martedì 8 febbraio 2011

La soluzione finale per gli zingari

Con lo scoppio della Guerra, il primo settembre 1939, i nazisti diedero inizio alla soluzione finale, dopo aver sondato diverse soluzioni anche fantasiose, come l'ipotesi di deportare tutti gli ebrei e gli individui indesiderati in Madagascar.


La prima deportazione in massa di zingari, come si desume da una lettera di risposta di Adolf Eichmann indirizzata a Reinhard Heyndrich, avvenne nel maggio del 1940 verso il campo polacco di Nizko. Gli zingari rastrellati furono 2800, convogliati nel centro di raccolta di Hoenhaspoerg, vennero selezionati dall'antropologo dell'équipe di Ritter, Arthur Wirth che ne scartò 22 impropriamente individuati come zingari. Questo fu l'unico errore documentale nella deportazione degli zingari e si presume che quelli trasportati a Nizko venissero fucilati subito dopo l'arrivo al campo.

Agli zingari deportati furono concessi soltanto venti chili di bagagli personali; dovettero abbandonare i gioielli, eccetto le fedi nuziali, e poterono disporre solo di dieci marchi tedeschi in moneta. Le deportazioni subirono un arresto fino al 22 giugno del 1941, data di invasione dell'unione Sovietica. Il 16 dicembre 1942 Heinrich Himmler diede ordine di deportare tutti gli zingari tedeschi e quelli dei territori occupati nel campo di Auchwitz-Birchenau.

Il primo convoglio arrivò a Birchenau attorno al 26 febbraio 1943 mentre le deportazioni dei territori occupati iniziarono intorno al 7 febbraio dello stesso anno. Il campo di Auchwitz-Birchenau aveva una sezione specifica per gli zingari, denominata "zigeneur lager";, che finì per diventare un vero e proprio campo-zingari, noto ai deportati con la sigla BIIe. Era un vero e proprio campo per famiglie, nel senso che i nuclei familiari non venivano divisi e quindi si potevano supporre migliori condizioni di vita, ma il destino degli zingari di BIIe non era assolutamente diverso da quello degli altri deportati di Auschwitz.

Il campo-zingari di Auschwitz fu inoltre teatro degli esperimenti sui gemelli da parte del dottor Mengele, il dottor morte, che selezionò anche duecento zingari Lalleri9 , considerati come esponenti di quella razza zingara pura che i tedeschi intendevano preservare come cimelio di un gruppo etnico estinto.

Nello Zigeunerlager i prigionieri vivevano in condizioni particolari: separati dagli altri prigionieri, gli zingari non erano sottoposti alla selezione iniziale - anche se si sa di alcuni convogli neanche registrati e mandati immediatamente nelle camere a gas-, ma, tatuati e rasati a zero, subito destinati alle loro baracche dove rimanevano con le loro famiglie. Poi nessuno si preoccupava di loro: non avevano l'appello mattutino, non facevano parte dei gruppi di lavoro, le donne potevano addirittura partorire. Una condizione che potrebbe persino sembrare di privilegio, se non fosse che l'abbandono e il disinteresse verso questi internati da parte delle autorità di Auschwitz sottintendeva, in realtà, il loro destino di morte. Per questo gli zingari venivano abbandonati, in condizioni agghiaccianti: la mancanza di cibo, il freddo, le malattie rendevano difficilissima la sopravvivenza. Hermann Langbein, allora medico nell'infermeria del lager, ricorda di aver registrato che l'indice di mortalità dello Zigeunerlager risultava molto più alto che nel resto di Auschwitz. Per questo vi si recò e trovò condizioni orrende: bambini colpiti da una terribile malattia della pelle, causata dalla denutrizione -il noma - uomini e donne moribondi, in stato di abbandono totale, stipati in baracche gelide e senza spazio per muoversi. Langbein ricorda che la sentinella polacca lo condusse anche nel blocco dove stavano le donne in attesa di partorire:

Su un pagliericcio giacciono sei bambini che hanno pochi giorni di vita. Che aspetto hanno! Le membra sono secche e il ventre è gonfio. Nelle brande lì accanto ci sono le madri; occhi esausti e ardenti di febbre. Una canta piano una ninna nanna: "A quella va meglio che a tutte, ha perso la ragione" [...] L'infermiere polacco che ho conosciuto a suo tempo nel lager principale mi porta fuori dalla baracca. Al muro sul retro è annessa una baracchetta di legno che lui apre: è la stanza dei cadaveri. Ho già visto molti cadaveri nel campo di concentramento. Ma qui mi ritraggo spaventato. Una montagna di corpi alta piú di due metri. Quasi tutti bambini, neonati, adolescenti. In cima scorrazzano i topi.

