Lontano all'infinito si estendono
grandi prati paludosi.
Non un uccello canta
sugli alberi secchi e cavi.
O terra di afflizione
dove dobbiamo senza sosta zappare,
zappare!
In questo campo cupo e selvaggio,
circondato da mura di ferro,
ci sembra di vivere in gabbia
in mezzo a un grande deserto.
O terra di afflizione ...
Rumore di passi e rumore di armi,
sentinelle giorno e notte
e sangue, grida, lacrime,
la morte per chi fugge.
O terra di afflizione ...
Ma un giorno della nostra vita
la primavera rifiorirà.
Libero allora, o Patria!
Dirò: sei mia.
O terra infine libera
dove potremo rivivere, amare!
O terra infine libera
dove potremo rivivere, amare,
amare.
Il canto Soldati delle paludi fu composto nel 1934 in uno dei primi campi creati nelle paludi, alla frontiera tedesco-olandese, da un detenuto minatore, Johan Esser; fu messo in versi dal poeta Wolfgang Langhoff e musicato da Rudi Goguel, anch'essi prigionieri.
Soldati delle paludi fu cantato già nel 1936 in Spagna dalla Brigata internazionale.
Questo canto è diventato per i deportati di tutti gli altri Paesi l'inno della speranza e, in seguito, del ricordo dei crimini contro l'umanità.
Tratto da: Qui non ci sono bambini. Un'infanzia ad Auschwitz di Thomas Geve - Einaudi 2011 Yad Vashem Publications.
Thomas Geve nasce a Stettino, sulle rive del Baltico, nel 1929. A cinque anni si trasferisce con la madre a Berlino presso i nonni, mentre il padre è costretto a emigrare in Inghilterra. Nel 1943, a poco più di tredici anni, viene deportato ad Auschwitz e in seguito a Gross-Rosen e Buchenwald, dove finalmente, nell'aprile del 1945, irrompe l'esercito alleato che libera gli internati. Geve chiede delle matite e dei fogli con cui fissa in 79 disegni il ricordo della prigionia. Riunitosi al padre, dopo la guerra si trasferisce prima a Londra e poi in Israele, dedicandosi alla carriera di ingegnere civile. Nel 1985 dona i suoi disegni al museo Yad Vashem, il memoriale ufficiale di Israele delle vittime ebree dell'Olocausto, dove vengono raccolti, restaurati e conservati.
Da quei giorni del 1945 Thomas Geve non ha mai più disegnato.
Thomas Geve, nel 1945, nel centro di convalescenza svizzero; ha quindici anni e sta scrivendo a suo padre.
Due dei disegni di Thomas Geve:
Un altro mondo – la porta di Birkenau.
È da questa porta del campo di Birkenau che passavano le vittime.
La cultura ad Auschwitz.
Impiccagione di dodici polacchi, sospettati di aver tentato la fuga.
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