Storici, giornalisti e persone comuni di ogni nazione, si sono spesso chieste come sia stato possibile che nella Germania degli anni '30 e '40 del secolo scorso, terra che prima della seconda guerra mondiale veniva spesso considerata patria della libertà intellettuale, si sia diffuso in maniera virulenta e nefasta il più feroce antisemitismo che il mondo moderno ricordi.
Come si forma il razzismo, come nasce un odio così forte da portare a rinnegare i più radicati valori umani, progettando sistemi di tortura che riportano l'uomo al rango di bestia feroce?
La verità non è mai tutta bianca o tutta nera: spesso il razzismo è solo un modo conveniente di chiudere gli occhi, nasce a poco a poco, da una serpeggiante vigliaccheria. Nessuno correva per le strade mostrando ai tedeschi il corpo massacrato di un bambino ebreo. Quel bambino veniva prima squalificato dal rango di essere umano, privato dei suoi diritti, con il segno di una infame stella gialla che lo segnava come diverso da tutti. Poi un giorno qualcuno lo portava via, ancora più lontano da occhi non più abituati a guardare, in un semisconosciuto ed isolato campo di concentramento. Infine moriva nella solitudine: fucilato, gassato, di stenti, tutte queste cose, perché milioni di persone sono state assassinate nei campi di concentramento e milioni di volte un innocente ha trovato la morte.
Nel frattempo i soldi degli ebrei deportati, insieme a tutte le loro proprietà, finivano nelle mani di qualcun altro, e il denaro, il vile, sporchissimo denaro, per il quale si compiono le più infami azioni, veniva incamerato da qualcun altro, ovviamente di "razza ariana".
Per perdere i propri diritti basta poco: è sufficiente far parte di una odiata minoranza, e niente fomenta meglio l'odio del ventilare che tutti i mali del mondo siano colpa di qualcuno.
A volte sono gli ebrei, altre i neri, di recente i mussulmani, spessissimo sono le donne, soprattutto se osano rivendicare diritti, nel medioevo erano gli eretici, saltuariamente qualche filosofo finito sul rogo, certe volte interi popoli come gli indiani d'America, massacrati dai "civili" e cristiani coloni, oggi forse sono quei poveri migranti, catturati in mare aperto e spediti in campi profughi, molto simili ai campi concentramento.
Nel 1938, quando Katherine Kressmann Taylor, scrisse il brevissimo racconto "Destinatario sconosciuto", si cominciava appena a percepire quanto stava avvenendo nella Germania di Hitler. Si mormorava di persone sparite improvvisamente e di un regime che puniva chi non mostrava piena fedeltà al dittatore e alle sue idee folli persino con la morte. Le lettere indirizzate agli scomparsi finivano per tornare indietro al mittente, con l'inquietante timbro "Destinatario sconosciuto", segno che ne era stata cancellata ogni traccia.
Il volume è un esempio di brevissimo e molto riuscito romanzo epistolare fra due amici, entrambi di origine tedesca : Max Eisenstein,di religione ebraica , che risiede a San Francisco, negli Stati Uniti, e Martin Schulse, che dopo un soggiorno in America, torna a vivere a Monaco. I due sono mercanti d'arte e nelle prime lettere, datate 1932, sono ancora in un rapporto di viva cordialità, senza l'ombra dell'antisemitismo. Man mano che il tempo passa però, le lettere di Martin cambiano registro, mostrando una sempre maggiore aderenza alle idee naziste. Quando Max chiede aiuto all'amico per proteggere la propria sorella, che ingenuamente viaggia ancora per l'Europa come attrice, incapace di credere alle voci che danno per perduta la libertà in Germania, riceve una inquietante risposta che è sia il tradimento di un amico, sia la misura dell'orrore e della quieta estraniante indifferenza a cui è giunta quella che credeva un tempo la sua nazione. All'impotente Max non resta che cercare misero conforto nell'attuare una gelida, perfetta vendetta, operata attraverso le lettere (che non svelo, ma è davvero d'effetto).
Il racconto, pubblicato per la prima volta sul numero di Settembre-Ottobre del 1938 della rivista "Story,sembra sia ispirato ad una vicenda reale e a lettere autentiche. Dopo le molte favorevoli recensioni,"Destinatario sconosciuto" fu ristampato in volume in 50.000 copie nel 1939, decretando una certa notorietà negli U.S.A. per l'autrice, americana di origini tedesche, che nella vita lavorava come copywriter.
Nel 1995, la rivista Story, in occasione del cinquantesimo anniversario della liberazione degli ebrei dai campi di concentramento, ripubblicò il romanzo, dandogli nuova fama e facendolo tradurre anche in altre lingue. Solo nel 2001, "Destinatario sconosciuto" fu pubblicato anche in Germania.
Nel 2002 fu adattato per il teatro in Israele.
Questo breve racconto ad effetto, spiega in maniera straordinaria come sia facile lasciare irretire da idee vischiosamente abiette, di come sia facile non reagire al male, chiudere la porta di fronte alle proprie inderogabili responsabilità di esseri umani: basta credere di non poter mai far parte di una minoranza. Allo stesso tempo dimostra come in qualunque momento, se lascia che i diritti umani vengano calpestati, tutti possiamo diventare parte proprio di quella perseguitata minoranza.
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