Alla fine, quindi, anche le condizioni particolari dello Zigeunerlager si rivelano per quello che sono, la realtà di un campo di sterminio nazista.

Non si conoscono con precisione le ragioni di questo trattamento particolare. Poco dopo la costruzione dello Zigeunerlager, l'ufficio V dell'Rsha, precisa che solo "per il momento" gli zingari vanno tenuti separati dagli altri prigionieri, per essere poi sottoposti allo stesso trattamento riservato agli ebrei. Si possono fare delle ipotesi tra le quali la più accreditata è che si trattasse di un progetto di sperimentazione - analogamente al caso del lager per famiglie del ghetto di Theresienstadt - per capire cosa si potesse fare di altri gruppi razzialmente simili qualora fosse continuata l'occupazione tedesca. Tale ipotesi è anche suffragata dal fatto che, come abbiamo visto, gli zingari di Auschwitz erano tra le principali vittime degli esperimenti medici e di sterilizzazione. Altre supposizioni che sono state fatte: il campo serviva a mantenere negli zingari l'illusione della sopravvivenza e ad evitare, così, ribellioni; venivano tenuti lontani dagli altri prigionieri che non volevano gli zingari; le vicende della guerra avevano lasciato aperto il problema; le camere a gas erano sempre impegnate nell'eliminazione degli ebrei. La Novitch suppone che gli zingari fossero lasciati in vita a beneficio di eventuali ispezioni della Croce rossa nel lager e anche perché il loro sterminio coinvolgeva molti zingari assimilati i cui congiunti erano ancora liberi. In ogni caso, tutti questi fatti descrivono più le conseguenze che le cause della deportazione. Il loro destino di morte non può essere messo in dubbio.

La storia dello Zigeunerlager termina la notte tra il 31 luglio e il 1° agosto 1944, quando tutti gli zingari ancora in vita vengono uccisi nelle camere a gas e poi bruciati nei forni crematori. Erano oltre 3.000 persone, forse anche 4.000. Anche i motivi dell'ordine di annientamento non si conoscono. Ma, anche in questo caso, si possono fare delle supposizioni: la fine del lager BIIe avviene quando è registrato l'arrivo di un grosso convoglio di ebrei ungheresi abili al lavoro; il fronte russo si avvicina e l'apparato di sterminio viene potenziato al massimo; i convogli arrivano soprattutto ad Auschwitz, ma insieme avanzano gli alleati. Insomma, la fine dello Zigeunerlager viene probabilmente decisa quando alla teoria razziale si sovrappone la prassi inclemente della guerra e i nazisti necessitano del massimo di manodopera, ma vogliono contemporaneamente arrivare alla "soluzione finale" nel più breve tempo possibile.

Non si sa esattamente nemmeno chi abbia dato l'ordine dello sterminio: Höss, comandante di Auschwitz, dice di averlo ricevuto da Himmler dopo una visita del Reichsführer delle Ss nel campo, ma le date non coincidono. È molto probabile che sia stato Höss stesso a decretarne la fine, ovviamente in accordo con le alte gerarchie del Reich.

Le selezioni iniziarono nell'aprile del 1944 (alcuni zingari abili al lavoro vennero mandati a Ravensbrück, Buchenwald e Flossenberg) e continuarono fino al giorno prima della gasazione finale.

Alle 20 del 31 luglio gli zingari vennero caricati su camion e trasportati nelle camere a gas: nessuno si salvò, in quella terribile notte. Racconta un medico ebreo prigioniero ad Auschwitz:

L'ora dell'annientamento è suonata anche per i 4.500 detenuti del campo zingaro. La procedura è stata la stessa applicata per il campo ceco. Prima di tutto divieto di uscire dalle baracche. Poi le Ss e i cani poliziotto hanno cacciato gli zingari dalle baracche e li hanno fatti allineare. Hanno distribuito a ciascuno le razioni di pane e i salamini. Una razione per tre giorni. Hanno detto loro che li portavano in un altro campo [...] Il blocco degli zingari sempre così rumoroso, s'è fatto muto e deserto. Si ode solo il fruscio dei fili spinati e porte e finestre lasciate aperte che sbattono di continuo.

