sabato 5 marzo 2011

LA VALIGIA DI IRENE NEMIROVSKY


La valigia di Irène Némirovsky. Una valigia può contenere molte cose. Ma la valigia che le figlie di Irène Némirovsky, Denise ed Elisabeth, si porteranno dietro dopo la deportazione dei loro genitori in un campo di concentramento, conteneva qualcosa di molto prezioso: un manoscritto e gli appunti della mamma.Era la valigia che il marito disperato aveva consegnato alla figlia maggiore, Denise, perché la conservasse gelosamente quando era stato anche lui arrestato.

Denise ed Elisabeth sopravviveranno alla guerra grazie alla nutrice. Nell’ultimo periodo della guerra saranno sempre in fuga, inseguite dalla polizia francese più che dai nazisti e verranno sempre protette da persone che si prenderanno cura di loro: due bambine ebree, orfane e malate, nascoste in cantine e soffitte e convitti. Per tutto questo periodo non abbandoneranno mai la valigia e la custodiranno con amore e dedizione, senza avere, però, il coraggio di leggere nulla: “Aspettavo – racconta Denise - che la proprietaria della valigia (mia mamma) tornasse a leggere il suo manoscritto di persona. Non sapevo ancora che non sarebbe sopravvissuta. E’ un po’ come quando non si apre la posta il cui destinatario è assente, non ti appartiene e non la leggi. Così per me era la valigia. Il mio compito era solo conservarla”.

La mamma Iréne aveva ben chiaro cosa sarebbe successo, nel suo diario si legge: "Mio Dio, cosa mi combina questo paese? Dal momento che mi respinge, osserviamolo freddamente, guardiamolo mentre perde l'onore e la vita".

Parigi 1942, parco giochi interdetto ai bambini ebrei


Il 3 giugno fa testamento, e chiede alla tutrice delle sue figlie, di prendersi cura di loro quando lei e il marito non ci saranno più. Impartisce direttive precise, elenca tutti i beni che ha potuto salvare e che costituiranno i fondi per pagare l'affitto, il riscaldamento, l'acquisto di un fornello, l'assunzione di un giardiniere che si occuperà dell'orto da cui ricavare le verdure in quel periodo di razionamenti; fornisce l'indirizzo dei dottori che seguono le bambine, dà istruzioni puntuali sulla loro dieta. Non una parola di ribellione. Si limita a prendere atto della situazione quale si presenta. Vale a dire disperata.


Irene con il marito e le figlie


In quel periodo così difficile, la Némirovsky si rifugia nella lettura e nella scrittura, esce di casa per cercare il luogo adatto al suo lavoro. Lì scriverà il suo diario e il suo romanzo."Bosco della Maie, 11 luglio.I pini intorno a me, Sono seduta sul mio maglione blu come su una zattera in mezzo ad un oceano di foglie putride inzuppate dal temporale della notte scorsa, con le gambe ripiegate su di me! Ho messo nella borsa il secondo volume di Anna Karenina, il Diario di K.M. e un’arancia. I miei amici calabroni, insetti deliziosi, sembrano contenti di sé e il loro ronzio ha note gravi e profonde. Mi piacciono i toni bassi e gravi nelle voci e nella natura. Lo stridulo ”cip cip” degli uccellini sui rami mi irrita… Tra poco cercherò di ritrovare quello stagno isolato”.Quello stesso giorno scrive al direttore letterario della casa editrice Albin Michel una lettera che non lascia dubbi sulla sua certezza di non sopravvivere alla guerra che i tedeschi e i loro alleati hanno dichiarato agli ebrei:"Caro amico... non mi dimentichi. Ho scritto molto. Saranno opere postume, temo, ma scrivere fa passare il tempo”.
 
 

Irene Nemirovsky



E’ il 13 luglio 1942, una mattina di sole. Alle 10, si sente il rumore di una macchina che si ferma vicino alla casa della scrittrice. Bussano alla porta: due gendarmi francesi si presentano con un foglio in mano. Cercano Irène: non c’è neanche tempo per i saluti, la figlia maggiore Denise ricorda solo le poche parole rassicuranti della madre, il pallore sconvolto del padre e la portiera della macchina che si chiude, il motore che si avvia, e poi il silenzio.II 16 luglio la Némirovsky viene internata nel campo di concentramento di Pithiviers, nel Loiret. Da lì manderà il suo ultimo messaggio:"Mio amato, mie piccole adorate, credo che partiamo oggi. Coraggio e speranza. Siete nel mio cuore, miei diletti. Che Dio ci aiuti”.


