Nata a Potsdam nel 1901, Margarete Thüring sposò nel 1922 Rafael Buber, figlio del celebre filosofo ebreo Martin Buber. Nel 1925, i due si divisero, e il marito emigrò con le due figlie in Palestina. Margarete, invece, rimase in Europa, entrò nel Partito Comunista tedesco (1926) e decise di dedicarsi completamente all’impegno politico.
Nel 1929 divenne la compagna di Hans Neumann, un importante dirigente del partito che criticò severamente la linea dell’Internazionale comunista (o Comintern). In quegli anni, Mosca insisteva sulla sostanziale equivalenza tra fascismo e socialdemocrazia, giungendo ad affermare che quest’ultima – come la dittatura di Mussolini – in fondo non era altro che una strategia messa in atto dalla borghesia per ritardare e bloccare la rivoluzione. Hans Neumann, al contrario, rendendosi precocemente conto della crescente forza elettorale del movimento nazista, propugnava un’alleanza con i socialdemocratici tedeschi, in modo da sbarrare la strada a Hitler con una grande coalizione di forze antifasciste.
Dopo la vittoria nazista in Germania, l’Internazionale recepì questa proposta e diede vita alle alleanze del Fronte Popolare sia in Francia che in Spagna. Stalin, però, non perdonò il dirigente tedesco che aveva apertamente criticato la linea del Comintern. Pertanto, dopo che Neumann e la sua compagna (nel 1935) avevano cercato asilo in URSS, nell’aprile 1937 lui venne arrestato e immediatamente fucilato.
Il particolare destino di Margarete
Margarete venne arrestata il 19 giugno 1938. Condannata a cinque anni di reclusione, venne condotta nel lager di Karaganda, in Kazachstan. Tuttavia, dopo circa due anni di internamento in GULag, Margarete Buber-Neumann venne consegnata alla Gestapo; una delle clausole del patto di non aggressione siglato tra Molotov e Ribbentrop il 23 agosto 1939, infatti, prevedeva la consegna alla Germania nazista di tutti i comunisti tedeschi imprigionati nei lager sovietici.
In quanto donna, Margarete fu condotta al lager femminile di Ravensbrück, ove incontrò moltissimi problemi a inserirsi nella vita del campo. Le detenute comuniste tedesche, infatti, non prestavano fede al suo racconto, negavano la realtà dei lager e dei crimini sovietici e considerarono la nuova arrivata una nemica di Stalin e del Partito, per non dire una pericolosa provocatrice.
Tra le detenute, Margarete trovò sostegno solo nella straordinaria e (come lei) atipica figura di Milena Jesenka, catturata dai nazisti a Praga nel 1939 e poi deportata a Ravensbrück. Di Milena poi, dopo la guerra, la Buber-Neumann avrebbe scritto un’appassionata biografia uscita nel 1977.
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