Ferenc Vajta era un ``criminale di guerra ungherese, tirapiedi nazista'', ``autore di spietati eccidi di massa''.
Prima della guerra aveva studiato alla Sorbona e si era unito alla loggia Grand Orient, ``specializzata nelle faccende dell'Europa centrale e orientale'' e con vedute filofrancesi. ``È stato protagonista attivo della politica clandestina degli emigrati politici sin dal 1932, quando cominciò a impegnarsi in questi campi per ordine del Ministero degli Affari Esteri ungherese''.
Fu ``uno dei principali propagandisti nazisti nei quotidiani patrocinati dalla Germania''. Inoltre ``aveva lavorato per i servizi segreti ungheresi prima della guerra''. ``Tra il 1941 e il 1944, i governi ungheresi filonazisti avevano inviato spesso Vajta in missioni speciali, anche a Berlino, a Istanbul e in numerosi paesi balcanici che, all'epoca, collaboravano attivamente con i tedeschi''. Nel 1944 fu promosso a Console Generale a Vienna. Tentò poi di giustificare il suo collaborazionismo con la necessità di frenare l'avanzata comunista.
Alla fine della guerra fu ``console ungherese a Vienna, inviato per organizzare il trasloco dell'industria ungherese e stabilire itinerari di fuga per i "profughi". [...] Allestì più di 7.000 vagoni ferroviari carichi di macchinari e di pezzi di fabbriche per raggiungere la Germania occidentale e salvò dai sovietici la grande maggioranza dei borghesi e degli aristocratici ungheresi. I francesi scoprirono presto che Vajta era uno dei pochi uomini a sapere dove fosse stata trasferita l'industria ungherese. I francesi erano disperatamente a corto di soldi per finanziare le operazioni clandestine e il tesoro rubato di Vajta divenne, nel 1945, la principale base finanziaria della ripresa d'interesse per l'Intermarium da parte della Francia''.
Subito dopo la guerra ``fu preso in una retata del CIC e detenuto a Dachau. Fortuna volle che uno dei suoi compagni di prigione fosse il principe ereditario del Siam; un funzionario inglese venne per liberare quest'ultimo, e riconoscendo il nome di Vajta fece uscire anche lui''.
Vajta, infatti, era ``considerato troppo prezioso nelle operazioni di spionaggio da francesi e inglesi, per essere riconsegnato al governo del suo paese''. E infatti nel 1945 ``fu assoldato dal Deuxième Bureau e dall'Alto Comando Francese in Austria''. Lavorò ``per più di due anni sia coi servizi segreti francesi sia con quelli inglesi, organizzando due movimenti clandestini contro i russi''. Sotto la direzione francese prima e inglese poi, fu il principale organizzatore dell'Intermarium.
Il 10 aprile 1947, Vajta fu arrestato a Roma dalle autorità italiane, ``ma il 26 aprile venne rilasciato, malgrado si trovasse sulla lista ufficiale dei criminali di guerra e l'Italia dovesse consegnarlo come tale alle autorità straniere. [...] Il rilascio di Vajta era stato congegnato da Pecorari, segretario generale della Democrazia Cristiana [e vicepresidente dell'Assemblea costituente] e da Insabato, capo del Partito Agrario Italiano''.
In seguito cercò di ottenere l'appoggio degli Stati Uniti all'Intermarium, e nel mese di luglio fu assoldato dal CIC . Aveva ``eccellenti contatti in Vaticano, in Inghilterra, in Francia e in Spagna''. Inoltre ``conosceva personalmente il generale Franco, il ministro degli esteri spagnolo Artajo e il cardinale primate di Spagna'' . Nel 1947, Vajta intraprese un viaggio segreto con Casimir Papee, ``uno straordinario diplomatico polacco [...] presso la Santa Sede dal 1939, [...] un autorevole membro dell'Intermarium [che aveva] collegamenti con i servizi segreti occidentali. [...] Nel corso del loro viaggio i due s'incontrano con funzionari dei servizi segreti inglesi e francesi''.
A seguito di pressioni da parte del governo ungherese, la polizia italiana emise un mandato d'arresto nei confronti di Vajta. Il 3 settembre, al ritorno dal suo viaggio con Papee, l'ungherese fu avvisato ``del suo imminente arresto. [...] Vajta si recò immediatamente a Castelgandolfo, la residenza estiva del Pontefice.'' La mattina del giorno successivo poté tornare impunemente a Roma, grazie alle sue potenti amicizie: ``Alcide De Gasperi, che era anche primo ministro, aveva personalmente garantito per la [sua] salvezza.'' Inoltre egli aveva ottenuto dei documenti falsi, rilasciati dai francesi. A Roma ottenne una breve ospitalità ``presso un padre gesuita ungherese nell'Università Gregoriana Gesuita'', e scappò poi per Livorno con l'agente del CIC Gowen, per poi scappare in Spagna .
Da quell'anno, si mise a lavorare per gli americani al progetto dell'Unione Continentale. Il 16 dicembre '47
arriva a New York ``con un visto emesso dal consolato americano a Madrid e contrassegnato dalla dicitura "Diplomatico"'' (76). Negli USA, Vajta incontrò ``il cardinale Spellmann, il leader gesuita padre La Farge e un gran numero di capi politici emigrati'' allo scopo di ``procurarsi appoggi per l'Unione Continentale''.
La visita di Vajta non passò inosservata, e grazie all'intervento dei due noti giornalisti Drew Pearson e Walter Winchell ``il governo fu sommerso dalla pubblicità negativa'' . ``Vajta fu immediatamente arrestato, e il 3 febbraio 1948 gli ungheresi chiesero la sua estradizione.'' ``Gli americani non volevano restituirlo all'Ungheria'' e finalmente fu ``cacciato dagli Stati Uniti nel febbraio del 1950 [e] dopo il rifiuto da parte di Italia e Spagna di raccoglierlo, andò in Colombia'' .
``Il Vaticano intervenne e fece in modo che la Colombia lo accettasse e che un piccolo collegio cattolico situato laggiù lo impiegasse. Trascorse il resto della sua vita a Bogotà come professore di economia'' .
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