sabato 22 ottobre 2011

Eno Mucchiutti


Eno Mucchiutti, nasce nella Trieste del 1919 con la passione della musica e non per la guerra, in cui si trova coinvolto tragicamente dopo essere stato arruolato: un destino che passa dal conservatorio di Torino dove studia canto e musica ai campi di lavoro dei lager tedeschi. Arrestato e deportato ottiene con la musica i privilegi di un trattamento più umano. Ma la crudeltà della guerra e dei lager non fa distinzioni. Dopo il tentativo di fuga ed un sospetto di appartenenza a movimenti partigiani, viene deportato e nel '44 inizia il suo calvario che lo porta in quattro differenti lager, luoghi dove si provano l'orrore e la crudeltà nazista. In condizioni di lavoro terribili, tutti i giorni con la morte a fianco e provato dalla schiavitu' nelle asfissianti gallerie delle cave di Mauthausen, ritrova la vita con la liberazione nel '45 e riprende con coraggio la sua grande passione per il canto e la musica, esibendosi successivamente accanto ai nomi più illustri della lirica, del calibro del grande Pavarotti e Maria Callas."Il cantante dei lager" raccontato da Marco Coslovich, (studioso di storia contemporanea) riporta alla ribalta, dopo anni di silenzio, la testimonianza della determinazione di un uomo che, nonostante le atrocità subite, vuole fortemente la vita e con la sua voce trasmette il silenzio di coloro che non sono più tornati e che hanno lasciato le speranze di vita nelle fredde lande tra dolore e violenza. Una figura generosa, senza ideologie politiche, vittima solo di scelte politiche inquietanti e razziste.


Il cantante del lager




"I francesi mi invitarono, assieme a Fellner e il gruppo musicale, nei loro uffici. Mi chiamavano "italiano piccolo Gigli". Cantammo e suonammo tutta la sera, ma a un tratto la luce lampeggiò tre volte. Era il segnale proveniente dall'ingresso che era entrato il Lager Fùhrer e che bisognava scappare. Sul momento io non capii. Rimasi fermo e perplesso mentre tutti se la davano a gambe levate. Ricordo ancora che la fisarmonica pendeva da una sedia, la chitarra a terra, così pure il violino. Quella esitazione mi fu fatale." Può la bellezza di una voce o una semplice canzone salvare una vita umana? E quello che è successo al baritono Eno Mucchiutti, deportato politico triestino, che ha vissuto undici mesi tra Dachau, Mauthausen, Melk ed Ebensee. Eno, numero 98748, lavora in condizioni estreme nella cava di Mauthausen, percorre più e più volte la famigerata Totestiege ("scala della morte"), scava, ridotto in schiavitù, nelle asfissianti gallerie di Melk. Ma Eno canta. E canta divinamente. I tedeschi lo vengono a sapere, e questo lo aiuta in diversi frangenti, vista la risaputa passione da parte delle SS tedesche verso la musica, specialmente quella italiana. La musica non gli evita le sofferenze, ma in più di una circostanza gli salva la vita. La sua voce, una volta liberata, ha permesso a Mucchiutti di iniziare una carriera di livello internazionale cantando con moltissimi cantanti di fama mondiale nei principali teatri italiani e internazionali.

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