El Pais: da archivi copia documento che regime cercò di distruggere
(Ansa) – Roma, 20 giu – Il dittatore spagnolo Francisco Franco salvatore di tanti ebrei dall’Olocausto? «Una favola» per il quotidiano El Pais, che sulla scorta di un documento emerso dall’Archivio storico nazionale, svela oggi dei retroscena secondo cui Franco, al contrario, nel 1941 fece censire di nascosto i circa 6.000 ebrei spagnoli e forse consegn• la lista all’amico Hitler. Poi, finita la guerra, caduto il Terzo Reich, il regime cercò di cancellare tutte le prove di quella collaborazione potenziale allo sterminio degli ebrei, cercando di crearsi una verginità di «salvatore di ebrei». Un mito, questo, che ha retto fino a quando una copia del compromettente documento, miracolosamente sopravissuta al repulisti post-bellico, non è stata ritrovata, proveniente dal Governo civile di Saragozza, nell’Archivio storico nazionale dal giornalista ebreo Jacobo Israel Garzon. Il documento, ricostruisce El Pais, è datato 13 maggio 1941, solo sei mesi prima che sulle rive del Wannsee, alle porte di Berlino, i gerarchi del Terzo Reich hitleriano decidessero la nuova strategia della «soluzione finale» per «ottimizzare» e rendere sistematico lo sterminio degli ebrei. Si tratta di una circolare che l’allora capo della Direzione nazionale della sicurezza, Jos‚ Finat, conte di Mayalde, firmò e diramò ai governatori di tutte le province della Spagna, con l’istruzione di inviare al governo centrale le informazioni «sugli israeliti nazionali o stranieri che risiedono nella provincia (…) indicando affiliazioni personali e politico-sociali, mezzi di sussistenza, attività commerciali, situazione attuale, grado di pericolosità e opinione politica». Obiettivo, creare un «Archivio ebraico». Il Pais fa notare come lo scopo evidente del documento non fosse quello di proteggere il regime dal potenziale sovversivo degli ebrei sfuggiti alla persecuzione nazista, che oltretutto entravano direttamente in Portogallo per poi migrare per lo più negli Stati Uniti. Piuttosto si volevano schedare e controllare gli ebrei spagnoli, i sefarditi, che – recita il documento, citato dal giornale – «in virtù del loro adattamento all’ambiente e alla similitudine con il nostro temperamento possono pi— facilmente occultare la loro origine». Secondo il quotidiano un atteggiamento del genere era estraneo anche al tradizionale antisemitismo della Chiesa cattolica spagnola, che pure perseguitò ed espulse gli ebrei in passato, ma per la quale un ebreo convertito al cristianesimo cessa di essere tale. Jos‚ Finat, ricostruisce El Pais, era non solo ammiratore di Hitler, ma amico personale del capo delle Ss Heinrich Himmler. Quest’ultimo, durante la sua visita in Spagna nell’ottobre, fu accompagnato da Finat a vedere una corrida, che lo zelante carnefice di Hitler giudicò, fra l’altro, «spettacolo crudele». La circolare fu emanata da Finat il giorno prima che lasciasse l’incarico per diventare, un mese dopo, ambasciatore della Spagna franchista a Berlino. Lì, dice il giornale, presumibilmente Finat consegn• in seguito la lista dei 6.000 ebrei spagnoli schedati ai gerarchi di Hitler. A salvare dai campi di sterminio i 6.000 ebrei di Spagna, conclude El Pais, fu solo il fatto che la Spagna di Franco, per un complesso di ragioni, decise di non entrare in guerra.
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