Molti dei sopravvissuti ad Auschwitz ricordano quella notte con parole di angoscia terribile, e, in particolare, si soffermano sulla descrizione agghiacciante della ribellione degli zingari al loro terribile destino: "Le Ss - scrive Langbein - dovettero fare uso di tutta la loro brutalità. Alcuni, che cercavano di far salire gli zingari sui carri, non ci riuscirono". Langbein riporta anche la testimonianza dell'infermiera Steinberg che, pochi mesi prima, aveva ricevuto istruzioni per la compilazione di un elenco di tutti gli zingari ancora nel blocco: "Udimmo urla [...] Il tutto durò parecchie ore. Ad un certo punto venne da me un ufficiale delle Ss che non conoscevo a dettarmi una lettera che diceva "Trattamento speciale eseguito". Quando si fece giorno nel campo non era rimasto un solo zingaro".

Ma la testimonianza più preziosa, in tempi di revisionismi e negazioni della storia, risulta quella di Höss, comandante di Auschwitz, preziosa perché diventa ammissione di fatti proprio da parte di un nazista: "Non fu facile mandarli alle camere a gas. Personalmente non vi assistetti, ma Schwarzhuber mi disse che, fino ad allora, nessuna operazione di sterminio era stata così difficile".

Nel gennaio del 1945 gli zingari rimasti ad Auschwitz erano pochissimi: all'appello del 17 gennaio risposero solo quattro uomini.

L'olocausto zingaro aveva fatto oltre 500.000 vittime. Ma Rom e Sinti subirono inaudite violenze anche nei territori occupato dai nazisti, soprattutto ad opera delle truppe di appoggio degli Ustascia, croati di Ante Pavelic e dei collaborazionisti cecoslovacchi dei nazisti.

Il "Porrajmos"; conta anche vittime e testimoni italiani come il partigiano Taro, uno zingaro sinto pluridecorato con la medaglia d'argento al valor militare. Nato nel 1927, Amilcare Debar aderì giovanissimo alle brigate Garibaldi, assumendo il nome di battaglia di Taro. Rastrellato dai nazisti nel 1944, fu deportato a Mathausen ed Auschwitz e liberato dagli Alleati nel 1945. Attualmente egli vive nel campo nomadi di Cuneo.

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La soluzione finale per gli zingariCon lo scoppio della Guerra, il primo settembre 1939, i nazisti diedero inizio alla soluzione finale, dopo aver sondato diverse soluzioni anche fantasiose, come l'ipotesi di deportare tutti gli ebrei e gli individui indesiderati in Madagascar.

La prima deportazione in massa di zingari, come si desume da una lettera di risposta di Adolf Eichmann indirizzata a Reinhard Heyndrich, avvenne nel maggio del 1940 verso il campo polacco di Nizko. Gli zingari rastrellati furono 2800, convogliati nel centro di raccolta di Hoenhaspoerg, vennero selezionati dall'antropologo dell'équipe di Ritter, Arthur Wirth che ne scartò 22 impropriamente individuati come zingari. Questo fu l'unico errore documentale nella deportazione degli zingari e si presume che quelli trasportati a Nizko venissero fucilati subito dopo l'arrivo al campo.

Agli zingari deportati furono concessi soltanto venti chili di bagagli personali; dovettero abbandonare i gioielli, eccetto le fedi nuziali, e poterono disporre solo di dieci marchi tedeschi in moneta. Le deportazioni subirono un arresto fino al 22 giugno del 1941, data di invasione dell'unione Sovietica. Il 16 dicembre 1942 Heinrich Himmler diede ordine di deportare tutti gli zingari tedeschi e quelli dei territori occupati nel campo di Auchwitz-Birchenau.

Il primo convoglio arrivò a Birchenau attorno al 26 febbraio 1943 mentre le deportazioni dei territori occupati iniziarono intorno al 7 febbraio dello stesso anno. Il campo di Auchwitz-Birchenau aveva una sezione specifica per gli zingari, denominata "zigeneur lager";, che finì per diventare un vero e proprio campo-zingari, noto ai deportati con la sigla BIIe. Era un vero e proprio campo per famiglie, nel senso che i nuclei familiari non venivano divisi e quindi si potevano supporre migliori condizioni di vita, ma il destino degli zingari di BIIe non era assolutamente diverso da quello degli altri deportati di Auschwitz.

