sabato 6 agosto 2011

La riabilitazione delle schiave bianche

Sepolte e dimenticate o meglio, nemmeno sepolte, a dire il vero. Per quasi un secolo si prostituirono nelle vie delle grandi città di Rio de Janeiro e São Paulo. Giudee nate nell'est europeo, conosciute  genericamente come "polacche", ma erano russe, austriache, tedesche..  ragazze povere, per lo più analfabete e senza dote per potersi sposare. Fuggirono dai loro paesi sotto la minaccia delle ondate di anti-semitismo, senza alcuna prospettiva e finirono per essere reclutate da cafetões – una sorta di protettori/ ruffiani, molti dei quali anch'essi ebrei. Nel 1867, arrivarono  nel porto di Rio  104  “meretrici straniere" : furono le prime ebree ad arrivare nel paese, delle pioniere... In quel periodo il mercato brasiliano era propizio alla prostituzione, perchè c'era una penuria di donne,  la popolazione maschile superava di gran lunga quella femminile. Secondo alcune testimonianze dell'epoca.. un' alluvione di donne dai modi disinibiti, dai bei volti, iniziò a piovere sulle strade più affollate, nei teatrini di bassa categoria,  offrendo spudoratamente "biglietti da visita".

La presenza di donne di origine ebraica nel mondo della prostituzione non solo nelle principali città brasiliane è attestata dalla fine del XIX secolo. Si stima che, fra il 1908 ed il 1930, siano state inviate in Brasile più di 10.000 "polacche", termine che divenne sinonimo di prostituta. Un commercio assai lucroso, organizzato dalla mafia polacca, lo Zwi Migdal. Ingannate da ricchi commercianti, che si proponevano come brav'uomini ben intenzionati, li sposavano. Venivano successiamente convinte a tentare l'avventura di una vita in Brasile e lì iniziava l'incubo. Con la speranza di un futuro migliore, e per fuggire dall'anti-semitismo dilagante, si imbarcavano - nei porti di Genova, Marsiglia od Anversa- per quello che, nel 99% dei casi, sarebbe stato il loro ultimo viaggio. La maggior parte di loro, era obbligata a prostituirsi già sulla nave, durante il viaggio. Il cáften schiavizzava la "moglie" ingannata, obbligandola a vendere il suo corpo. Sbarcate, ormai sverginate, senza un soldo, senza sapere la lingua, non avevano altra alternativa. In porto giungevano signore della buona società che le avvertivano del raggiro, ma non le aiutavano, abbandonandole al loro destino.


Spesso erano delle semplici stanze, con un cortile, al di fuori della quali una fila interminabile di clienti aspettava impaziente il suo turno.. alcuni testimoni descrivono il successo di tali "casinhas- bordèis" dal numero di clienti soddisfatti in un solo giorno. Così lo scrittore ebreo Stephan Zweig, di passaggio a Rio nel 1936, descrive le zone del meretricio - del Mangue e della Lapa : "...Che lungo viaggio, che destino, riunisce queste ebree e queste francesi, fino ad arrivare qui, al prezzo di 3000 reais ( circa tre franchi francesi !).. che scenario ..per la soddisfazione del più banale ed animale dei piaceri rapidi.. raramente ho visto qualcosa di più affascinante di queste quattro strade scintillanti, le cui mura inquetanti servono ad un unico proposito, ed esclusivamento a quello. Alcune donne sono realmente belle..una discreta malinconia appare su tutte loro e per questo l'umiliazione, l'esposizione nelle vetrine, non sembra volgare, commuove più che eccitare.Una visione indimenticabile.." .
Di ruffiani ce ne erano di vario tipo e non erano tutti necessariamente ebrei. Erano personaggi privi di scrupoli, capaci di vendere anche la propria madre pur di guadagnare e sopravvivere. C'erano i francesi, che dominavano le loro "merci" con il terrore e la violenza, arrivando a tagliarle sul viso col rasoio; c'erano gli argentini, più sentimentale e c'erano gli ebrei. La polizia brasiliana tentò di combattere questo scandaloso fenomeno ma finì per spargere ancora di più un sentimento antisemita, perchè le operazioni furono svolte con volontà razzista e discriminatoria. La figura del "giudeo degenere" condusse all'espulsione ed alla persecuzione di gruppi di ebrei che nulla avevano a che fare con il meretricio. Torturate, maltrattare, umiliate e ricattate, le giovani si sottomettevano. L' appartenza alla religione ebraica peggiorava la situazione. Gli ebrei ripudiavano la prostituzione, basandosi su un verso dell'Antico Testamento ("Non ci sarà prostituta fra le figlie di Israele" - Dt 23.17) .. le prostitute venivano condannate al rogo. Vendere il proprio corpo era considerato abominevole, tanto sul piano religioso, quanto su quello morale. Crudelmente, questo passo delle Sacre Scritture veniva utilizzato dai cáftens per ricattare le proprie mogli. Nel timore di essere denunciate alle loro famiglie e gettare così su di loro un grande disonore, soccombevano alla volontà dei loro aguzzini. Alle famiglie si dicevano bugie o si facevano passare per morte. C'era poi chi moriva per davvero, non sopportando tale vita..Non era raro trovare sui quotidiani dell'epoca notizie di ragazze che si suicidavano, bevendo criolina.

