sabato 1 ottobre 2011

I deportati politici

Deportati al lavoro nel Lager di Dora Mittelbau nello stabilimento sotterraneo dove venivano assemblati i missili V2 (1944). Le reali condizioni di questo lavoro furono la prima causa di morte per i deportati


Tra il 1943 e il 1945 i nazisti organizzarono 123 convogli ferroviari per deportare dall’Italia i prigionieri per motivi politici e razziali verso i campi di concentramento e di sterminio. Oltre ai circa 7.500 ebrei, deportati quasi tutti ad Auschwitz, circa 40 mila persone furono deportate per ragioni politiche: si trattava di uomini e donne catturati da nazisti e da fascisti in seguito ad azioni antipartigiane, a rastrellamenti e agli scioperi antifascisti e antinazisti organizzati dagli operai delle grandi fabbriche del nord Italia nel marzo 1944.

Le destinazioni dei prigionieri politici furono principalmente i Lager di Mauthausen, Dachau, Buchenwald, Flossenbuerg, Ravensbrueck.

I nazisti sfruttarono questi deportati come manodopera schiava e oltre ad impiegarli in durissimi lavori di scavo, sterro, estrazione nelle cave, li appaltavano alle industrie tedesche che, al fine di sfuggire ai bombardamenti alleati, installavano le loro officine in aeree extraurbana, spesso nelle aree circostanti i Lager stessi. Sottoposti a questa attività lavorativa e ad atroci condizioni di vita, i deportati erano destinati alla morte. Dei circa 40 mila deportati politici appena il 10% riuscì a sopravvivere.

Nessun commento:

Posta un commento