Il campo-zingari di Auschwitz fu inoltre teatro degli esperimenti sui gemelli da parte del dottor Mengele, il dottor morte, che selezionò anche duecento zingari Lalleri9 , considerati come esponenti di quella razza zingara pura che i tedeschi intendevano preservare come cimelio di un gruppo etnico estinto.

Nello Zigeunerlager i prigionieri vivevano in condizioni particolari: separati dagli altri prigionieri, gli zingari non erano sottoposti alla selezione iniziale - anche se si sa di alcuni convogli neanche registrati e mandati immediatamente nelle camere a gas-, ma, tatuati e rasati a zero, subito destinati alle loro baracche dove rimanevano con le loro famiglie. Poi nessuno si preoccupava di loro: non avevano l'appello mattutino, non facevano parte dei gruppi di lavoro, le donne potevano addirittura partorire. Una condizione che potrebbe persino sembrare di privilegio, se non fosse che l'abbandono e il disinteresse verso questi internati da parte delle autorità di Auschwitz sottintendeva, in realtà, il loro destino di morte. Per questo gli zingari venivano abbandonati, in condizioni agghiaccianti: la mancanza di cibo, il freddo, le malattie rendevano difficilissima la sopravvivenza. Hermann Langbein, allora medico nell'infermeria del lager, ricorda di aver registrato che l'indice di mortalità dello Zigeunerlager risultava molto più alto che nel resto di Auschwitz. Per questo vi si recò e trovò condizioni orrende: bambini colpiti da una terribile malattia della pelle, causata dalla denutrizione -il noma - uomini e donne moribondi, in stato di abbandono totale, stipati in baracche gelide e senza spazio per muoversi. Langbein ricorda che la sentinella polacca lo condusse anche nel blocco dove stavano le donne in attesa di partorire:

Su un pagliericcio giacciono sei bambini che hanno pochi giorni di vita. Che aspetto hanno! Le membra sono secche e il ventre è gonfio. Nelle brande lì accanto ci sono le madri; occhi esausti e ardenti di febbre. Una canta piano una ninna nanna: "A quella va meglio che a tutte, ha perso la ragione" [...] L'infermiere polacco che ho conosciuto a suo tempo nel lager principale mi porta fuori dalla baracca. Al muro sul retro è annessa una baracchetta di legno che lui apre: è la stanza dei cadaveri. Ho già visto molti cadaveri nel campo di concentramento. Ma qui mi ritraggo spaventato. Una montagna di corpi alta piú di due metri. Quasi tutti bambini, neonati, adolescenti. In cima scorrazzano i topi.

Alla fine, quindi, anche le condizioni particolari dello Zigeunerlager si rivelano per quello che sono, la realtà di un campo di sterminio nazista.

Non si conoscono con precisione le ragioni di questo trattamento particolare. Poco dopo la costruzione dello Zigeunerlager, l'ufficio V dell'Rsha, precisa che solo "per il momento" gli zingari vanno tenuti separati dagli altri prigionieri, per essere poi sottoposti allo stesso trattamento riservato agli ebrei. Si possono fare delle ipotesi tra le quali la più accreditata è che si trattasse di un progetto di sperimentazione - analogamente al caso del lager per famiglie del ghetto di Theresienstadt - per capire cosa si potesse fare di altri gruppi razzialmente simili qualora fosse continuata l'occupazione tedesca. Tale ipotesi è anche suffragata dal fatto che, come abbiamo visto, gli zingari di Auschwitz erano tra le principali vittime degli esperimenti medici e di sterilizzazione. Altre supposizioni che sono state fatte: il campo serviva a mantenere negli zingari l'illusione della sopravvivenza e ad evitare, così, ribellioni; venivano tenuti lontani dagli altri prigionieri che non volevano gli zingari; le vicende della guerra avevano lasciato aperto il problema; le camere a gas erano sempre impegnate nell'eliminazione degli ebrei. La Novitch suppone che gli zingari fossero lasciati in vita a beneficio di eventuali ispezioni della Croce rossa nel lager e anche perché il loro sterminio coinvolgeva molti zingari assimilati i cui congiunti erano ancora liberi. In ogni caso, tutti questi fatti descrivono più le conseguenze che le cause della deportazione. Il loro destino di morte non può essere messo in dubbio.

