Ignorato sistematicamente dagli storici, Jasenovac fu il terzo campo di concentramento per dimensioni, dopo Auschwitz e Buchenwald, di tutta la seconda guerra mondiale (in realtà si trattava di un complesso di 5 campi diversi, tutti collegati fra loro). E' qui che avvenne la maggior parte dei massacri operati dagli Ustasha contro le etnie non croate e non-cattoliche dello Stato Indipendente di Croazia.
Donne e ragazze serbe verso il campo di concentramento
A Jasenovac morirono in tre anni circa settecentomila persone, che furono uccise con una brutalità inimmaginabile (le stime vanno da un minimo di 100.000 a un massimo di 1.000.000, ma la maggior parte degli storici sembra concordare su una cifra di circa 700.000 vittime in tutto). I più fortunati morirono di fame o di stenti, oppure con i liquidi dello stomaco e le intestina congelati dal freddo. Gli altri – uomini donne e bambini, senza differenza alcuna - venivano sgozzati vivi con un coltello speciale, chiamato srbosjek (sotto a sin.), che restava costantemente fisso al polso, oppure venivano affogati, bruciati, decapitati, strangolati con il filo spinato, o uccisi con una speciale mazza di legno (sotto a destra), che gli fracassava il cranio con un colpo alla tempia.
C’erano settimane in cui il fiume Sava era perennemente tinto di rosso, a causa dei cadaveri che vi venivano gettati a migliaia dalla vicina Jasenovac.
A SINISTRA: cavaderi che galleggiano nelle acque del fiume Sava. A DESTRA: Due Ustasha tengono un prigioniero per le braccia, mentre un terzo lo decapita con un'ascia. Gli altri stanno a guardare
Nei campi di Jasenovac e Stara Gradiska morirono circa 8.000 bambini
Poco prima della liberazione, nel 1945, gli Ustasha rasero al suolo Jasenovac, dopo aver riesumato e dato alle fiamme migliaia di cadaveri, nel tentativo di cancellare le orme dell'eccidio commesso.
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