sabato 12 marzo 2011

DAL DIARIO DI UN PICCOLO VAGABONDO


Nel marzo del 1943 passai di nascosto nel quartiere ariano, poiché si prevedevano nuove deportazioni. Infatti il 19 aprile i tedeschi effettuarono la deportazione finale degli ebrei. Alcuni giorni prima era scappato nel quartiere ariano anche mio fratello. L'ultima azione dei tedeschi fu molto sanguinosa, molti ebrei furono assassinati sul posto e molte case vennero incendiate insieme ai loro abitanti. Il nostro tutore e suo figlio furono deportati a Lublino. Il figlio riuscì a saltare dal treno a Otwock e, sebbene fosse colpito alla gamba, riuscì comunque a tornare a Varsavia e a trovarci. Ma questo amico rimase con noi non più di sei giorni, perché qualcuno fece la spia e la polizia circondò il nostro nascondiglio. Mio fratello ed il mio amico furono catturati e furono condotti al posto di polizia, dove furono poi consegnati ai tedeschi. Anch'io fui preso da un poliziotto ma gli scivolai dalle mani, riuscendo a scappare al ghetto non potevo più tornare perché tutti gli ebrei erano stati portati a morte a Lublino. Ero solo nel quartiere ariano. Un giorno passando per una piazza fui fermato da un Volksdeutsche, il quale gridò "Ebreo ti consegnerò ai tedeschi!", chiamando a voce alta la polizia, io lo morsi alla mano e scappai via. Così, quando mi ero ritrovato solo nel giardino e piangevo, dopo che avevano preso mio fratello e il mio amico, mi si avvicinò la signora D. , mi calmò e mi portò a casa sua. Mi diede la colazione e mi disse di andare da lei spesso. Due giorni dopo che era stato preso mio fratello incontrai un ragazzo ebreo, Chaim Bustin, di dodici anni, quasi della mia età, era come me, solo e abbandonato. Potemmo comprare un monopattino e tutto il giorno giravamo grazie alla gentilezza delle persone in via Rokowietzka. Per nostra disgrazia un signore denunciò alla polizia che degli ebrei andavano in monopattino e disturbavano la sua quiete. Venne la polizia e ci rubò il monopattino e noi con lui, ma riuscimmo a scappare e abbiamo preso il monopattino, questo si ripeté per tre volte, ma l'ultima volta non siamo riusciti a prendere il monopattino. Una notte due poliziotti mi trovarono e io grazie al buio riuscii a salvarmi la vita un'altra volta. Dopo essermi salvato da altri episodi continuavo a fare la vita da vagabondo. Andavo spesso a trovare una signora in via Molczewski, dove davano spesso a me e al mio amico, da vestire e da mangiare. Passammo alcuni giorni in via Pilitzka dalla nostra conoscente, la signora M. , la quale ci aveva promesso di farci avere una camera dopo una settimana. Soffrimmo ancora sette giorni ma alla fine venne il momento felice, quando fummo sistemati in una camera calda e pulita.

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