La storia dello Zigeunerlager termina la notte tra il 31 luglio e il 1° agosto 1944, quando tutti gli zingari ancora in vita vengono uccisi nelle camere a gas e poi bruciati nei forni crematori. Erano oltre 3.000 persone, forse anche 4.000. Anche i motivi dell'ordine di annientamento non si conoscono. Ma, anche in questo caso, si possono fare delle supposizioni: la fine del lager BIIe avviene quando è registrato l'arrivo di un grosso convoglio di ebrei ungheresi abili al lavoro; il fronte russo si avvicina e l'apparato di sterminio viene potenziato al massimo; i convogli arrivano soprattutto ad Auschwitz, ma insieme avanzano gli alleati. Insomma, la fine dello Zigeunerlager viene probabilmente decisa quando alla teoria razziale si sovrappone la prassi inclemente della guerra e i nazisti necessitano del massimo di manodopera, ma vogliono contemporaneamente arrivare alla "soluzione finale" nel più breve tempo possibile.

Non si sa esattamente nemmeno chi abbia dato l'ordine dello sterminio: Höss, comandante di Auschwitz, dice di averlo ricevuto da Himmler dopo una visita del Reichsführer delle Ss nel campo, ma le date non coincidono. È molto probabile che sia stato Höss stesso a decretarne la fine, ovviamente in accordo con le alte gerarchie del Reich.

Le selezioni iniziarono nell'aprile del 1944 (alcuni zingari abili al lavoro vennero mandati a Ravensbrück, Buchenwald e Flossenberg) e continuarono fino al giorno prima della gasazione finale.

Alle 20 del 31 luglio gli zingari vennero caricati su camion e trasportati nelle camere a gas: nessuno si salvò, in quella terribile notte. Racconta un medico ebreo prigioniero ad Auschwitz:

L'ora dell'annientamento è suonata anche per i 4.500 detenuti del campo zingaro. La procedura è stata la stessa applicata per il campo ceco. Prima di tutto divieto di uscire dalle baracche. Poi le Ss e i cani poliziotto hanno cacciato gli zingari dalle baracche e li hanno fatti allineare. Hanno distribuito a ciascuno le razioni di pane e i salamini. Una razione per tre giorni. Hanno detto loro che li portavano in un altro campo [...] Il blocco degli zingari sempre così rumoroso, s'è fatto muto e deserto. Si ode solo il fruscio dei fili spinati e porte e finestre lasciate aperte che sbattono di continuo.

Molti dei sopravvissuti ad Auschwitz ricordano quella notte con parole di angoscia terribile, e, in particolare, si soffermano sulla descrizione agghiacciante della ribellione degli zingari al loro terribile destino: "Le Ss - scrive Langbein - dovettero fare uso di tutta la loro brutalità. Alcuni, che cercavano di far salire gli zingari sui carri, non ci riuscirono". Langbein riporta anche la testimonianza dell'infermiera Steinberg che, pochi mesi prima, aveva ricevuto istruzioni per la compilazione di un elenco di tutti gli zingari ancora nel blocco: "Udimmo urla [...] Il tutto durò parecchie ore. Ad un certo punto venne da me un ufficiale delle Ss che non conoscevo a dettarmi una lettera che diceva "Trattamento speciale eseguito". Quando si fece giorno nel campo non era rimasto un solo zingaro".

Ma la testimonianza più preziosa, in tempi di revisionismi e negazioni della storia, risulta quella di Höss, comandante di Auschwitz, preziosa perché diventa ammissione di fatti proprio da parte di un nazista: "Non fu facile mandarli alle camere a gas. Personalmente non vi assistetti, ma Schwarzhuber mi disse che, fino ad allora, nessuna operazione di sterminio era stata così difficile".

Nel gennaio del 1945 gli zingari rimasti ad Auschwitz erano pochissimi: all'appello del 17 gennaio risposero solo quattro uomini.

L'olocausto zingaro aveva fatto oltre 500.000 vittime. Ma Rom e Sinti subirono inaudite violenze anche nei territori occupato dai nazisti, soprattutto ad opera delle truppe di appoggio degli Ustascia, croati di Ante Pavelic e dei collaborazionisti cecoslovacchi dei nazisti.

Il "Porrajmos"; conta anche vittime e testimoni italiani come il partigiano Taro, uno zingaro sinto pluridecorato con la medaglia d'argento al valor militare. Nato nel 1927, Amilcare Debar aderì giovanissimo alle brigate Garibaldi, assumendo il nome di battaglia di Taro. Rastrellato dai nazisti nel 1944, fu deportato a Mathausen ed Auschwitz e liberato dagli Alleati nel 1945. Attualmente egli vive nel campo nomadi di Cuneo.

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