venerdì 3 febbraio 2012

STORIE DI COME SONO STATI SALVATI I BAMBINI DEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI BUCHENWALD


Nell’incrocio di nuovi documenti usciti dal grande archivio nazista di Brad Arolsen , in Germania, che un anno fa ha aperto ai ricercatori i suoi 26 Km di uffici e sotterranei in cui custodisce le carte del Terzo Reich, è emersa la risposta.

I bambini superstiti di Buchewald erano esattamente 904 . Nel sotterraneo si scoprono i nomi dei detenuti. Alcuni sono diventati famosi come il 15enne Elie Wiesel , immortalato assieme agli altri nella celebre immagine scattata dal fotografo americano Henry Miller quando gli Alleati irruppero nel Lager , che sarà Premio e scrittore Nobel. O come Meir Lau , 7 anni, futuro rabbino di Tel Aviv.

Gli americani trovarono i ragazzini soprattutto in due blocchi , il numero 6 e 88, altri nel 23 e 49. A nutrirli, coccolarli e a proteggerli ci pensavano dei detenuti più giovani , che si batterono per fare in modo che i bambini non salissero sui vagoni piombati destinati a mete terminali come Auschwitz. Le Ss avevano paura di girare in alcuni parti del campo, dove si diceva girasse il tifo. Ora alcuni storici pensano l’ipotesi di una vera e propria Resistenza nel Lager.

Un docente dell’Università del Michigan Kenneth Waltzer, dipartimento di studi ebraici , e selezionato dal Museo dell’Olocausto come uno dei primi 15 esperti incaricati di valutare i documenti di Buchenwald , sta studiando queste carte “Nella nostra ricerca abbiamo trovato qualcosa di unico : la storia di questi 904 bambini ancora vivi, in un campo di concentramento dove perirono più di 56000 persone. E’ incredibile come queste giovani vite erano tenute in vita , quando la regola interna del Lager voleva che venissero eliminati gli elementi inutilizzabili, o non dare il mangiare a chi era a chi non costituiva una forza lavoro? I detenuti anziani riuscivano ad agire per barricare quei bambini. Non solo hanno dato rifugio , ma gli hanno impartito alcuni rudimentali principi scolastici”.


Le carte di Brad Arolsen sono state sepolte da più di sessant’anni. Il blocco 66 , prima della liberazione, ospitava centinaia di ragazzi. Su uno scaffale vi è presente la storia di quel blocco. A metà gennaio del 1945 erano già pieni di detenuti. Ne arrivarono di nuovi, tanti giovani , fino a febbraio. I copiosi bambini evacuati da Auschwitz portarono a un travaso colossale al blocco 66. Entrarono prima in 170, poi 180 , dopo
altri 95 , infine 77.

Due nomi spiccano su tutti : l’ebreo ceco Kalina , di Praga, comunista , e il suo vice , il polacco Schiller , proveniente da Lvov , detto “Gustavo il rosso”. Insieme salvarono tante vite umane. La lista comprende piccoli detenuti polacchi, ungheresi, romeni, cechi, slovacchi, lituani , alcuni russi e ucraini, qualche zingaro e un solo greco. Molti andarono in Italia per essere assistiti , prima di andare in Palestina.



La resistenza fu organizzata soprattutto nel blocco 66 , nella zona più profonda del campo , una baracca non disinfestata, dove non c’erano gli appelli mattutini. Kalina e Schiller salvarono da morte certa i più piccoli della baracca , rifuitandosi di evacuare la baracca il giorno della liberazione.

Il pomeriggio dell’11 aprile , i soldati di Patton spezzarono i fili spinati , entrando nel campo. Il pianto più lungo e maro fu quello di Meir Lau che fu accudito da un giovane russo di Fyodor, 18 anni, che gli regalò un cappello con paraorecchie . “Fyodor rubava patate per me e mi cucinava una minestra calda”. Lau ha passato la sua vita a cercarlo “63 anni persino con appelli sul quotidiano Izvestija e tramite l’aiuto del Cremlino”. Il mistero è stato risolto con l’archivio. C’erano almeno tre Fyodor uno di loro , si legge, era Fyodor Michailicenko studente lavoratore. Era lui il suo lavoratore. Il rabbino che è anche presidente dell’Olocausto e ha contattato i parenti. Ma Fyodor è morto tre anni fa.

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