domenica 27 novembre 2011

Gli Ovitz, i sette nani di Mengele


Per molti degli sventurati che hanno avuto come triste sorte finire ad Auschwitz, l’officina della morte, quell’esperienza ha significato la morte. Una morte spesso atroce, per fame o malattia, per tortura o per sfinimento. Ma c’è stata molta gente che prima di morire ha dovuto passare molto più di quello che un essere umano possa sopportare; morire, per molti degli internati di Auschwitz, alle volte era una fortuna. Ma c’è stato anche chi è riuscito a sopravvivere all’inferno in terra, ai demoni che hanno fatto di Auschwitz la negazione stessa del concetto di umanità; tra questa ristretta minoranza di persone che sfuggirono ad una morte pressochè certa, piagati nell’amima e nel corpo, ci furono sette persone appartenenti alla stessa famiglia. Un primato, senza dubbio. Legato ad una particolarità che se da un lato li espose ad una serie terribile di esperienze, raccontate da una delle superstiti, dall’altro li salvò da morte certa. Erano i sette fratelli Orvitz, i sette nani di Mengele, come vennero chiamati. Il giocattolo preferito dell’angelo della morte, quel Joseph Mengele che fece dire a Simon Wiesenthal, il cacciatore di nazisti che dedicò la sua vita ad una inesauribile voglia di giustizia verso i carnefici nazisti, “la mia anima sarà finalmente in pace quando Mengele sarà assicurato alla giustizia.”



Così non avvenne, ma è un’altra storia.

La storia che ci interessa, quella degli Ovitz, incomincia nel 1868, con la nascita di Shimshon Eizik Ovitz. Un uomo di bassa statura, o anche un nano, per usare una definizione triste, ma efficace;che sposò una donna di statura normale,Brana Fruchter; dall’unione tra i due nacquero Rozika et Franzika, entrambe affette da nanismo. Alla morte della moglie Shimshon si risposò, nuovamente con una donna di statura normale, ed ebbe dall’unione, Avram (nano), Freida (nano), Sarah (altezza normale) Micki (nano), Leah (altezza normale), Elizabeth (nano), Arie (altezza normale), et Piroska, conosciuta anche Pearla (nana).

Sette dei suoi figli affetti da un’ anomalia genetica, la displasia spondiloepifisaria.Una malattia rara, caratterizzata da un disordine di sviluppo del tessuto osseo che determina un tronco corto e sproporzionato rispetto agli arti; una malattia in cui i pazienti presentano un ritardo di crescita che esita in una statura ridotta, variabile tra 90 e 130 cm.


Shimshon era un rabbino rispettato, in Transilvania; e insegnò ai suoi figli i primi rudimenti della musica. Così,alla sua morte, avvenuta nel 1923, i sette fratelli Ovitz, misero su un’orchestrina jazz che iniziò a girare l’Europa.Tra il 1930 e il 1940 il gruppo si fece una buona fama grazie ai loro spettacoli in lingua tedesca, rumena, ebraica, russa e ungherese. Lo scoppio della seconda guerra mondiale non frenò la loro attività, fatta di rappresentazioni musicali accompagnate da diapositive proiettate dai tre fratelli di statura normale.

Lo scoppio della guerra mondiale vide gli Ovitz impegnati nel loro toru dei paesi europei; riuscirono a farsi dare dei documenti che non rivelavano la loro confessione religiosa, e forti di questo pensarono di essere al sicuro dai nazisti. Un errore fatale. Nel marzo del 1944, mentre erano in un villaggio, in Ungheria, i nazisti occuparono tutti i paesi del circondario, e i sette vennero catturati La banda Lilliput, come era chiamata, venne caricata su un vagone ferrioviario, con destinazione il campo di concentramento di Aushwitz.


Giunti nell’officina della morte, i sette Ovitz scesero dal treno, proprio mentre il dottor Mengele assisteva allo sbarco dei prigionieri; l’angelo della morte era sempre alla ricerca di cavie per i suoi aberranti esperimenti sulla genetica e sull’eriditarietà. Esperimenti senza alcuna base scientifica, e che si trasformarono, per le sue cavie, in un orrore senza fine. E per gli Ovitz il nanismo rappresentò la salvezza, costata un prezzo spropositato.

Come raccontò Elizabeth, una degli Ovitz, “gli esperimenti più spaventosi di tutto erano quelli ginecologici. Ci legarono a delle barelle e iniziarono a torturarci sistematicamente . Iniettavano delle sostanze nel nostro utero, estraendo contemporaneamente campioni di tessuto, È impossible da raccontare a parole il dolore intollerabile che abbiamo sofferto, che continuò per molti giorni dopo che gli esperimenti cessarono. ‘

Esperimenti, come già detto, che in realtà furono assolutamente inconcludenti dal punto di vista scientifico, e che si trasformarono solo in un calvario per le povere vittime.

“`Hanno estratto il midollo osseo dalla nostra colonna vertebrale.Ci hanno strappato capelli ,e hanno cominciato a fare esperimenti con poca anestesia,quando eravamo ancora svegli.Hanno compiuto prove dolorosissime sul cervello, sul naso, sulla bocca e su alcune parti delle mani. Tutte le fasi sono state documentate con illustrazioni.”


Per quanto atroce, la loro esperienza li portò comunque a restare vivi; altri due nani, che erano stati catturati e sottoposti a esperimenti, non furono così fortunati. Dopo essere stati sottoposti a tutto il campionario di atrocità del dottor morte, vennero uccisi e bolliti, mentre il loro scheletri vennero inviati a Berlino come curiosità.

Gli Ovitz le provarono tutte per restare vivi; improvvisarono degli spettacoli per l’equipe dei loro torturatori, e si fecero anche filmare nudi da Mengele, che inviò il risultato del suo “lavoro” al fuhrer in persona.

Passarono così sette interminabili mesi, tra esperimenti folli e la paura che ogni giorno potesse essere l’ultimo. Ma nel 1945 ,il 27 gennaio, le truppe russe arrivarono nel campo della morte, e per i pochi superstiti, fra i quali i sette fratelli Ovitz, iniziò il lento recupero alla vita. Passarono qualche tempo in Russia, prima di ritornare a casa e ricominciare nell’attività che conoscevano meglio, quella musicale e teatrale. Dopo qualche anno si trasferirono in Israele, dove acquistarono un cinema

I maschi degli Ovitz si sposarono ed ebbero figli, mentre, a causa degli esperimenti ginecologici del dottor morte, le donne rimasero sterili.

La maggiore degli Ovitz, Rozika , morì a 98 anni, nel 1984; il dottor Mengele, che riuscì a sfuggire alla caccia degli alleati, si rifugiò in Sud America, dove visse spostandosi di continuo, per poi annegare, nel 1979, mentre si bagnava su una spiaggia brasiliana.Nel 1985 il suo corpo venne identificato e i successivi esami del Dna, fatti nel 1992, confermarono che il corpo era proprio quello del dottor Mengele.

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