venerdì 2 dicembre 2011

Rosa Bianca – La Storia di Erika

Raccontate ai bambini cosa è successo.

Raccontate, di come una parte di umanità impazzita, in un periodo che avrebbe dovuto segnare una ripresa nell’evoluzione, nel cuore di quel continente che avrebbe dovuto rappresentare la culla della vita e della civiltà appoggiò, invece, l’ideologia di morte, superando ogni inimmaginabile orrore. Raccontate. Si deve passare il testimone.
 
Non è facile ma è doveroso per non lasciare quest’onta all’oblio, al “ è passato tanto tempo”, perché potrebbe ricapitare. Il pregiudizio, le discriminazioni, l’indifferenza, quest’ultima la più pericolosa, diventano ogni giorno, più presenti nella nostra società e non devono neanche per un attimo sostare nelle menti e nei cuori dei bambini. Parlate con i bambini, insegnate loro due piccole parole che se ben comprese ne faranno degli esseri umani migliori, finalmente evoluti, nel cuore, nella mente, nell’anima, due parole semplici: MAI PIU’.



Rosa Bianca, racconta la storia di una bambina tedesca che vive in una piccola città piena di bandiere naziste e scritte inneggianti, sui muri. Insieme a molti paesani, guarda passare i carri armati pieni di uomini in divisa allegri e marziali. Ma dove andranno quei camion? Si chiede Rosa Bianca. Nessuno lo sa, anche se i pesanti automezzi continuano ad attraversare la città per mesi. Rosa Bianca è curiosa, nessuno vuole spiegarle cosa sta succedendo ma avverte che è qualcosa di incredibile e così segue, correndo, le tracce di un automezzo che tra le tante persone trasporta anche un bambino, riuscito a scappare, ma riacciuffato e fatto poi risalire … Non posso raccontarvi di più, se non che l’amicizia tra bambini non può essere divisa neanche dal filo spinato di un campo di concentramento …

“… Dietro il filo c’erano dei bambini, immobili come il legno. Rosa Bianca non li conosceva. Un bimbo piccolissimo le disse che aveva fame …”


Nella Storia di Erika, una storia vera, raccontata a Ruth Vander Zee, tra i lugubri binari di una stazione ferroviaria, fosca e metallica, seguiamo la traiettoria una carrozzina bianca, di piccolo un fagottino rosa, una macchia di colore nel mezzo della ruggine, lanciato da un carro bestiame: “ Dal 1933 al 1945 sei milioni di Ebrei, della mia gente, furono sterminati. Fucilati, lasciati morire di fame, gassati, bruciati nei forni. Io no. Io sono nata intorno al 1944. Non so esattamente quando. Non so neanche il vero nome. Non so da dove vengo. non so se avevo fratelli o sorelle. L'unica cosa che so, è che avevo solo pochi mesi, quando fui strappata all'Olocausto...” e poi … “Nel suo viaggio verso la morte, mia madre mi scaraventò dentro la vita …”.

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