mercoledì 10 agosto 2011

Aleksandr Deineka, maestro sovietico della modernità



La storia e la cultura dell'ex Unione Sovietica attraverso le opere del suo principale interprete della pittura realista. Al Palazzo delle Esposizioni di Roma, fino al 1° maggio, è aperta al pubblico la grande monografica dedicata al maestro Aleksandr Deineka, la prima al di fuori dei confini russi. Una retrospettiva curata da Elena Voronovic, Irina Vakar e Matteo Lafranconi, con la quale si è ufficialmente inaugurato il programma di scambio culturale "Italia-Russia 2011".

Oltre ottanta capolavori tra oli su tela, tempere e gouache su carta, mosaici, illustrazioni e disegni per la stampa, alcune splendide sculture in rame e bronzo. Un serie di opere in buona parte provenienti dalla Galleria Statale Tret'jakov, dal Museo Statale Russo di San Pietroburgo e dalla Pinacoteca Statale Aleksandr Deineka di Kursk, attraverso le quali viene ripercorsa l'intera carriera dell'artista, dalla formazione presso gli Atelier Superiori per l'Arte e la Tecnica (i VChUTEMAS) negli anni Venti, alla completa maturazione negli anni Sessanta.

Fin dagli esordi Deineka si presenta come un rappresentante dell'avanguardia radicale. La sua pittura, infatti, appare orientata verso il linguaggio delle masse, con la trattazione di tematiche spiccatamente contemporanee. Dal lavoro nelle fabbriche ("In un reparto di meccanica" del 1925, "Sul cantiere di nuovi reparti" del 1926, "Maglio a vapore nella fabbrica Kolomenskij" del 1929 e "Meccanizziamo Donbass" del 1930) alle attività ginniche ("Sciatori" del 1927, "Ginnastica mattutina" del 1932, "Corsa" del 1932-33, "Portiere" del 1934), senza tralasciare gli avvenimenti politici dell'epoca (emblematico lo "Stato Maggiore dei Bianchi. Interrogatorio" del 1933, dove, accanto a un funzionario dei Bianchi che interroga un prigioniero dei Rossi, oltre ai soldati armati compaiono persino un pope e una prostituta).

Una prima svolta nel pensiero dell'artista si ha all'inizio degli anni Trenta, a seguito di una serie di viaggi che lo porta a visitare alcuni dei maggiori centri culturali europei. Berlino, Parigi, ma soprattutto Roma. Nel 1935 il soggiorno nella capitale italiana lo fa entrare in contatto con un ambiente profondamente diverso da quello moscovita, una realtà nella quale il sacro e il profano, l'antico e il moderno sembrano fondersi tra loro raggiungendo un equilibrio quasi perfetto, a tratti sorprendente. A Roma Deineka dipinge lo "Stadio romano" (1935), la "Piazza romana" (1935) e la "Strada romana" (1935), quest'ultima una delle prime opere in cui l'artista sperimenta la forza del colore come elemento in grado di plasmare le forme.

La visione contemplativa e quasi ingenua nei confronti del progresso scientifico maturata sino ad allora trova una brusca interruzione negli anni Quaranta, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Al giovanissimo "Pioniere" (1934) e ai "Futuri aviatori" (1938) che ammirano gli aerei seduti in riva al mare, si sostituiscono le immagini spettrali della "Regione di Mosca. Novembre 1941" (1941) e quelle ancor più cruente de "La difesa di Sebastopoli" (1942). Simbolo universale dell'atrocità della guerra è "L'asso abbattuto" (1943), un giovane aviatore tedesco immortalato appena un attimo prima di schiantarsi al suolo, nel suo ultimissimo sprazzo di vita: non più un nemico da combattere, ma semplicemente un essere umano, un uomo inerme che va incontro ad un destino tragico e ineluttabile.

L'ultimo ventennio della produzione di Deineka si caratterizza da un lato per un ripensamento dello stile in senso classicista, dall'altro per la tendenza ad andare oltre, sperimentando o riscoprendo diverse tecniche artistiche. Molteplici le applicazioni nel campo del mosaico, della scultura e delle composizioni di grandi dimensioni. Su tutte spiccano la scultura-installazione in rame i "Calciatori" (1955), il mosaico la "Mungitrice" (1962) e i monumentali pannelli per gli spazi pubblici commissionati dal Governo socialista per celebrare la grandezza della nazione sovietica, tra cui gli splendidi mosaici inseriti nei soffitti della stazione della metropolitana di Mosca "Majakovskaja".

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