domenica 23 ottobre 2011

Il ghetto: luogo di segregazione ed eliminazione degli ebrei


Fu nel corso degli anni che vanno dal 1939 al 1941 che i nazisti attuarono un programma di «emigrazione forzata» degli ebrei verso Est ,vale a dire in quella parte della Polonia che veniva denominata Governatorato generale, che trovò la sua attuazione con l'istituzione dei ghetti. Stessa cosa accadde per i cosiddetti «territori incorporati», vale a dire quelle zone d'Europa che dovevano costituire la Grande Germania. Il primo ghetto di grandi dimensioni fu quello di Lodi, aperto nell'aprile-maggio del 1940, che raggiunse i 200.000 abitanti in un'area di 4,14 chilometri quadrati e una media di circa sei abitanti per vano. Nel novembre del 1940, venne istituito il ghetto di Varsavia, il più grande d'Europa, con 47.000-54.000 ebrei rinchiusi in una superficie di 3,36 chilometri quadrati con una densità di persone per vano variabile da sette a dodici. Altri ghetti di minore ampiezza furono quelli di Cracovia (marzo 1941), Lublino (aprile 194I), Radom, Czestochowa, Kielce (maggio-giugno 1941), Lwow, Bialystok e altri ghetti di minori dimensioni che vennero ad aggiungersi nel 1942 (per esempio Plock). Sebbene la creazione di questi quartieri ebraici chiusi non avesse obbedito ad alcun ordine preciso e nemmeno a un piano generale, essa si attuò in tutte le città con modalità simili. «Gli ebrei - veniva ordinato - come regola generale non devono uscire dal ghetto. I tedeschi e i polacchi, per contro, non devono entrare nel ghetto». Una volta effettuati i trasferimenti, i tedeschi circondavano il quartiere ebraico con un recinto guardato a vista da distaccamenti della Polizia d'ordine. In pratica nel ghetto gli ebrei erano fisicamente prigionieri. Anche nel quartiere ebraico più esteso non percorrevano mai più di qualche minuto di cammino da un muro a un altro muro; continuavano a portare segni di riconoscimento (la stella gialla o il bracciale bianco con la stella di David) e la sera, dopo il coprifuoco, dovevano rimanere chiusi nelle case. Fin dall'inizio il più grave problema dei ghetti fu la fame (infatti i tedeschi non prevedevano per gli ebrei rinchiusi grandi apporti di calorie: da 186 al giorno fino a un massimo di 800-900); l'altro grave problema erano le malattie come il tifo e lo scorbuto, che seminavano migliaia di vittime. Prima che cominciassero le deportazioni di massa, dai ghetti ai campi di sterminio (il ghetto infatti fu visto fin da subito come soluzione provvisoria) molti ebrei erano già morti: 83.000 a Varsavia, 45.000 a Lodi. Nei ghetti, più ancora che nei campi di concentramento e sterminio, i bambini e i ragazzi rappresentavano la popolazione ebraica più esposta alle malattie, alle torture e alla morte. Un ghetto «speciale» fu quello di Terezin, che nei suoi tre anni di vita accolse 140. 000 ebrei. Doveva essere un ghetto modello, da mostrare all' opinione pubblica mondiale, per contrastare le voci sui crimini in corso nei territori occupati dai nazisti. A Terezin (Theresienstadt), in Boemia, i morti furono quasi 40.000, mentre gli altri vennero trasferiti nei campi di sterminio.


Nel 1942 la popolazione di Terezin era di 87.000 abitanti e si dimezzò a causa del tifo. Non è possibile dire con esattezza quanti sono i morti ebrei nel sistema dei ghetti. Il maggiore storico dell'Olocausto, Raul Hilberg, ipotizza un numero di morti pari a 800.000 ebrei tra i quali circa 160.000 bambini e ragazzi.

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