sabato 9 luglio 2011

PETSCHAUER E LONG: DUE ATLETI VITTIME DEL NAZISMO

Nel nostro paese il 1943 viene ricordato soprattutto per lo sbarco degli Anglo-Americani in Sicilia(10/7), per la caduta e l'arresto di Mussolini(25/7)e per l'armistizio dell'8 settembre, attraverso il quale il governo Badoglio sancì l'alleanza con gli Anglo-Americani. In quello stesso anno la storia di due grandi atleti ebbe un triste epilogo. Attila Petschauer , schermidore ungherese, gareggiò nella squadra olimpica di sciabola, vincendo l'argento nella prova individuale e l'oro in quella a squadre ad Amsterdam 1928. In quest'ultima prova vinse l'oro anche 4 anni dopo(Los Angeles 1932)nei giochi che, visti gli ottimi risultati ottenuti dalla squadra italiana(approfittando dell' assenza di molti campioni europei ottenne la migliore posizione di sempre nel medagliere,2° posto dietro gli U.S.A., ed il record di medaglie vinte, 36 come a Roma '60, con 12 O.,12 A. e 12 B.) soddisfarono pienamente Mussolini, che vedeva nei successi sportivi una delle migliori propagande possibili per il suo regime. Poiché Petschauer era ebreo, fu deportato in un campo di concentramento ucraino dai nazisti. Riconosciuto dal colonnello Kalman Cseh(che gareggiò per l'Ungheria nell'ippica ad Amsterdam 1928), venne trattato peggio degli altri: fu torturato, immerso in acqua gelida e appeso per una notte ad un albero. Morì assiderato diversi giorni dopo, nella notte tra il 19 e il 20 gennaio 1943, per le conseguenze di quell' episodio; risultarono vane le cure dei medici dell'Armata Rossa, che avevano da poco liberato il campo. La follia nazista colpì anche un atleta ariano per un episodio avvenuto alle Olimpiadi di Berlino 1936. L'idea di portare le Olimpiadi in Germania non fu di Hitler(a differenza di Mussolini non vedeva di buon occhio i giochi, considerandoli poco più di un circo)ma del suo esperto di comunicazione, Joseph Gobbels. Egli lo convinse facendogli notare che i giochi erano un'ottima occasione per affermare la superiorità della razza ariana e per fugare ogni perplessità sulla situazione della democrazia tedesca.


Si pilotarono le ispezioni del Cio affinché non risultassero discriminazioni nei riguerdi degli ebrei e così Berlino potè scalzare Barcellona: ciò fece indignare la Spagna che decise di non inviare alcun atleta ed organizzò addirittura un'Olimpiade alternativa, definita "operaia", poi cancellata per lo scoppio della guerra civile. La Germania riuscì ad essere la squadra più forte, battendo nettamente Stati Uniti(2°), Ungheria(3°)ed Italia(4°); l'eroe dell'Olimpiade non fu però un ariano ma un atleta afroamericano, Jesse Owens. L'atleta dell'Alabama, soprannominato "Lampo d'ebano", è considerato uno degli atleti più forti di tutti i tempi per i 4 ori vinti a Berlino(100, 200, 4x100 e salto in lungo, impresa eguagliata sol dal connazionale Carl Lewis, "Il figlio del vento", a Los Angeles'84) e per i 4 record mondiali battuti in 45 minuti all'Università del Michigan il 25 maggio 1935: salto in lungo(durò 25 anni), 220 yard(201 m), 220 yard ostacoli e 100 yard(91 m, record eguagliato); nonostante ottenne questi grandi successi, dovette subire l'ostracismo di Roosvelt, che si rifiutò di riceverlo dopo le Olimpiadi.


Per il salto in lungo la Germania puntava molissimo su Lutz Long, che superò al primo salto la misura di qualificazione(7.15 m). Owens stava invece rischiando l’eliminazione e Long, sospettando che i suoi salti venissero annullati per favorirlo, gli si avvicinò consigliandogli di staccare molto lontano dall’asse di battuta per evitare che i giudici potessero squalificarlo. L’americano ascoltò i suoi suggerimenti e si qualificò per la finale dove i due, diventati subito amici, diedero vita ad una splendida battaglia. Alla fine vinse Owens ed entrò negli spogliatoi a braccetto con Long. La scena non piacque al Fuhrer che, informato anche dell’episodio delle qualificazioni, decise di negargli la mansione di sicurezza dell’esercito(riservata a tutti gli atleti tedeschi); decise anzi di mandarlo in un battaglione d’attacco, che lo vide impegnato in missioni ad alto rischio. Inviato al fronte italiano, iniziò una corrispondenza epistolare con Owens. In una di queste lettere gli chiese di prendersi cura del figlio che la moglie portava in grembo, conscio di non poterlo mai abbracciare. Long morì il 13 luglio 1943, a soli 30 anni, per le ferite riportate nella battaglia di Cassino. Quando Owens venne informato della sua morte ebbe un malore e non riusciva a smettere di piangere. Finita la guerra, tornò in Europa e si prodigò per aiutare la famiglia dell’amico Lutz e per ricordare la grandezza di quest’uomo che ebbe il coraggio di ribellarsi alla follia del nazismo.


Foto 1: Attila Petschauer
Foto 2: Owens e Long. Lutz Long verrà premiato dal Cio con la medaglia al valore e alla sportività Pierre De Coubertin.
Foto 3: Naoto Tajima(a sin.), Jesse Owens(al centro) e Lutz Long(a des.)durante la premiazione del salto in lungo a Berlino 1936.

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