sabato 3 dicembre 2011

Hermann e Albert Göring. Perchè Hermann aiutò Albert a salvare gli ebrei?

Hermann Göring
12 gennaio 1893
15 ottobre 1946

Fanatico seguace di Hitler, Hermann Göring
era il secondo nella gerarchia nazista.
Ma nella Germania di quegli anni bui,
esisteva un altro Göring


Albert Günther Göring
9 marzo 1895
20 dicembre 1966

Albert sfidava il regime per salvare ebrei
e oppositori.



E' il mese di aprile del 1938, da pochi
giorni l'Austria è stata annessa alla
Germania per volere di Adolf Hitler,
ex cittadino austriaco che ha deciso
che tutti i territori di lingua tedesca
devono far parte del Terzo Reich.
I fanatici sostenitori del nazionalsocialismo
sono euforici: anche in Austria, ormai,
il nuovo ordine regna sovrano.
Forse una buona parte degli austriaci,
come dei tedeschi, non la pensa come
Hitler, ma è la maggioranza silenziosa,
che non si vede: quella che appare,
invece, vive all'insegna della
svastica, inneggia alla guerra,
alla razza ariana, alla sottomissione
dell'Europa intera alla superiore
potenza del Terzo Reich.
La cosiddetta "soluzione finale del
problema ebraico" non è ancora
stata varata (ma probabilmente già
nella testa del Grande Capo e dei
suoi più stretti collaboratori, il
primo dei quali Hermann Göring),
ma intanto vengono attuate delle
misure restrittive contro gli ebrei
che, privati dai loro averi e di ogni
diritto, si aggirano smarriti per
le strade, contrassegnati con la stella
gialla dell'infamia.


A Vienna, alcune SS si stanno divertendo
alle spalle di un gruppo di ebrei, costretti
a inginocchiarsi sul marciapiede per
pulire con delle spazzole il suolo calpestato
dai pedoni della superiore razza ariana.
Umiliare gli ebrei è lo sport più praticato,
ha mille varianti possibili e la fantasia
dei nazisti in quel campo non ha limiti:
un divertimento che non costa niente, si
ride a sazietà.
Dalla piccola folla che si è formata per
assistere deliziata alla scena, si stacca
un uomo.
Ha una spazzola in mano.
Con passo fermo si avvicina al gruppo
degli ebrei e si inginocchia, unendosi
a loro nell'opera di puliza.
Tranquillo, senza ostentazione, come
se quello fosse il suo lavoro di ogni giorno.
Un lavoro normale, dignitoso, accettato
con serena rassegnazione.
Le risate si spengono, gli uomini in
divisa si avvicinano minacciosamente
al nuovo venuto, un "volontario" non
richiesto, quindi un atto di sfida.
"Chi diavolo sei? Nessuno ti ha chiamato!
Hai sentito? Alzati in piedi, bastardo!
Mostra i documenti!"
L'uomo obbedisce, guarda i suoi interlocutori
ringhianti con un sorriso mite e calmo,
ponendo il suo documento di identità.
Non c'è ombra di paura nel suo sguardo.
"Sono amico degli ebrei", spiega.
"E io do sempre una mano agli amici,
quando posso".
Il soldato di fronte a lui sta per colpirlo
rabbiosamente, ma una mano lo ferma.
E' il suo collega che ha in mano il documento
di quell'ometto insignificante che osa
sfidare i valorosi soldati del Terzo Reich.
"Leggi qui", dice.
Sul documento c'è un nome che costringe
a riflettere: Albert Göring.
Albert li osserva con simpatia: "Vi state
chiedendo se per caso sono imparentato
col vostro grande capo?", dice.
"La risposta è sì: sono suo fratello.
Coraggio arrestatemi, Hermann sarà
orgoglioso del vostro lavoro".
Trascinato via, l'imprudente Albert viene
sottoposto ai controlli del caso, ma
subito da Berlino arriva la conferma.
Quell'uomo deve essere rimandato a casa
con molte scuse: per quanto possa
apparire inconcepibile, è davvero il fratello
di Hermann Göring.

