martedì 9 agosto 2011

L'"angelo azzurro" voleva uccidere Hitler

Il piano di Marlene Dietrich come una spy story hollywoodiana



Marlene Dietrich voleva uccidere Adolf Hitler. No, non è il copione di un film, ma la realtà. L'”angelo azzurro” pensò davvero di rientrare in Germania dall'esilio americano con un piano degno di una grandiosa spy story hollywoodiana: sedurre il führer, catturarne la fiducia per poi ucciderlo. A riverarlo è una nuova biografia della diva scritta da Lyn Erhard, al secolo Charlotte Chandler, intitola Marlene, a Personal Biography, in uscita negli Stati Uniti a fine maggio per i tipi di JR Books.

In un estratto del libro apparso su alcuni quotidiani inglesi e tedeschi si ricorda che Hitler era un grande ammiratore della Dietrich e che il ministro della Propaganda, Josef Goebbels, tentò più volte di convincere l'attrice a ritornare a Berlino, con la promessa di coprirla d'oro offrendole una rinnovata e non meno luminosa carriera cinematografica. Un'offerta che l'attrice aveva sempre rifiutato con sdegno, senza peraltro nascondere mai il proprio antinazismo. Anzi, quando gli Stati Uniti entrarono in guerra, fu in prima linea nella propaganda delle obbligazioni di guerra per il sostegno dello sforzo bellico. In un'intervista rilasciata poco prima della morte, nel 1992 ricordò che quando prese la cittadinanza americana, nel 1937, era già a conoscenza dei crimini nazisti e che "la fine del Terzo Reich non era prossima".

Ora la biografia rivela un aspetto finora sconosciuto della vicenda, tratto da una dichiarazione dell'attore hollywoodiano amante della Dietrich, Douglas Fairbanks jr, morto nel 2000. A quanto si apprende, l'attrice tedesca aveva esitato parecchio prima di respingere l'offerta di Goebbels. Ma non per soldi, né per la gloria, che del resto aveva già. "Era una ragazza coraggiosa – raccontò Fairbanks - e sono convinto che era pronta a mettere in gioco la sua vita, se il suo piano avesse avuto qualche possibilità di successo".

L'idea della Dietrich era tanto semplice quanto ardimentosa: accettare l'offerta di Goebbels, ponendo però come condizione un incontro privato con Hitler. Sicura del suo fascino e dell'ammirazione del führer, la diva spiegò al compagno che, una volta rimasta sola con il dittatore nazista, gli avrebbe confessato il suo amore: "Lo implorerei, gli farei pensare che mi struggo per lui, gli direi che lo amo pazzamente. Mi hanno detto che gli piaccio, sono certa che sarebbe d’accordo a vedermi a tu per tu”. Il passo successivo l'avrebbe inevitabilmente condotta nella stanza da letto dove, entrando nuda, la Dietrich avrebbe potuto portare con sé per uccidere Hitler una sola possibile arma: un grosso spillone per capelli.

L'improbabile progetto non si realizzò per obiettive difficoltà, ma nondimeno Fairbanks jr. è convinto che la Dietrich, se avesse potuto, avrebbe portato a compimento il suo disegno anche a rischio della vita per fare la sua parte nella lotta ai nazisti. Un impegno che tuttavia portò avanti come poteva, come star conosciuta in tutto il mondo. Al seguito delle truppe americane, dopo lo sbarco in Normandia, l'attrice si era infatti esibita ripetutamente in spettacoli per i soldati. A conferma di questa sua lotta al Terzo Reich, il regista Billy Wilder, che l'aveva diretta nel 1957 nel film "Testimone d'accusa", spiegò che la Dietrich "era stata al fronte più spesso del generale Eisenhower". Allo stesso Wilder l'attrice aveva confessato: "Se fossi stata al posto di Eva Braun, sarei forse riuscita a levare dalla testa di quell'imbianchino (come l'aveva definito Bertolt Brecht riferendosi alla precedente attività di pittore, ndr) l'idea di quella maledetta guerra".

Insomma, la storia avrebbe potuto avere un esito diverso se alla Dietrich fosse stata data l'opportunità di provare a mettere in pratica il suo piano. E a cambiare il corso degli eventi sarebbe stato in qualche modo il cinema, come immaginato – sia pure con un copione diverso, da Quentin Tarantino in Bastardi senza gloria.

Non sappiamo se dopo questa rivelazione gli storici aggiungeranno un paragrafo al capitolo dedicato ai tentativi di assassinare Hitler, facendoli passare dai 42 finora accertati e documentati a 43. Di sicuro fanno crescere, se possibile, il mito di una donna già molto affascinante e a suo modo misteriosa.

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