"Non voglio assolutamente andare negli Stati Uniti e a Hollywood, vorrei restare in Europa"
Intervista al giornale svedese "Svenska Dagbladet", dicembre 1936
Nella primavera del 1940 la rivista cinematografica svizzera Schweizer Film Zeitung propone ai lettori un sondaggio: vengono chiesti il nome dell'attore e dell'attrice preferiti. La Svizzera è in quel periodo un grande consumatore di film, un po' perché manca nel paese quasi del tutto una produzione nazionale, un po' perché, a causa della presenza di più lingue nazionali, vengono proiettati film prodotti in tutto il mondo. La fanno da padrone gli Stati Uniti con il 49% dei film proiettati, seguono la Francia 22%, la Germania 15%, l'Inghilterra 4% e l'Italia 3%. Se tra gli uomini la supremazia di Hollywood è decretata dal fatto che ai primi tre posti troviamo Tyrone Power, Spencer Tracy e Clark Gable, nella lista delle preferenze femminili troviamo al primo posto l'attrice svedese, nonché star della Ufa, Zarah Leander che supera Jeanette MacDonald e Greta Garbo. Bette Davis è all'ottavo posto e bisogna scendere addirittura al sedicesimo per trovare la Dietrich.
Volendo fare la storia con i se (cosa che so dai molti ritenuta assurda): se la Germania e l'Italia non avessero dichiarato guerra agli USA, cosa che potevano benissimo non fare, se si fosse giunti a un armistizio con l'Inghilterra, se gli Stati Uniti non avessero condotto la più grande dittatura mediatica e culturale della storia, Zarah Leander sarebbe divenuta la star cinematografica più famosa del pianeta.
Svedese di nascita, per esattezza è nata a Karlstad nel 1907, comincia la sua carriera a Stoccolma, negli spettacoli di rivista. Il suo nome diviene talmente famoso che è quasi automatico che nel '30 inizi una carriera cinematografica. Dopo 3 film di successo nel suo paese, decide di fare il grande salto e approda a Vienna dove gira Premiere, un film ambientato nel mondo del teatro. Benchè il film abbia qualche pecca nella scelta dei costumi e nella tecnica di ripresa, Zarah dimostra di avere le qualità per divenire una star a livello europeo.
Nel frattempo la Dietrich ha forti attriti con la dirigenza del Partito Nazionalsocialista e decide di lasciare definitivamente la Germania scappando negli USA (cosa che i tedeschi, anche dopo la guerra, non le perdoneranno mai). La UFA, che ormai è diventata la più grande casa di produzione cinematografica europea, cerca una nuova diva di punta per rimpiazzare la Dietrich e la trova proprio nell'attrice svedese. Decide di puntare su di lei e nel '37 esce Zu neuen Ufern (Verso nuove sponde). Non è una grandissima produzione, la UFA non vuole rischiare troppo, ma il tutto è studiato alla perfezione. La voce baritonale della Leander colpisce il pubblico e fa presto dimenticare quelle della Dietrich o della Garbo. Il partner della Leander nel film è Viktor Staal, che nella realtà è suo vicino di casa. I due trascorrono il tempo libero insieme e si parla già di una loro storia d'amore.
Il film è un successo, ma bisogna aspettare la seconda pellicola degli studios di Babelsberg per decretarla definitivamente diva. La Habanera, con il suo esotico kitsch, è un successo senza precedenti: la Leander interpreta una svedese che, in viaggio a Puerto Rico, si innamora di un propietrio terriero e lo sposa. Ma l'uomo si dimostra ben presto il contrario di quello che lei aveva sperato: violento e senza cuore. Così, durante una terribile epidemia scoppiata sull'isola, cercherà di scappare da quell'esotica reclusione insieme al figlio (nella foto a fianco, a cui cerca nel frattempo di dare una cultura europea insegnandogli tra l'altro, tra una canzone e un'altra, concetti a lui sconosciuti come la neve o la crema di nocciole!). Un'indimenticabile baracconata del film è quando la Leander canta Der wind hat mir ein Lied erzählt (Il vento mi ha raccontato una canzone) nel cortile della villa, tra oleandri, agavi e palme, vestita da nobildonna spagnola con addirittura tre tirabaci sulla guancia sinistra.
Nel film Der Blaufuchs (La volpe blu) la Leander strizza l'occhio ai vari capi nazisti più o meno notoriamente omosessuali con la famosa canzone Kann denn Liebe Sunde sein? (Ma l'amore può essere peccato?, il video qui sopra). Con questo film la Leander diviene e rimarrà anche nei decenni seguenti, una delle icone più amate dagli omosessuali tedeschi, nazisti o meno.
