domenica 19 giugno 2011

Aristides de Sousa Mendes

Figlio di Maria Angelina Ribeiro de Abranches e del giudice José de Sousa Mendes, Aristides de Sousa Mendes era nato, con il gemello César, il 19 luglio 1885, a Cabanas de Viriato, nel distretto di Viseu (Portogallo). I due fratelli crebbero insieme e furono educati in una tipica famiglia aristocratica, monarchica, cattolica e conservatrice. Entrambi si laurearono in Diritto e intrapresero la carriera diplomatica. Aristides, a partire dal 1910, svolse funzioni consolari nella Guyana Britannica, a Zanzibar, in Brasile, negli Stati Uniti d’America e in Belgio. Dato che nel frattempo si era anche sposato, i quattordici figli che ebbe dal matrimonio con la moglie Angelina, nacquero un po’ ovunque. Nel 1938 il dittatore Salazar, salito al potere nel 1932, lo nominò console a Bordeaux. Nel 1940, in seguito all’occupazione nazista e alla divisione della Francia, con l’inugurazione del regime di Vichy, numerosi ebrei si rifugiarono a Bordeaux. Nonostante le severe disposizioni, con cui Salazar proibiva alle sedi diplomatiche di rilasciare visti a quanti erano perseguitati dal nazismo, Souza Mendes, dopo un incontro con il rabbino Jacob Kruger, che ebbe su di lui, secondo la testimonianza del figlio Pedro Nuno, un effetto sconvolgente, tanto da costringerlo a letto per tre giorni e tre notti, maturò la decisione di disobbedire al suo governo. La mattina del 16 giugno aprì la porta del suo ufficio e disse: “A partire da adesso rilascerò il visto a tutti, indipendentemente da nazionalità, razza e religione”. In casa disse di aver udito la voce di Dio o della sua coscienza che gli aveva dettato la condotta da tenere: “Solo agendo in questo modo, seguendo la mia coscienza, sarò degno della mia fede di cristiano”. Lavorando ininterrottamente per quattro giorni con il suo amico rabbino, provvide il visto a oltre trentamila ebrei e altri perseguitati dal regime nazista, salvandoli da una sicura deportazione. Salazar, messo al corrente, lo destituì subito dopo. Alla fine della guerra, Sousa Mendes presentò ricorso al Supremo Tribunale Amministrativo e all’Assemblea Nazionale. Ma, inutilmente. Morì, il 3 aprile 1954, disonorato e in povertà, assistito da una nipote, nell’ospedale del Terz’Ordine francescano di Lisbona. Nel 1967 lo Yad Vashem d’Israele lo dichiarò “Giusto tra le Nazioni”, dedicandogli la medaglia con la scritta del Talmud: “Chi salva una vita umana è come se salvasse il mondo intero”. Il Parlamento portoghese lo riabilitò all’unanimità nel 1989, reintegrandolo nel servizio diplomatico. Forse un po’ tardi.

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