Una rarissima immagine dei due fratelli


Nella Germania nazista tutti sanno

chi è Hermann Göring: la sua voce
rimbomba dagli altoparlanti della radio,
la sua immagine di biondo e corpulento
campione della razza ariana campeggia
dai manifesti nelle strade, il suo sguardo
inquisitore sembra fissare ogni cittadino
tedesco per ricordargli che il nazismo
è il suo credo.
Hermann Göring è stato tra i più accesi
sostenitori della nuova religione di
Hitler, è stato il primo a credere nel verbo
dell'ex imbianchino austriaco, ha marciato
al suo fianco con focosa irruenza, ha creato
per lui quella spietata polizia segreta che
risponde al nome di Gestapo; e ora è
maresciallo del Reich, il numero due nella
terrificante gerarchia del potere,
immediatamente alle spalle dell'uomo
con i baffi che si accinge a sconvolgere
le sorti dell'Europa.
Di Hermann Göring tutti sanno tutto,
salvo una cosa: che ha un fratello, Albert,
il quale evidentemente non la pensa
come lui.
E questo Albert agisce scopertamente
contro il regime, non solo facendo opposizione
con le parole e con gli atti ma perfino
beffandosi dei loro riti, ma soprattutto
proteggendo e salvando dallo sterminio
numerosi ebrei.
Il tutto sotto l'ala protettrice del potente
fratello, il quale, non senza grande
imbarazzo e a rischio della sua carriera
e della sua stessa persona, non
seppe mai negargli il suo soccorso.


*** *** *** *** ***


Quando Albert nacque, nel 1895, Hermann

aveva già sette anni, e nel frattempo un
patrigno aveva preso il posto del padre.
Quest'ultimo, Heinrich Ernst Göring, ufficiale
del corpo diplomatico, aveva dovuto farsi da
parte quando la moglie Franziska, Fanny per
gli amici si era invaghita di un ricco proprietario
terriero ebreo, Hermann Von Epstein, il quale
volle adottare i suoi quattro figli (nell'intervallo
tra la nascita dei due fratelli, Fanny aveva dato
alla luce due femmine, Olga e Paula).
La famiglia viveva a Veldenstein, a nord di
Norimberga, in un castello del XI secolo di
proprietà di Epstein, e mentre Hermann
cresceva sviluppando una personalità
decisa e ambiziosa (a 12anni veniva ammesso
all'accademia militare di Karlsruhe), il piccolo
Albert manifestava invece un carattere mite
e timido, dedito di più alla lettura che agli
esercizi fisici e al corteggiamento delle ragazze.
I due fratelli erano diversi in tutto, a
cominciare dal fisico.
Hermann era biondo e con gli occhi azzurri,
massiccio e spavaldo, un vero rappresentante
della razza ariana che presto sarebbe diventato
il mito della Germania nazista, mentre Albert
era minuto e di carnagione scura, somigliante
al patrigno ebreo a tal punto che qualcuno
sospettò che in realtà i due fratelli fossero
fratellastri, essendo Albert nato dalla
relazione di Epstein e Franziska quando
questa era ancora moglie di Göring.
Erano diversi in tutto, ma Albert e Hermann
si volevano bene.
In particolare Hermann, il dominatore, aveva
un debole per quel fratello minore che
sembrava necessitare della sua protezione.


E i due non si persero mai di vista, nemmeno
quando Hermann, allo scoppio della grande
guerra, si arruolò prima in fanteria e poi
in aviazione, dove fece parte della leggendaria
squadriglia del Barone Rosso, guadagnandosi
un'importante onorificenza.
E rimasero legati anche più tardi, quando
lo stesso Hermann salpò per la grande
avventura: la conquista del potere da
parte del partito nazionalsocialista e del
suo improbabile capo (chi avrebbe
scommesso su di lui agli esordi della sua
attività politica?), munito di sottili baffetti
e di una buffa frangetta di capelli neri
perennemente sulla fronte.


*** *** *** *** ***



Il percorso di Albert fu molto diverso.
Negli studi non brillò, dimostrando un certo
interesse solo per il disegno tecnico.


