Matricola di Auschwitz n. 4859 e vittima del comunismo
Witold Pilecki, un valente soldato dell'Esercito polacco che si fece internare ad Auschwitz per testimoniare l'orrore, ma fu giustiziato dai sovietici in base a una falsa accusa di collaborazionismo con i tedeschi.
Pilecki, considerato un eroe in Polonia, era un proprietario terriero dalle idee illuminate, che sacrificò la serenità familiare e il benessere economico per combattere i bolscevichi negli anni 1918-1921 e i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il 19 settembre 1940, durante un rastrellamento a Zoliborz, si fece catturare con il nome di Tomasz Serafinski, prigioniero n. 4859. Guidò la Resistenza interna al campo, monitorò le frequenze radio tedesche e tenne i contatti con il Comando dell'esercito clandestino polacco a Varsavia, al quale trasmise un rapporto dettagliato delle atrocità naziste.
Alla fine del conflitto mondiale l'esercito sovietico si insediò saldamente in Polonia. Pilecki partecipò attivamente alla resistenza contro questa seconda occupazione. Allora le sue memorie di Auschwitz divennero anche un antidoto alle falsità che il regime comunista diffondeva sulla Shoah e sulla Resistenza. Per questo fu perseguitato dai sovietici, che lo incarcerarono, lo torturarono barbaramente, gli inflissero la condanna a morte in un processo farsa e infine lo fucilarono il 25 maggio 1948, seppellendone poi il corpo in un luogo segreto.
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