Anche cinque milioni di detenuti non-ebrei furono uccisi nell'Olocausto
Chi si aggirava tra le baracche di un campo di sterminio nazista non si imbatteva solo nei detenuti ebrei, contraddistinti da un stella di Davide gialla puntata sulle loro divise grigie a righe nere. Era possibile scorgere decine di altri simboli: stelle e triangoli di vari colori, uno per ogni tipologia di internato.
C’era il triangolo rosso per gli oppositori politici: socialisti, comunisti, anarchici, e democratici antifascisti di tutta Europa, italiani, tedeschi, francesi ma soprattutto polacchi e cecoslovacchi. La loro nazionalità era segnalata con l’aggiunta di una lettera nera sopra al triangolo.
Sempre rosso, ma con il vertice all’insù, era il triangolo per i prigionieri di guerra catturati dalla Wermacht, l’esercito tedesco. I prigionieri di guerra ‘speciali’ erano marchiati invece con un cerchio rosso dentro uno bianco.
Il triangolo marrone distingueva i detenuti rom, quello rosa gli omosessuali, quello blu gli emigranti apolidi, che in realtà erano per la maggior parte rifugiati politici spagnoli non riconosciuti dalla Germania hitleriana in quanto in fuga dal regime fascista dell’alleato Franco.
I testimoni di Geova, che furono tra i primi a promuovere l’obiezione di coscienza alla leva nell’esercito della Germania nazista, erano segnati con un triangolo viola.
Quello nero distingueva i cosiddetti ‘antisociali’, una vasta categoria comprendente malati di mente e disabili (già oggetto del tremendo progetto di ‘eutanasia’ T4), vagabondi, mendicanti, venditori ambulanti, prostitute e lesbiche.
Infine un triangolo verde per i criminali abituali e infine una fascia al braccio con la scritta ‘idiota’ per i ritardati mentali.
Se il prigioniero appartenente a una di queste categorie era anche ebreo, il suo triangolo si sovrapponeva alla stella di Davide gialla.
In tutto, secondo l’autorevole centro studi sull’olocausto Simon Wiesenthal, le vittime non ebree della follia hitleriana furono cinque milioni. Un altro sterminio di cui si parla poco o niente, nonostante le sue tragiche dimensioni.
Terese Pencak Schwartz, una ricercatrice di origini ebraiche, scrive sul sito Olocausto dimenticato dedicato alle vittime non ebree: “Mentre non c’è dubbio che Hitler abbia perseguito le sue politiche di odio nei confronti degli ebrei causando la morte di sei milioni di persone, troppo spesso le vittime non ebree vengono dimenticate. In tutto furono undici milioni le vite preziose perse durante l’olocausto. Sarebbe molto triste dimenticare anche solo una vita. Sarebbe una tragedia dimenticarne cinque milioni”.
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