Anche lui si arruolò durante la prima guerra
mondiale, ma non ottenne nessuna
decorazione, solo una modesta ferita, che gli
permise di continuare gli studi fino alla
laurea in ingegneria meccanica.
In seguito lavorò nel settore degli impianti
di riscaldamento, attività che lo fece
viaggiare per tutta Europa come
rappresentante.
Benchè non avesse nè il fisico nè il carattere
del rubacuori, Albert collezionò quattro mogli.
E anche nel lavoro si dimostrava volubile,
spostando i suoi interessi nei campi
più diversi.
A Vienna, per esempio, lavorò fin dal 1933
negli studi cinematografici, dove ebbe
occasione di incontrare molti esuli tedeschi,
come il regista ebreo Ernst Neubach.
E forse quelle frequentazioni ebbero un peso
decisivo sulle idee di Albert, facendo di lui
un convinto antinazista.
Quando il capo degli studi televisivi dove
lavorava, Oskar Pilzer, venne arrestato, Albert
non esitò a rivolgersi al potente fratello per
ottenere che venisse rilasciato.
Non si sa se quello fu il primo caso di salvataggio,
ma è certo che ne seguirono molti altri.
In quegli anni, infatti, Albert non perse
occasione per manifestare i propri sentimenti
antinazisti e per correre in aiuto di quanti
osavano opporsi al regime.
Quando l'allora cancelliere austriaco
Kurt Schuschnigg venne arrestato dalla
Gestapo, Albert scrisse al fratello Hermann,
chiedendo di liberarlo.
E quando nel quartiere ebraico di Vienna
si sparse la voce che era stato arrestato il celebre
compositore di operette Franz Lehàr, autore
della "Vedova Allegra", uno dei compositori
preferiti di Hitler (ma non per questo immune
dalla colpa di aver sposato un'ebrea) Albert
intervenne e ottenne l'immediata scarcerazione
per lui e per la moglie Sophie.
Tutto ciò non era ben visto dalla polizia
austriaca, che lo teneva d'occhio ma senza
poter fare nulla per fermarlo.
Ogni iniziativa contro di lui veniva bloccata
dalla potente influenza del fratello che
a Berlino dettava legge.


*** *** *** *** ***


Nel 1939 Albert si trasferì in Cecoslovacchia,
per decisione del fratello che era diventato
capo della Luftwaffe e della produzione
industriale tedesca.
Albert venne impiegato alla Skoda Works
di Praga e anche lì si adoperò contro il regime
ormai imperante anche in quel Paese.
Con incredibile determinazione si mise a capo
degli operai che sabotavano la lavorazione
in fabbrica rallentando in tal modo la
produzione di armamenti.
Di un episodio, tra i tanti che videro il minore
dei fratelli Göring protagonista di salvataggi,
emerse un dettaglio quasi comico: poichè
Albert intervenne in favore di un certo
Josef Charvat, un medico che era stato
rinchiuso nel campo di concentramento
di Dachau, e dato che in quel campo erano
rinchiusi due dottori Charvat, nel dubbio
vennero liberati entrambi.
In Cecoslovacchia, Albert conobbe l'amore
della sua vita, la bella Mila, di venti anni
più giovane.
Dalla loro unione nacque una figlia, Elizabeth.
Ma nemmeno questo lo indusse a rallentare
la sua attività, e in quel periodo Hermann
dovette intervenire più di una volta a causa
delle sue attività sovversive.
Alla Skoda si prodigò per salvare Jan Moraveck,
suo amico e direttore commerciale.
Lo fece liberare ed espatriare insieme alla
famiglia in Romania, procurando loro i documenti.
Si adoperò anche in difesa di un gruppo di
operai accusati pretestuosamente di furto,
ma in realtà oppositori del regime.
In quello stesso periodo, Albert prelevò da
un campo di concentramento dei progionieri
ebrei affermando di volerli impiegare alla Skoda.
Disse il suo nome e il capo del campo acconsentì.
Caricò gli ebrei su un camion e quando furono
lontani dalle barriere di filo spinato li liberò.
Lo stesso Albert venne arrestato in più
occasioni.
Una volta, forse la più pericolosa, per ordine
di Himmler, lo spietato capo delle SS, che
era venuto a sapere delle attività antinaziste
del fratello di Hermann.
Ma questi intervenne ancora una volta e
Albert ne uscì indenne.



*** *** *** *** ***



Per lunghi periodi i due fratelli Göring
non si frequentarono, dati i loro
impegni in campi di interesse
lontani tra loro.
Perfino in occasione della festa di
battesimo di Edda, la figlia di Hermann,
nel novembre 1938, Albert non comparve.


