risiedevano in quei paesi.

Sia nei territori occupati dai Tedeschi che in quelli dei paesi europei dell'Asse, propagandisti locali collaborarono con le autorità tedesche di occupazione, o con i propri governi, nel tentativo di legittimare le aggressioni espansionistiche dell'Asse e le sue politiche di insediamento, che prevedevano anche la distruzione degli Ebrei europei e l'omicidio in massa degli altri gruppi presi di mira dalla Germania Nazista e dai suoi alleati. Quella propaganda aiutò a indebolire le remore che la popolazione e le autorità locali potevano avere all'idea di partecipare alle espropriazioni di massa, così come alle deportazioni e ai massacri. L'Asse inoltre (in particolare la Germania e l'Italia) utilizzò anche propagandisti e collaboratori stranieri - che erano cittadini o residenti nelle nazioni degli Alleati, o nei loro possedimenti in Africa e Asia - per legittimare, attraverso programmi radiofonici, la violenza contro gli Ebrei europei e contro i governi che combattevano la Germania Nazista.

Nelle regioni occupate, le autorità tedesche richiesero l'assistenza delle nazioni dell'Asse e di collaborazionisti locali per mettere in atto la "Soluzione Finale". I governi dei paesi alleati con i Tedeschi, la polizia e le autorità militari collaborarono nei rastrellamenti e nella deportazione degli Ebrei verso i centri di sterminio; altre volte parteciparono attivamente all'assassinio dei loro concittadini Ebrei e in molti casi commisero atrocità contro di loro anche all'interno dei propri confini. Nei territori da loro occupati (particolarmente nell'Est) i Tedeschi affidarono al personale ausiliario locale (civile, militare e della polizia) il compito di portare a termine la distruzione della popolazione ebrea.

Anche per quanto riguarda i cittadini non ebrei, sia i governi dei paesi dell'Asse che i collaboratori locali svolsero un ruolo fondamentale nel mettere in atto le politiche di espropriazione, di deportazione ai lavori forzati e di assassinio di massa nelle regioni occupate dai Tedeschi; ciò avvenne in modo particolare nelle zone della Polonia, dell'Unione Sovietica e della Serbia occupate dalla Germania.

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