Le autorità iniziarono a schedare gli omosessuali, quindi ci convocarono alla stazione di polizia, invitandoci a collaborare per evitare ritorsioni nei confronti delle nostre famiglie. Quando arrivai, vidi altri omosessuali di mia conoscenza. Erano stati picchiati in modo barbaro. Alcuni di loro avevano tentato di resistere agli interrogatori delle SS, ma erano stati costretti a confessare. Gli avevano strappato le unghie e spezzato le dita; avevano percosso e torturato senza pieta le loro carni. Dopo l'arresto, mi hanno deportato a Schirmeck, un campo di rieducazione in Alsazia dove vennero deportati moltissimi omosessuali. Il comandante del lager di Schirmeck ci mostrò subito il destino a cui saremmo andati incontro, annunciando un'esecuzione pubblica. Il condannato era un ragazzo di diciotto anni di Mulhouse, che conoscevo bene perché eravamo stati insieme. Lo denudarono, gli coprirono la testa con un secchio di metallo, poi le SS gli aizzarono contro i cani lupo, che lo sbranarono vivo.
Pierre Seel, omosessuale sopravvissuto all'Olocausto
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