mercoledì 9 febbraio 2011

Gli esperimenti "medici" nei campi di concentramento nazisti - Esperimenti di sterilizzazione

L'ideologia nazista pose la politica demografica al centro della sua visione del mondo. Demografia per il nazismo significava un doppio concetto operativo: favorire l'aumento della popolazione tedesca da un lato e, dall'altro... creare, le premesse per una costante diminuzione delle nascite delle popolazioni "subumane" (slavi, zingari e, ovviamente, ebrei). Riuscire a trovare una metodologia di sterilizzazione pratica e applicabile su grandi masse di persone, divenne un obiettivo prioritario della ricerca medica tedesca.


Già prima della guerra nel più ampio piano di "igiene razziale" era stata varata la "Legge sulla Sterilizzazione" (14 aprile 1933) che aveva condotto alla sterilizzazione di circa 400.000 cittadini tedeschi. Il programma era costato allo stato nazista 14 milioni di Reichsmark (cinque milioni di dollari attuali) ed era stato condotto attraverso sterilizzazioni chirurgiche (legamento delle tube per le donne, vasectomia per gli uomini).

Il costo sopportato dallo Stato apparve estremamente pesante e già tra il 1935 ed il 1936 si era ricorso a sistemi alternativi come la scarificazione delle tube e l'uso dei raggi X.

Queste tecniche erano comunque ben lungi dall'essere perfezionate e presentavano tassi di mortalità troppo elevati. Sterilizzare popolazioni intere attraverso sistemi chirurgici appariva non solo economicamente insostenibile ma anche troppo lungo in termini temporali. L'opportunità di disporre nei campi di concentramento di un larghissimo numero di cavie umane diede il via ad una corsa per sperimentare i metodi alternativi alla chirurgia più assurdi e letali.

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