Seconda guerra mondiale.
Quando l'Italia firmò l'armistizio con le truppe Alleate, Giovanni Guareschi si trovava in caserma ad Alessandria.
Rifiutò di passare alla Repubblica di Salò e al Reich. Venne quindi arrestato e inviato nei campi di prigionia di Czestochowa e Benjaminovo in Polonia e poi in Germania a Wietzendorf e Sandbostel per due anni, assieme ad altri soldati italiani: gli IMI (Internati Militari Italiani).
In seguito descrisse questo periodo in Diario clandestino
A Sandbostel, nello Stalag X B, nell'inverno del 1944 compose La Favola di Natale, racconto musicato di un sogno di libertà.
Scritta per allietare i compagni durante il loro secondo Natale da prigionieri, La favola di Natale è ispirata da tre Muse che si chiamano Freddo, Fame, Nostalgia.
"Non è una delle solite favole che rallegrano da secoli e secoli la prima giovinezza degli uomini, ma è stata scritta da uomini maturi e ad essi è stata raccontata nel Natale del 1944. E ciò avvenne in un campo di prigionia sperduto in una deserta landa del Nord"
Albertino è un ragazzino che ha imparato a memoria una poesia da recitare a suo padre per la vigilia di Natale, ma il padre, prigioniero di guerra, non è a casa ed il bambino recita la poesia alla sedia vuota.
La finestra si apre all'improvviso ed i versi si trasformano in un uccellino che vola via nel vento.
Allora Albertino decide di andare in cerca di suo padre insieme al cane Flick, anche se i due non hanno mai viaggiato prima tranne che per andare dalla nonna, che abita nello stesso isolato.
Albertino e il cagnolino Flick attraversano insieme la terra della Pace diretti verso la terra della Guerra e incontrano lungo la via molti personaggi, finché non raggiungono la Foresta degli Incontri: una specie di terra di nessuno, dove finalmente si trovano davanti il padre di Albertino, che ha viaggiato in sogno per passare una notte speciale insieme al figlio.
"Era lui.
Era il babbo.
Era il babbo che, nella notte di Natale, era fuggito dal suo brutto recinto
e ora camminava in fretta verso la sua casa".
Arturo Coppola, compagno di prigionia di Guareschi musicò la favola e diresse l'orchestra ed il coro dei prigionieri per la rappresentazione "magica" che ebbe luogo nel campo di concentramento la sera del 24 dicembre 1944.
Racconta Guareschi nell'introduzione scritta dopo la guerra:
"Questa favola io la scrissi rannicchiato nella cuccetta inferiore di un 'castello' biposto, e sopra la mia testa c'era la fabbrica della melodia. Io mandavo su da Coppola versi di canzoni nudi e infreddoliti, e Coppola me li rimandava giù rivestiti di musica soffice e calda come lana d'angora. [...] I violinisti non riuscivano a muovere le dita per il gran freddo; per l'umidità i violini si scollavano, perdevano il manico. Le voci faticavano ad uscire da quella fame vestita di stracci e di freddo.
Ma la sera della vigilia, nella squallida baracca del "teatro", zeppa di gente malinconica, io lessi la favola e l'orchestra, il coro e i cantanti la commentarono egregiamente, e il "rumorista" diede vita ai passaggi più movimentati."
Ancora due disegni tratti dalla Favola:
La nonna di Albertino gli spiega che ogni notte visita il sogno il suo papà
Dopo l'avvventura natalizia, il papà deve tornare al campo.
"Papà, perchè non mi prendi con te?"
"Neppure in sogno i bambini debbono entrare laggiù. Promettimi che non verrai mai."
"Te lo prometto, papà".
La Favola di Natale è la bella, semplice storia di un viaggio miracoloso reso possibile dall'amore di un bambino per il suo papà e di una vecchia donna per il suo "piccolo".
Un racconto delicato pieno di ironia e speranza, una favola fatta di coraggio ed amore nonostante la disperazione del campo di concentramento.
Contiene anche, e Guareschi lo dice esplicitamente, un contenuto polemico che si comprende immediatamente guardando le illustrazioni, ma "la vicenda interessava i prigionieri forse ancora più del contenuto polemico della fiaba stessa".
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