Olga Benario Prestes è un esempio di coraggio, determinazione e convinzione politica. Ha difeso le sue idee e i suoi ideali dimostrando forza nel drammatico momento storico delle due Guerre mondiali e del Nazismo hitleriano. Nata in una famiglia ebrea tedesca il 12 febbraio 1908, Olga è figlia di una dama dell’alta società di Monaco e di un avvocato socialdemocratico. Vedendo l’esempio del padre, il quale si dedica alle cause degli operai colpiti dalla crisi scoppiata nel Paese, Olga viene in contatto con idee liberali avanzate. A 15 anni, Olga ha già una solida base culturale formata dalla conoscenza e dallo studio dei grandi scrittori e pensatori tedeschi. Allo stesso tempo si avvicina alla Gioventù Comunista, organizzazione politica nella quale inizia a militare attivamente, nonostante il disappunto della madre. La sua attività le permette di avvicinarsi al giovane dirigente Otto Braun, un colto ventitreenne comunista che aveva tuttavia già compiuto esperienze rivoluzionarie durante la fallita sollevazione spartachista del 1919, con il quale andrà a vivere all’età di 16 anni. Per lui, nel 1928 Olga realizza un’impresa straordinaria: insieme ad altri componenti della Gioventù Comunista, armata di pistola, invade la prigione di Moabit per liberarlo. Olga e Otto fuggono subito dopo verso Mosca, dove lei si sottopone a un duro addestramento militare, imparando a usare le armi, ad andare a cavallo, a pilotare aerei e a lanciarsi con il paracadute; tutto ciò le permetterà di fare carriera nel Comintern, guadagnandosi stima e incarichi di rilievo. Il suo impegno nella missione per una società più giusta ed egualitaria la separano però gradualmente da Braun. Nel 1934 Olga è scelta per accompagnare il viaggio di Luiz Carlos Prestes, il brasiliano leader della famosa "Colonna Prestes", per garantirne l’incolumità. In Brasile Prestes, soprannominato "il cavaliere della speranza", si porrà a capo di una rivoluzione con l’intento di diffondere e fortificare il comunismo nel Paese. Per poter attraversare il mondo con il leader brasiliano Olga dovrà farsi passare per sua moglie. I due utilizzeranno passaporti falsi, adottando i nomi di due coniugi portoghesi, Olga Sinek e Pedro Fernández. Durante il viaggio, ciò che all’inizio era solo una messa in scena, diventa realtà: i due s’innamorano. Al loro arrivo in Brasile, si stabiliscono a Rio de Janeiro, per organizzare la rivoluzione. In Brasile, già dalla seconda metà del 1934 un piccolo numero di accademici e di militari aveva tenuto periodiche riunioni a Rio con l'obiettivo di creare un’organizzazione politica in grado di sostenere rivendicazioni di carattere democratico: il risultato fu la fondazione della Aliança Nacional Libertadora (ANL). Il programma di base, pubblicato nel febbraio del 1935, ha come punti principali: la sospensione del debito estero del paese, la nazionalizzazione delle imprese straniere - numerose, in Brasile, specialmente statunitensi e inglesi - la riforma agraria, una politica economica a favore dei piccoli proprietari terrieri e delle medie imprese, l'attuazione delle più ampie libertà democratiche e la costituzione di un nuovo governo che intendesse realizzare questo programma. Durante una manifestazione pubblica era stato proclamato presidente onorario dell'ANL Luis Carlos Prestes - in quel momento ancora in viaggio sotto falso nome - in virtù della popolarità e del prestigio procuratosi alcuni anni prima. Allo scioglimento forzato dell’Alleanza decretato dal presidente/dittatore brasiliano Getúlio Vargas, a Prestes non resta che annunciare un’insurrezione generale guidata dall’ANL, ormai entrata in clandestinità. Tuttavia, dopo l’insuccesso della rivolta e del tentativo di colpo di stato ai danni di Vargas nelle città di Natal, Recife e Rio, Prestes e Benario vengono arrestati e separati. Olga è incinta di sette mesi, ma Vargas, per vendicarsi personalmente nei confronti di Prestes e tentando di avvicinarsi al regime nazista, fa deportare Benario in Germania. Qui Olga viene incarcerata nella prigione femminile di Barnimstrasse. Nel novembre 1936, un anno dopo il tentativo rivoluzionario, nasce la figlia di Olga e Luiz: Anita Leocádia (in onore di Anita Garibaldi e della suocera). Leocádia, madre di Luiz, porta avanti in Europa una tenace campagna per la liberazione del figlio, della nuora e della nipote. Grazie a questa lotta, Anita potrà rimanere con la mamma per 14 mesi e in seguito sarà affidata alla nonna. Nel 1938 Olga viene trasferita nel campo di concentramento di Lichtenburg e l’anno dopo in quello di Ravensbrück, il primo esclusivamente per donne. Le prigioniere erano identificate da un numero e da uno o più triangoli colorati, attaccati sulla giacca della divisa carceraria, che indicavano il motivo della detenzione: Olga porta il triangolo giallo delle ebree e quello nero delle "antisociali". Il lavoro forzato nei lager rappresentava naturalmente un affare per le industrie che ne erano beneficiarie: nel capannone della Siemens installato nel campo si produce materiale bellico, e la giornata lavorativa viene pagata la miserabile somma di 30 centesimi direttamente al Lagerkommand e non alla detenuta. Qui riemergono le grandi capacità direttive di Olga: diviene leader del blocco in cui dorme e tiene lezioni per le altre prigioniere. Con l'inizio della guerra aumenta il numero delle detenute prelevate dai territori conquistati dalla Wehrmacht e nel campo viene aggiunta una sezione maschile. Iniziano anche gli esperimenti condotti dal medico personale di Heinrich Himmler, il dottor Karl Gebhardt: alcune detenute vengono infettate per studiare lo sviluppo delle malattie veneree e del tetano, ad altre si trapiantano arti di altre detenute per poter osservare il fenomeno del rigetto. La "soluzione finale" avrà inizio nel 1942. Le detenute scoprono che le eliminazioni vengono compiute a Bernburg, nel cui ospedale psichiatrico fin dal 1939 erano stati ricavate stanze sotterranee apparentemente simili a bagni collettivi: camere a gas con annesso forno crematorio. Qui, il 23 aprile 1942 Olga è uccisa insieme ad altre 200 prigioniere. Carlos Prestes saprà della morte di Olga il 15 luglio 1945 quando, liberato dal carcere per effetto di un'amnistia promulgata il precedente 18 aprile, torna a Rio da una manifestazione politica tenuta a San Paolo. La notte prima della partenza, sapendo di morire, Olga scrive la sua ultima lettera ai famigliari, che ci è stata conservata: " [...] Cara Anita, amore mio caro, mio Garoto, piango sotto le coperte perché nessuno mi senta, perché oggi sembra che non avrò la forza di sopportare una cosa così terribile. Ed è proprio per questo che mi sforzo di dirvi addio adesso, per non farlo nelle ultime e difficili ore. Dopo questa notte, voglio vivere per il breve futuro che mi resta. Da te ho imparato, caro, cosa significa la forza di volontà, specialmente se emana da fonti come la nostra. Ho lottato per ciò che c'è di più giusto e di più buono e di migliore al mondo. Ti prometto adesso che fino all'ultimo istante non dovrai vergognarti di me. Spero che mi capiate: prepararmi alla morte non vuol dire che mi arrendo, ma che saprò affrontarla quando arriverà [...] Conserverò fino all'ultimo momento la voglia di vivere [...] ".
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