La situazione nel 1944
All’inizio del 1944, vivevano in Ungheria circa 725.000 ebrei, la più grande comunità ancora esistente sul suolo europeo dopo l’annientamento di quelle dell’URSS e della Polonia. Il 19 marzo, temendo che gli ungheresi si sganciassero unilateralmente dal conflitto, Hitler ordinò l’occupazione del Paese; insieme all’esercito, giunsero però a Budapest anche i funzionari dell’Ufficio centrale per la sicurezza del Reich, incaricati di procedere alla deportazione degli ebrei dall’Ungheria. Trattandosi di una missione particolarmente complessa, la responsabilità venne affidata ad Adolf Eichmann in persona, che portò con sé i suoi più esperti collaboratori (Franz Novak, Dieter Wisliceny, Theodor Dannecker e altri). Eichmann era perfettamente al corrente della fuga degli ebrei danesi (ottobre 1943), e quindi si rese conto che la deportazione poteva realizzarsi solo grazie all’assoluta complicità delle forze locali. Inoltre, memore della rivolta del ghetto di Varsavia (aprile-maggio 1943), decise di lasciare per ultima la capitale, dove i problemi avrebbero potuto essere maggiori.
Il 4 aprile 1944, nel corso di una riunione mista, cui parteciparono sia tedeschi che ungheresi, il Paese fu diviso in cinque zone (dalle quali fu però esclusa la capitale, che di fatto era una sesta area, a se stante). Ogni zona corrispondeva a uno o due distretti della gendarmeria magiara, che accettò di partecipare all’operazione mettendo a disposizione 20 000 uomini. Le operazioni di rastrellamento e deportazione avrebbero avuto inizio nelle province orientali: poiché erano le zone più vicine al fronte russo, le evacuazioni furono giustificate con ragioni militari.
La cosiddetta Zona I (Rutenia carpatica e Ungheria nordorientale) fu rastrellata a partire dal 16 aprile: 194.000 ebrei furono catturati e rinchiusi in ghetti e campi di transito. Nei mesi seguenti, la stessa sorte toccò ad altre quattro zone, sicché all’inizio dell’estate solo i 160 000 ebrei della capitale non erano ancora stati internati.
La soluzione finale in Ungheria
Il primo treno per Auschwitz partì il 28 aprile 1944 dal campo di Kistarcsa, vicino a Budapest, con 1800 ebrei. Tra il 15 maggio e il 7 giugno, furono deportati più di 289 000 ebrei dalle Zone I e II. Tra l’11 e il 16 giugno fu la volta dei 50 000 ebrei della Zona III ; i 41 500 israeliti della Zona IV furono evacuati in soli tre giorni, a partire dal 25 giugno. Infine, tra il 4 e l’8 luglio, furono deportati i 55 000 ebrei dalla Zona V. In totale, vennero deportati circa 438 000 ebrei ungheresi, nell’arco di tre mesi. E’ difficile stabilire quanti di questi ebrei furono condotti a Birkenau, e quanti in altri campi del Reich: l’Organizzazione Todt e la Luftwaffe, infatti, chiedevano insistentemente manodopera per le nuove fabbriche sotterranee e dichiararono di aver bisogno di almeno 100 000 operai. Ad Auschwitz, comunque, arrivarono almeno 53 treni, ciascuno dei quali portava circa 3000 ebrei. Per far fronte ad un flusso così imponente di nuovi deportati, il campo fu dotato di una terza rampa ferroviaria: gli ebrei ungheresi (e, più in generale, coloro che arrivarono a partire dal maggio 1944) non sbarcarono più sulla Judenrampe, ma all’interno stesso del campo di Birkenau, mentre una nuova torre di controllo, anch’essa terminata nel maggio del 1944, permetteva sorvegliare dall’alto l’insieme delle operazioni.
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