Il giorno dopo la fanno salire con altri deportati sul convoglio numero 6 diretto ad Auschwitz. Viene registrata nel campo di sterminio di Birkenau, ma troppo debole e ammalata com'è passa per il Revier, l’infermeria di Auschwitz da cui, periodicamente, le SS ammassavano i prigionieri non adatti al lavoro sui camion e li trasportavano nelle camere a gas. E’ il 13 luglio 1942, una mattina di sole. Alle 10, si sente il rumore di una macchina che si ferma vicino alla casa della scrittrice. Bussano alla porta: due gendarmi francesi si presentano con un foglio in mano. Cercano Irène: non c’è neanche tempo per i saluti, la figlia maggiore Denise ricorda solo le poche parole rassicuranti della madre, il pallore sconvolto del padre e la portiera della macchina che si chiude, il motore che si avvia, e poi il silenzio. II 16 luglio la Némirovsky viene internata nel campo di concentramento di Pithiviers, nel Loiret. Da lì manderà il suo ultimo messaggio:"Mio amato, mie piccole adorate, credo che partiamo oggi. Coraggio e speranza. Siete nel mio cuore, miei diletti. Che Dio ci aiuti”. Il giorno dopo la fanno salire con altri deportati sul convoglio numero 6 diretto ad Auschwitz. Viene registrata nel campo di sterminio di Birkenau, ma troppo debole e ammalata com'è passa per il Revier, l’infermeria di Auschwitz da cui, periodicamente, le SS ammassavano i prigionieri non adatti al lavoro sui camion e li trasportavano nelle camere a gas.


Treno di deportazione












Campo di concentramento



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per molto tempo, anche dopo la liberazione, le due sorelle sperano nel ritorno dei genitori.Quando la guerra finisce, continuano a recarsi sui marciapiedi dei treni con un cartello in mano con il loro nome, ma da quei treni vedono scendere uomini e donne solo più ombre di se stessi: “è stata un’esperienza terribile” dice Denise “pian piano abbiamo capito che i nostri genitori non sarebbero mai scesi da quei convogli”.

Denise per molto tempo ancora non legge il manoscritto e trova solo il coraggio di prendere tra le mani il quaderno per accarezzarlo perché le ricorda la madre, e poi lo ripone: quelle pagine lasciate sono l'eredità più preziosa, il dono più grande che sua madre potesse farle. Tiene le pagine sul suo comodino per molto tempo, quasi quaranta anni. Poi finalmente si sente pronta e inizia a leggerlo.Lo feci - ha detto Denise- solo quando i miei figli furono abbastanza grandi da reggere la vista di una madre che affrontava il suo dolore più grande".La scrittura della madre è fitta e minuscola, questo per risparmiare spazio, perchè carta e inchiostro scarseggiavano. Doveva fare in fretta a scrivere, perché tempo non ce n'era quasi più e prevedeva che presto tutto sarebbe precipitato.Denise, per decifrare la scrittura della mamma, deve utilizzare una lente d'ingrandimento. Per molto tempo, anche dopo la liberazione, le due sorelle sperano nel ritorno dei genitori.Quando la guerra finisce, continuano a recarsi sui marciapiedi dei treni con un cartello in mano con il loro nome, ma da quei treni vedono scendere uomini e donne solo più ombre di se stessi: “è stata un’esperienza terribile” dice Denise “pian piano abbiamo capito che i nostri genitori non sarebbero mai scesi da quei convogli”.Denise per molto tempo ancora non legge il manoscritto e trova solo il coraggio di prendere tra le mani il quaderno per accarezzarlo perché le ricorda la madre, e poi lo ripone: quelle pagine lasciate sono l'eredità più preziosa, il dono più grande che sua madre potesse farle. Tiene le pagine sul suo comodino per molto tempo, quasi quaranta anni. Poi finalmente si sente pronta e inizia a leggerlo.Lo feci - ha detto Denise- solo quando i miei figli furono abbastanza grandi da reggere la vista di una madre che affrontava il suo dolore più grande".La scrittura della madre è fitta e minuscola, questo per risparmiare spazio, perchè carta e inchiostro scarseggiavano. Doveva fare in fretta a scrivere, perché tempo non ce n'era quasi più e prevedeva che presto tutto sarebbe precipitato.Denise, per decifrare la scrittura della mamma, deve utilizzare una lente d'ingrandimento.