Forse per evitare di incontrare Hitler, che
fungeva da padrino della nipotina.
Ma non per questo si allentò il legame
tra i due fratelli.
Più il regime stringeva la morsa del terrore,
più Albert si adoperava per salvare
le sue vittime.
Che si trovasse a Vienna, a Roma o a
Bucarest, prima del 1939 e anche più
avanti, in pieno conflitto, Albert riuscì
a far liberare esponenti della resistenza
ceca, che portò in salvo in Romania.
Aveva messo in piedi una vera e propria
organizzazione che disponeva di un conto
in una banca svizzera, al quale potevano
attingere le persone da lui aiutate a
espatriare, principalmente in America
e in Romania.
A tutti forniva soldi e documenti, informazioni
e punti di riferimento.
Da un elenco stilato dopo la fine della guerra,
risultano almeno 34 persone salvate da lui.
E sempre, fino alla fine, con l'appoggio
del fratello, quell'Hermann Göring che
al processo di Norimberga fu condannato
a morte come criminale di guerra (per
sottrarsi alla corda del boia si uccise in
carcere con una capsula di cianuro).
Alla fine della guerra, Hermann si consegnò
agli alleati, così come Albert.
Hermann accusato di crimini contro l'umanità,
Albert accusato di essere il fratello di un
criminale di guerra.
Durante la prigionia i due fratelli si rividero
una sola volta, nel mese di maggio del 1945
e in quell'incontro Hermann chiese al fratello
di occuparsi della sua famiglia.
Anche Edda incontrò il padre una sola volta:
entrambe sapevano che Hermann non sarebbe
sopravvissuto al processo.


*** *** *** *** ***



Quando fu interrogato dal giovane interprete
Richard Sonnenfeld, Albert raccontò la sua
storia, ma questi non gli credette e Albert
rimase in carcere, anche se nessuno riuscì
mai a provare il suo coinvolgimento
col regime nazista.
Fu nel campo di prigionia di Darmstadt, dove
rimase per due anni, che del suo caso si
occupò un ufficiale di nome Viktor Parker.
Quando Albert mostrò la lista delle persone
che aveva aiutato, Parker riconobbe tra quei
nomi quello della sua parente, Sophie,
moglie di Franz Lehàr.
Poco a poco altre testimonianze confermarono
le attività di Albert in favore di profughi e
perseguitati dal nazismo.
Come quella di George Pilzer, figlio di Oskar,
il proprietario dell'azienda cinematografica
dove Albert aveva lavorato.
"Quando i nazisti invasero Vienna", raccontò
George, "la nostra casa fu assalita e mio
padre fu subito messo in carcere.
Albert si precipitò alla Gestapo e papà fu
liberato quel pomeriggio stesso".
Ma nemmeno questo bastò a scagionarlo
dall'unica colpa che gli si poteva imputare:
il fatto di chiamarsi Göring.
Nel 1947 Albert venne trasferito
in Cecoslovacchia.
Altre voci si levarono in suo favore, come
quella del suo vecchio amico Ernst Neubach,
che presentò addirittura una petizione al
presidente cecoslovacco.
E anche coloro che avevano lavorato con
Albert alla Skoda testimoniarono per lui.
Finalmente libero, Albert tornò a Salisburgo,
dove si ricongiunse con la moglie e la figlia,
ma stentava a trovare lavoro.

 
Il suo nome era diventato un marchio
di infamia.
Nel 1955 ottenne un posto in una
impresa edile in Germania.
Si trasferì con la nuova compagna e la
figlia di lei, a Monaco, ma quando si
seppe chi era, i suoi colleghi si
rifiutarono di lavorare con lui.
Albert venne quindi licenziato.
A causa di tutte queste difficoltà,
la sua vita familiare andò a rotoli,
la moglie lo lasciò e partì con la figlia
per il Perù.
Rimasto solo, Albert trovò una nuova
compagna, Brunhilde Siewalstaetter,
ma la sua fama lo perseguitava.
Un giorno la polizia lo andò a cercare
nel suo appartamento a Monaco.
Brunhilde disse loro che in quella casa
non c'era nessun Albert Göring.
In realtà era nascosto nella stanza
a fianco, impaurito.
Visse un'esistenza precaria per il resto
dei suoi anni, con l'unico sostegno dei
pochi amici che gli erano rimasti, ormai
moralmente alla deriva.
Sposò Brunhilde una settimana prima
di morire, così che la sua pensione
passasse a lei.
Morì nel dicembre 1966 a Monaco di Baviera,
dove venne sepolto nella tomba di famiglia,
onore non concesso al fratello, le cui ceneri
erano state disperse in una località senza nome.
Nemmeno nella morte i due fratelli, quello buono
e quello cattivo che aiutava l'altro a esse buono,
poterono riunirsi.
Solo più tardi qualcuno si ricordò dei meriti di
Albert Göring e lo paragonò a Oskar Schindler
e alla sua "lista" di ebrei salvati.
Schindler vide riconosciuti i suoi meriti, e fu
reso famoso anche da un film, ma Albert Göring
rimase per tutti il fratello di un criminale
nazista, ultimo relitto di un regime maledetto.


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