Giorgio Cevoli, nato a Napoli il 18 agosto 1919. Il nome è senz’altro sconosciuto ai più, ma gli è stata conferita la medaglia di “giusto tra le nazioni” per le vite che riuscì a salvare dopo l’8 settembre 1943.
Tenente della guardia di finanza, gli fu affidata la tenenza del paese di Gironico, in provincia di Como, dove ebbe modo di sottrarre diversi ebrei alle mani naziste e quindi a sicura deportazione. Formalmente ufficiale della Repubblica di Salò, in realtà agì in suo contrasto, d’accordo con il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia, che gli suggerì di rimanere al suo posto proprio con questa finalità.
Il 16 aprile 1946 sottoscrisse una relazione sulla sua attività durante la guerra dove dà conto della sua attività. Cito queste poche righe, dove si condensano lo spessore umano e il coraggio di Giorgio Cevoli:
“Riesco a far liberare un ebreo: Bruno Ditz (che ha uno studio pubblicitario in Milano, Portici del Duomo n. 1) da me conosciuto a Madesimo, affermando al comandante tedesco di Chiavenna che la segnalazione pervenuta da Sondrio era falsa in quanto il Ditz, da me conosciuto, non era di razza ebraica. Fornisco dei documenti falsi a tre ebrei, i coniugi Mario e Bice Finzi (attualmente a Monza, Viale XXV Aprile n. 4) e la di loro figlia Claretta, nonché aiuto il loro genero ingegnere Umberto Isman, ebreo (della “S.A. Cromo Cementi” di Milano) in varie occasioni. I primi tre furono da me tenuti nascosti per oltre un anno (a cominciare dall’aprile 1944) a Gironico ove li feci figurare come miei parenti profughi da Roma, assistendoli in tutti i modi dato che le innumerevoli peripezie da essi attraversate, li avevano molto scossi”.
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