Cimitero ebraico di Cubatão ( São Paulo)

Le più intraprendenti invece si ruinirono in società - il cui motto era "Chessed shel eimes" (Vera Carità). Associazioni o fratellanze - fra loro si chiamavano e consideravano sorelle -, che avevano lo scopo di garantire lo svolgimento del culto ebraico - alcune erano molto religiose - loro proibito nelle sinagoghe, svolgevano un ruolo di supporto ed aiuto contro lo Ziw Migadl, ed altro importante aspetto, si occupavano di costruire cimiteri per le consorelle e i loro figli. Le prostitute ebree erano discriminate infatti, non solo in vita, ma anche in morte, tanto che la società giudaica brasiliana dell'epoca, non permetteva loro una degna sepoltura. La maggior parte delle "polacche" venne sepolta in cimiteri appositamente costruiti come il Cimitero Israelita di Inhaúma, a Rio. Qui sono state recuperate e restaurate 797 tombe.


Cimitero giudaico di Inhaùma, Rio de Janeiro 

Era considerate tmeim, impure. Sul settimanale "Yiddish Vochenblat", il Centro Sionista di Rio, il 26 settembre 1924, lanciava l'invito a ricominciare "la vecchia lotta contro alcuni elementi di Rio che, nonostante siano di discendenza giudaica, meritano solo il nostro rifiuto, sotto tutti gli aspetti, poichè gettano vergogna su noi che viviamo in Brasile e gettano disgrazia su tutto il popolo ebreo". E' un pezzo di storia che la comunità giudaica brasiliana non vuole ascoltare e ricordare ed il recupero delle tombe del cimitero delle polacche nel 2007, ha generato polemiche e diviso non poco la comunità. La storica Beatriz Kushnir ha spezzato nel 1996 questo tabù, riscattando la memoria delle prostitute emarginate, nel libro " Ballo in maschera : donne ebree e prostituzione". Ancora prima, nel 1992, Ester Largman si era occupata del fenomeno con un approccio più romanzesco nel suo "Giovani polacche , dalla miseria in Europa alla prostituzione in Brasile".



Il traffico di schiave bianche iniziò a declinare negli anni'40. Gli ebrei erano stati sterminati dai nazisti ed i sopravvissuti erano emigranti di tutt'altro profilo, quello di rifugiati. La storia delle polacche venne sepolta e dimenticata. Tuttavia, ancora oggi, alcune popolari espressioni usate in Brasile le riportano alla memoria. La parola “encrenca” deriva da "ein krenke" (“malattia”, in yiddish), termine che le prostitute usavano quando sospettavano che un cliente avesse una malattia venerea ed il termine "sacanagem" deriva dal loro grido "sacana !" (“Polizia”) all'irruzione della polizia nei bordelli..

Nessun commento:

Posta un commento