Il volo di Rudolf Hess del 10 maggio 1941 in Inghilterra venne effettuato con il consenso di Adolf Hitler. Lo rivela il settimanale ‘Der Spiegel’, che ha esaminato un documento di 28 pagine, scovato negli archivi russi da uno storico tedesco e redatto nel 1948 da Karlheinz Pietsch, ex aiutante di campo di Hess al momento del suo volo. Nel documento e’ scritto che il volo di Hess era stato anche “concordato con gli inglesi” ed aveva come obiettivo di riuscire a porre in atto “con ogni mezzo un’alleanza militare tra Germania ed Inghilterra contro la Russia, o come minimo ottenere la neutralita’ dell’Inghilterra”. Rudolf Hess era il delfino di Adolf Hitler, “der Stellvertreter”. Frequentatore di circoli esoterici, riteneva che esistesse un legame speciale tra Germania e Inghilterra, proprio la nazione che rinnovando la tradizione di splendido isolamento resto’ l’unica in Europa a opporsi al nazismo. Nella ricerca di un interlocutore britannico, Hess trovo’ il Duca di Hamilton, che aveva un castello nella tenuta di Dungavel. Fu da quelle parti che settanta anni fa, verso mezzanotte, Hess si getto’ con il paracadute dopo aver volato per qualche a bordo del suo bimotore Messerschmitt BF 110. Immediatamente dopo la sua cattura, Hess disse di avere un messaggio urgente per il duca, da lui conosciuto alle Olimpiadi di Berlino cinque anni prima e suo amico. Hess fu trasferito, invece, nel carcere di Maryhill, a Glasgow e poi rinchiuso nella Torre di Londra. Il Duca di Hamilton usci’ pulito da tutta la vicenda, anche grazie all’aiuto di Winston Churchill, ma la tesi della sua ignoranza circa l’arrivo del gerarca nazista nel Lanarkshire non ha mai retto del tutto. “Cosa diresti a tua moglie se, improvvisamente, una prostituta ti mettesse le braccia al collo?”, soleva chiede retoricamente per difendersi.
Quanto all’ipotesi di un Hitler inconsapevole del volo, questa si era rivelata fragile anche prima del documento pubblicato su Der Spiegel. Nel 1996 venne fuori una lettera scritta nel giugno del 1941 e destinata al Fuehrer: “Muoio”, scriveva Hess, “nella convinzione che la mia ultima azione sortira’ in qualche modo dei frutti”. Hess non si giustificava per quel aveva fatto, come se Hitler gia’ conoscesse l’obiettivo di un gesto che un invidioso Martin Bormann, che aspirava a succedere a Hess, defini’ dettato dalla “follia”. Al processo di Norimberga Rudolf Hess fu condannato all’ergastolo e dopo la condanna trascorse 40 anni nella prigione-fortezza di Spandau, a Berlino. Nel 1987 Hess si suicido’ all’eta’ di 93 anni, strangolandosi con un cavo elettrico.
Quanto all’ipotesi di un Hitler inconsapevole del volo, questa si era rivelata fragile anche prima del documento pubblicato su Der Spiegel. Nel 1996 venne fuori una lettera scritta nel giugno del 1941 e destinata al Fuehrer: “Muoio”, scriveva Hess, “nella convinzione che la mia ultima azione sortira’ in qualche modo dei frutti”. Hess non si giustificava per quel aveva fatto, come se Hitler gia’ conoscesse l’obiettivo di un gesto che un invidioso Martin Bormann, che aspirava a succedere a Hess, defini’ dettato dalla “follia”. Al processo di Norimberga Rudolf Hess fu condannato all’ergastolo e dopo la condanna trascorse 40 anni nella prigione-fortezza di Spandau, a Berlino. Nel 1987 Hess si suicido’ all’eta’ di 93 anni, strangolandosi con un cavo elettrico.
Nessun commento:
Posta un commento