Elisa Springer è nata a Vienna nel 1918 in una famiglia di commercianti ebrei di origine ungherese. Sopravvissuta ai campi di sterminio, nel 1946 si trasferisce in Italia in Manduria in provincia di Taranto fino alla sua morte il 20 settembre 2004.
Elisa Springer aveva ventisei anni quando venne arrestata e deportata ad Auschwitz con il convoglio in partenza da Verona il 2 agosto 1944. Scampata dalla camera a gas per miracolo, Elisa vive e sperimenta tutto l'orrore del più grande campo si sterminio nazista.
Ben presto ridotta a una larva umana, umiliata e offesa, anche nel corso dei successivi trasferimenti a Bergen Belsen, il campo dove morì tra gli altri Anne Frank, e a Theresienstadt, riuscirà a tenere vivo nel suo animo il desiderio di sopravvivere alla distruzione.
La sua forza e una serie di fortunate coincidenze, le consentono di tornare fra i vivi, dapprima nella sua Vienna natale e poi in Italia, dove all'inizio della persecuzione nazista contro gli ebrei d'Europa, spinta dalla madre, aveva cercato rifugio. Da questo momento e per cinquant'anni la sua storia cade nel silenzio assoluto, nessuno sa di lei, conosce il suo dramma, nessuno vede o vuole vedere il numero della marchiatura di Auschwitz che Elisa tiene ben celato sotto un cerotto.
Il mondo avrebbe bisogno della sua voce, della sua sofferenza ma le parole non bastano per raccontare il senso del suo dramma sempre vivo.
La vita di Elisa Springer si normalizza con la nascita di un figlio. In quegli anni è proprio la maternità il segno della riscossa contro i suoi carnefici. Cinquant'anni più tardi proprio suo figlio vuole capire e conoscere la storia di sua madre. Elisa per amore di mamma ritrova la forza e le parole che le sembravano perdute. Unico caso di un silenzio così profondo che si interrompe con il racconto della storia della sua drammatica vita, morte e rinascita, il libro di Elisa Springer (Il silenzio dei vivi) assume il peso di quei testi che sanno parlare agli uomini e alla storia.
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