domenica 8 luglio 2012

Gli internati a Fiesso Umbertiano

La famiglia Schloss


Il nucleo familiare degli SCHLOSS proviene dalla Germania, è di nazionalità tedesca ed è composto dal padre, Hermann, figlio di Bernard e di Teresa Hirschberg, nato a Norimberga, in Baviera, il 19 agosto 1884; dalla madre, Lilli Sander detta Babette, figlia di Alfredo e di Emma Kahn, nata ad Augusta, in Baviera, il 13 marzo 1892; e da un unico figlio, Hans Werner, nato a Francoforte sul Meno, in Assia, il 26 novembre 1921.


Fuggono dalla Germania nel 1938, probabilmente usufruendo degli ultimi permessi di emigrazione di cui possono ancora avvalersi gli ebrei sotto il nazismo.

Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, il 10 giugno 1940, gli Schloss subiscono le conseguenze delle Leggi razziali promulgate dal fascismo nel 1938 e da Milano, loro prima tappa in Italia, vengono internati nel più grande campo di concentramento italiano, a Ferramonti di Tarsia, in provincia di Cosenza, il 9 agosto 1941.

Dal campo di concentramento calabrese vengono trasferiti al domicilio coatto presso il Comune di Fiesso Umbertiano il 28 novembre del 1941, dopo che il Podestà aveva tentato di dissuadere la Prefettura lamentando la mancanza di alloggi.

La famiglia Schloss è in condizioni di indigenza, il padre ha diversi problemi fisici e richiede spese mediche che assorbono il modesto sussidio concesso dal ministero, così vivono in un appartamento in cui anche gli arredi sono forniti dal Comune.
Nel 1942 gli Schloss iniziano a percepire la diaria, quel sussidio giornaliero che lo Stato paga agli internati per la sopravvivenza, 8 lire per ogni uomo adulto, 5 lire per ogni donna, 3 per ogni bambino e 4 per ogni figlio adulto che conviva con il nucleo familiare di appartenenza, anche se Werner, diventato maggiorenne il 26 novembre 1941, avendo compiuto i 21 anni, dovrebbe avere diritto al sussidio da adulto, la diaria così modificata non arriva, nonostante la richiesta venga ripresentata più volte, il 4 dicembre 1942 e ancora il 21 gennaio 1943.


Fortunatamente, Werner riesce a ottenere il permesso di poter lavorare, richiesta inoltrata il 23 luglio 1942 ed esaudita il giorno dopo. Così dal 24 luglio 1942 inizia a fare il levigatore di piastrelle in una ditta del paese. L’autorizzazione al lavoro rispetta le disposizioni emanate dal questore Lazio che il 14 luglio 1942 comunica a tutte le Province di autorizzare che gli internati ebrei lavorino “purché ciò non danneggi la mano d’opera locale” e senza superarne il salario, “onde evitare che i predetti trascorrano nell’ozio il periodo di confino o dell’internamento…”.

Intanto gli Schloss si sono trasferiti dalle due stanze in centro di Fiesso Umbertiano alla campagna circostante, e sono alloggiati presso la casa colonica della famiglia Bombonati.

Il nucleo familiare dei Bombonati è composto da due fratelli, Mario e Aldo, e dalla moglie di uno dei due. Gli Schloss e i Bombonati diventano amici e quei mesi trascorsi insieme sono di serenità per gli Schloss, che nel frattempo cercano di far avere loro notizie e chiedere aiuto a qualche parente lontano.

Attraverso la Croce Rossa, Lilli Sander riceve una lettera del fratello dall’Ohio, ma riesce solo a comunicare che sono in buone condizioni e nient’altro (settembre del 1942).

Dopo il fatidico 8 settembre la famiglia non fugge, non ha evidentemente la percezione del pericolo e così, un paio di mesi dopo, ’8 dicembre 1943, Hermann, Lilli e Werner Schloss vengono arrestati e portati nelle carceri di Rovigo, dove rimangono fino al 22 giugno del '44.

In carcere, Werner si presta a fare da scrivano per i compagni che non sanno scrivere in italiano, e la sua calligrafia dà voce alle parole di tutti. Lui stesso intraprende una corrispondenza con Mario Bombonati, e nelle sue lettere leggiamo che domanda i sandali, del cibo semplice, pagnotte, cipolline, formaggio, qualche indumento, le poche cose che i fratelli Bombonati potevano racimolare per aiutare quanto possibile l’amico incarcerato e anche gli altri.


Il 25 giugno 1944 Werner scrive per l’ultima volta ai Bombonati: la lettera arriva dal campo di concentramento di Fossoli, vicino a Carpi, in Emilia: “Tra poco partiremo per ignota destinazione…” , Werner e i suoi genitori sono arrivati a Fossoli il giorno prima, il 24 giugno 1944, e partono per Auschwitz il giorno dopo, il 26 giugno 1944, con il convoglio 13 (secondo la convenzione numerica dell’ordine dei convogli stabilita dalla professoressa Liliana Picciotto della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea).

Ad Auschwitz, Hermann, il padre, molto debilitato, viene ucciso subito; della madre Lilli non si conosce la sorte ma si può presumere.

Werner, il figlio, supera la prima selezione e gli viene assegnato il numero di matricola A15812. Sopravvive tre mesi. Viene ucciso il 30 settembre 1944; probabilmente durante una specie di decimazione che le SS compiono sugli internati, contando i prigionieri fino a cinque e sparando al quinto.

Fiesso Umbertiano viene liberato dai nazifascisti dalle truppe inglesi nell’aprile del 1945.

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