Il fascismo ricorse a metodi repressivi e istituì campi di concentramento sia in Italia che nei territori occupati. Accanto a campi di concentramento per militari di nazionalità nemiche, il governo fascista istituì campi di concentramento per civili stranieri di Stati nemici e per italiani ritenuti oppositori politici.
Anche gli ebrei stranieri presenti in Italia furono rinchiusi in campi fascisti, il più noto dei quali si trovava a Ferramonti di Tarsia, in Calabria. La collocazione di questo e altri campi, principalmente nel sud Italia raggiunto dagli Alleati nel 1943, significò la salvezza per i prigionieri che vi erano stati rinchiusi: molti ebrei si sottrassero così alla persecuzione nazista.
Con questo non si deve dimenticare che il regime di Mussolini attivò anche in Italia una politica razzista con le leggi antiebraiche del 1938 e che dal 1943 al 1945 la Repubblica di Salò collaborò attivamente con i nazisti alla deportazione e allo sterminio degli ebrei.
Nell’aprile 1941 gli eserciti italiano e tedesco occuparono la Jugoslavia che venne smembrata: la parte settentrionale della Slovenia venne annessa al Reich e la zona centrale della Dalmazia diventò italiana. Anche in queste zone i fascisti istituirono dei campi di concentramento per civili e la popolazione locale fu oggetto di un acceso razzismo fascista. In questi campi le condizioni di prigionia furono durissime e portarono alla morte migliaia di persone, tra cui molti bambini. Il campo più grande fu quello allestito sull’isola di Arbe (Rab).
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