Kann denn Liebe Sünde sein? (Ma l'amore può essere peccato?)
Darf es niemand wissen, wenn man sich küßt, (Nessuno deve sapere, quando ci si bacia,)
wenn man einmal alles vergißt, vor Glück? (quando tutto si dimentica, per la felicità?)
Jeder kleine Spießer macht das Leben mir zur Qual, (Ogni piccolo borghese rende la mia vita un tormento)
denn er spricht nur immer von Moral (poiché parla solo e sempre di morale)
Intanto nuovi film vengono prodotti tra alti e bassi e la Leander, insieme agli eserciti tedeschi, sembra avviata ormai al trionfo mondiale. Sarebbe interessante ripercorrere attraverso le canzoni della Leander, la storia di quel periodo: Hitler nel 1940 entra a Parigi e lei canta Merci, mon ami, es war wunderschön (Grazie, amico mio, è stato bellissimo); nel '41 l'Ungheria, paese amico, entra in guerra a fianco della Germania e lei canta Von der Puszta will ich träumen (Voglio sognare la puszta). Poi però le cose cominciano a cambiare.
Nel film Die große Liebe (Il grande amore) del 1942 Zarah Leander è di nuovo con il bel Viktor Staal. Canta due celeberrime canzoni: Ich weiß, es wird einmal ein Wunder gescheh’n (Lo so, succederà un miracolo) e Davon geht die welt nicht unter (Per questo non casca il mondo), canzoni che, mentre si scatena in tutta la sua furia la guerra contro l’Unione Sovietica, acquistano un significato tutto particolare. Non c’è una famiglia (e la mia non era certo un’eccezione) in cui almeno un uomo non sia lontano da casa, in servizio o addirittura al fronte, e queste canzoni riaccendono in ognuno la speranza che possa succedere davvero un miracolo, persino in coloro che ormai dubitano che per sé, per l'Asse, o per la stessa Germania, questa guerra avrà una felice fine.
Nel video qui sopra, Zarah canta Ich weiß, es wird einmal ein Wunder gescheh’n, (Lo so, succederà un miracolo). Le "signorine" che costituiscono il coro e la scena, in realtà sono soldati delle SS della compagnia della guardia di palazzo del Führer e non, come si era detto in un primo momento, semplici soldati tornati dal fronte. Il motivo principale di questa scelta è dato semplicemente dalla strabordante corporatura della Leander (ZDF Dokumentation, Hitler und seine Frauen).
Nel video qui sopra, sempre tratto dal film Il grande amore, Zarah tiene un concerto per le truppe tedesche stazionate a Parigi. Canta Davon geht die welt nicht unter (Per questo non casca il mondo) e nei suoi occhi velati di malinconia sembra emergere il dubbio per l’esito del suo amore per Viktor Staal e quello per le sorti della guerra... Il film, il penultimo prima della fine della guerra, fu il suo più grande successo: venne visto da 27 milioni di spettatori!
Zarah aveva fatto la sua scelta, non solo per la carriera, ma anche ideologica. Rimane a Berlino fino all'autunno del '43, ma la situazione è critica, i bombardamenti sempre più frequenti. Così si trasferisce nella sua tenuta di Lönö, in Svezia. Finisce la guerra, cade il Terzo Reich e anche lei cade in depressione. Ma inaspettatamente nel 1948 arriva dalla Germania la richiesta per un nuovo film. Zarah ormai a causa dell'alcool, più che una donna all'inizio dei quaranta, sembra una cinquantenne. Il film si intitola Gabriela e segue all'incirca le linee dei film anteguerra. Ovviamente non è un successo, ma nemmeno un flop. Si va al cinema a vederla più per nostalgia che per altro, per quella sorta di irrfrenabile attrazione per il kitsch che ha il popolo tedesco. Zarah capisce che il cinema non può più essere il suo centro e riprende la sua carriera nel teatro e nel varietà, con varie tournee e anche con apparizioni televisive. Il suo ultimo film lo gira in Italia nel 1966 per la regia di Luciano Salce Così imparai ad amare le donne, dove Zarah canta un suo vecchio cavallo di battaglia Eine Frau wird erst schön durch die Liebe. Zarah muore nel giugno del 1981: non rinnegherà mai il suo passato e non metterà mai piede negli Stati Uniti.
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