Il poliziotto disobbediente si chiamava Emilio Cellurale. La legge per lui era una morale clandestina. Il reato e l'insubordinazione un dovere. Cellurale fu commissario di Piesse, di Pubblica sicurezza come si diceva allora, alla questura di Parma su quel declivio letale che furono gli anni Quaranta. La storia stava per scrollarsi di dosso uomini e ideologie come polvere su un tappeto e lui restò in piedi. In equilibrio sul filo sottilissimo della giustizia. E allora chiuse pratiche, insabbiò, inventò scuse. E in due anni, tra il 1943 e il 1945 Cellurale che mise in salvo tanti familiari di partigiani e sottrasse numerosi ebrei dall'abisso che di volta in volta si chiamava Auschwitz, Mauthausen, Ravensbruck.
Perché la Repubblica sociale di Salò non poteva essere lo Stato di un Piesse come Cellurale. Che infatti trafficò, infilò nei cappotti di ebrei e antifascisti false carte d'identità, nascose certificati. Come tanti altri oscuri personaggi di cui a singhiozzi la storia ci restituisce "banali" atti di bene - tutti in fila dietro all'apripista mediaticamente più celebre quale Giorgio "Jorge" Perlasca - Cellurale se ne infischiò non solo della legge ma della morte. Del rischio cioè d'essere scoperto e punito da un fascismo incrudelito e disperato.
Lavorava nell'Ufficio stranieri della questura, Cellurale. E grazie alla sua posizione, maneggiando carte e manovrando fili del destino, riuscì a deviare la sorte di tanti condannati ai campi di sterminio: di nemici di Salò e di ebrei stranieri - in particolare - internati a Tizzano Val Parma dal 1942. A lungo nulla si seppe di questo eroe qualunque dell'antifascismo (di un antifascismo automatico e non ideologico, che chiamava in causa ragioni più profonde della politica mettendo in gioco la fede nella vita e nella dignità umana).
La sua storia rimase sepolta nelle carte d'archivio. Sconosciuta e impensabile. Oggi la vicenda umana del Piesse "ribelle per natura" torna invece alla luce, grazie alla ricerca dell'istituto storico della Resistenza di Parma e alla documentazione conservata in parte della famiglia Cellurale e in parte dall'Archivio del centro di documentazione contemporanea di Milano. Un getto nuovo e fresco nel fiume lento delle commemorazioni di questi giorni, incentrate sul 27 gennaio Giornata della memoria.
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