mercoledì 17 agosto 2011

Roman Vishniac (1897/1990): I GHETTI DELL'EUROPA ORIENTALE

"Pensai che forse, anni e anni dopo lo sterminio, gli ebrei avrebbero avuto interesse a sapere della vita che era scomparsa, della vita che non esiste piu', e cominciai ad andare da una nazione all'altra, da una citta' a un villaggio..."

Spinto da un presentimento e dall'analisi della storia, nel 1936 Roman Vishniac inizia i suoi viaggi attraverso i ghetti dell'Europa orientale per fotografare un mondo che sapeva sarebbe scomparso.

Direttore di una ditta, appena licenziato, con sua moglie. Varsavia, 1937

"Dopo vent'anni nella stessa ditta, licenziato perché ebreo...Alla fine degli anni Trenta un boicottaggio economico colpi tre milioni e mezzo di ebrei polacchi...L'oppressione e la persecuzione, incoraggiate dal governo e dalla Chiesa cattolica, assunsero le forme piu abiette, tali da rovinare la vita, la salute e il morale dei cittadini ebrei... Dopo aver scattato la fotografia di questa coppia, comprensibilmente preoccupata, li seguii: mi presentai in yiddish e mi informai sulla loro situazione. Il marito mi racconto di essere stato appena licenziato dal suo posto di direttore della ditta in cui lavorava. Il proprietario era stato contento di lui per vent'anni, ma quella mattina in ufficio erano arrivati tre uomini per controllare se ci fossero ebrei tra i dipendenti. Cosi venne immediatamente licenziato, senza compenso e senza alcuna speranza di trovare un altro lavoro. La tranquillita era svanita in un attimo".

Nipote e nonno. Varsavia, 1938

"Cosa sta raccontando la nipote al nonno? Secondo le nuove leggi, la ragazza non puo' piu' ottenere un impiego regolare... A casa i genitori sono demoralizzati. Il nonno ascolta in silenzio. Cosa puo dirle? Dopo la guerra ho avuto notizie di questa famiglia da un superstite: il nonno era morto dopo essere stato catturato dai nazisti, la nipote deportata e uccisa nelle camere a gas. Una vicenda come tante altre. Ma questa fotografia e la sua storia rimarranno anche dopo che me ne saro andato io".


Bambini del cheder (scuola elementare ebraica) a Vrchni Apsa (Rutenia Carpatica), 1937
Il secondo giorno al cheder , Mukacevo (Rutenia Carpatica), 1938
 
Ragazzo che scrive una lettera alla madre, impiegata a Lodz, 1938

Un ragazzo chiede un "ess tog", Varsavia, 1936
 
"Un ragazzo della jeshiva (scuola per lo studio del Talmud) mentre tratta un "ess tog", giorno del pasto. L'uomo accetta di fornirgli la cena tutti i giovedi. La madre, una vedova, aveva mandato il suo unico tesoro, il promettente figliolo, alla famosa jeshiva di via Twarda. Era un alunno molto dotato ed era stato accettato senza che dovesse pagare la retta. Avrebbe anche ricevuto una cena gratuita ogni sabato. Inoltre un balebos (capofamiglia) avrebbe invitato il giovane studente per un altro pasto ogni martedi. Ma due pasti la settimana non erano sufficienti, neanche per il suo piccolo stomaco, e mentre studiava pensava al cibo".


Vendita di mele in via Gesia, Varsavia, 1937

"Via Gesia era una strada del quartiere ebraico sempre piena di traffico, un'arteria importante, lastricata. Per ripararsi dal freddo le massaie avvolgevano stracci logori sui propri corpi denutriti. La venditrice di mele era una donna generosa, disposta ad offrire le sue mele ad ogni bambino. Ma, se nessuno la pagava, cosa avrebbero mangiato i suoi figli? Dopo la guerra, della citta rimaneva solo un deserto di calcinacci: strade, case, persone, tutti inghiottiti da un mostro".

Sara a letto, Varsavia, 1939
 
"Sara dovette restare a letto per tutto l'inverno, perché lo scantinato non era riscaldato. Suo padre le disegnava dei fiori, gli unici della sua infanzia. Molti mi hanno detto di essere rimasti particolarmente colpiti da questa fotografia. Sara aveva dieci anni, e in famiglia era la prediletta. Quando, dopo la guerra, sono tornato sul posto, la casa non c'era piu, e non c'era piu neanche Sara".

Nessun commento:

Posta un commento