sabato 17 dicembre 2011

URBISAGLIA

Il primo giugno del 1940 entrò in funzione il campo d’internamento di Urbisaglia gestito dal Ministero dell’Interno. Venne allestito nella villa dei principi Giustiniani Bandini, all’Abbadia di Fiastra, che era già stata utilizzata durante la prima guerra mondiale per contenere i prigionieri austro-ungarici. Il campo era circondato da un grande muro di cinta e i prigionieri erano sorvegliati da alcuni carabinieri che alloggiavano all’interno della villa.

I primi internati furono di origine ebraica, sia italiani che stranieri, tra di essi c’erano Raffaele Cantoni, che nel dopoguerra sarebbe diventato presidente dell'Unione delle comunità israelitiche italiane e il dottor Paul Pollack, un ebreo austriaco impiegato come medico all’interno del campo. Poi nella primavera del '41 giunsero anche giuliani, sloveni e dalmati.


Nei primi due anni di attività il campo offriva condizioni di vita tollerabili. L'edificio possedeva era riscaldato e ben conservato. I reclusi avevano possibilità di movimento all'interno dell'ampio parco della villa e potevano ricevere visite. Gli ebrei ebbero anche a disposizione una stanza per allestire una sinagoga, fu creata una biblioteca e vennero organizzati corsi di lingue per tutti gli internati. Tuttavia si verificarono problemi di sovraffollamento e già nell'inverno del '42-'43 ci furono frequenti casi di malattie da denutrizione. Dopo le proteste degli internati per le scarse condizioni igienico sanitarie, la situazione migliorò leggermente: fu istituita un’infermeria e una camera di sicurezza per i prigionieri che non si attenevano alle regole del campo. Dopo l'8 settembre 1943 molti internati scapparono e il 23 ottobre il direttore del campo prosciolse formalmente gli internati ancora presenti nella villa, ma pochi giorni dopo la chiusura, su disposizione del questore di Macerata, venne ingiunto a tutti gli ex internati di rientrare nel campo. Oltre cento persone, recuperate sia tra gli internati rientrati spontaneamente, sia tra quelli rastrellati nelle campagne, compresi molti reduci dei vicini campi di POLLENZA e PETRIOLO, furono caricate nei camion scortati da soldati tedeschi e trasferiti nel campo per prigionieri di guerra a SFORZACOSTA.


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