Manoscritto di Suite francese





 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Manoscritto di Suite francese. Trascrive a mano il contenuto del quaderno, in un’intervista a Farenheit rivela che non si era resa conto che fosse un romanzo: “Avevo letto delle frasi e parlava di persone che conoscevo, parlava di paesaggi e parlava di luoghi che avevo conosciuto. Per me erano ricordi, un libro affettivo”.Dedica, però, a questo lavoro ben due anni, due anni di intensa emozione. Spesso chiude il quaderno e lo ripone nell'armadio: luoghi e gente che la madre descrive sono conosciuti e la maggior parte delle persone è morta. Poi si rende conto che non si tratta di un diario intimo, ma di un’opera straordinaria in cui la Francia viene raccontata così come appariva agli occhi della mamma in quei giorni terribili dell’invasione tedesca.

Sessanta anni dopo, finalmente, le pagine trascritte della madre verranno pubblicate.


Suite francese

















La stessa Denise racconta in un'intervista:"Nel manoscritto di mia mamma non ho ritrovato mia madre, ma credo di poter dire che ho ritrovato la sua epoca, tutte le persone che le stavano intorno. Forse il suo romanzo non mi dice nulla di lei che non avessi già conosciuto da bambina, ma certo mi racconta della sua voglia di vivere ad ogni costo, malgrado il momento terribile in cui lei stava scrivendo quelle pagine... della sua incredibile passione per la scrittura, al punto di non preoccuparsi di quanto le stava per accadere, e di cui era però pienamente cosciente, per portare a termine il suo romanzo (…) Ora che il libro è uscito, mi sento più leggera, ma la coscienza universale è più pesante. Quando si parla di guerra, si mette l’accento sugli eroi. Ma non ci sono eroi, nella guerra c’è tanta gente comune, tanta vigliaccheria e tanto egoismo. La Francia di quel periodo mi appare come una persiana chiusa dietro la quale si guarda fuori cosa succede senza avere il coraggio di intervenire".


Memoria


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Suite francese è uno dei libri più belli che abbia letto. Irène Némirovsky lo aveva progettato pensando a una sinfonia in cinque movimenti. Riuscì a scriverne solo i primi due "Temporale di giugno" e "Dolce", nel periodo che ha preceduto il suo arresto. Una sinfonia ricca e varia (riunita in un unico testo per la pubblicazione postuma) in cui la scrittrice racconta la Francia durante il periodo dell'occupazione nazista. Nelle pagine di questo libro la scrittrice narra la fuga in massa, disordinata e movimentata, dei parigini dalla loro città alla ricerca di una sopravvivenza possibile."La cosa più importante, qui, e la più interessante - scrive la Némirovsky due giorni prima di essere arrestata - è che gli eventi storici, rivoluzionari sono appena sfiorati mentre viene investigata la vita quotidiana, affettiva, e soprattutto la commedia che questa mette in scena. “Ci abitua a tutto, a tutto quello che succede nella zona occupata: i massacri, la persecuzione, il saccheggio organizzato sono come frecce che si configgono nel fango!... nel fango dei cuori.Vogliono farci credere che siamo in un’epoca comunitaria in cui l’individuo deve soccombere affinché viva la società e non vogliono vedere che quella che soccombe è la società affinché vivano i tiranni”.

Non possiamo che essere grati a Denise per essersi sempre portata dietro questa valigia e averci regalato un libro straordinario. Suite francese è uno dei libri più belli che abbia letto. Irène Némirovsky lo aveva progettato pensando a una sinfonia in cinque movimenti. Riuscì a scriverne solo i primi due "Temporale di giugno" e "Dolce", nel periodo che ha preceduto il suo arresto. Una sinfonia ricca e varia (riunita in un unico testo per la pubblicazione postuma) in cui la scrittrice racconta la Francia durante il periodo dell'occupazione nazista. Nelle pagine di questo libro la scrittrice narra la fuga in massa, disordinata e movimentata, dei parigini dalla loro città alla ricerca di una sopravvivenza possibile."La cosa più importante, qui, e la più interessante - scrive la Némirovsky due giorni prima di essere arrestata - è che gli eventi storici, rivoluzionari sono appena sfiorati mentre viene investigata la vita quotidiana, affettiva, e soprattutto la commedia che questa mette in scena. “Ci abitua a tutto, a tutto quello che succede nella zona occupata: i massacri, la persecuzione, il saccheggio organizzato sono come frecce che si configgono nel fango!... nel fango dei cuori.Vogliono farci credere che siamo in un’epoca comunitaria in cui l’individuo deve soccombere affinché viva la società e non vogliono vedere che quella che soccombe è la società affinché vivano i tiranni”.Non possiamo che essere grati a Denise per essersi sempre portata dietro questa valigia e averci regalato un libro straordinario.


Irène Némirovsky con la figlia Denise

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