domenica 21 aprile 2013

Salvarono bambino ebreo I coniugi Gardin fra i giusti

Elisabetta e Pietro nascosero per mesi a casa loro un ragazzino di 10 anni La figlia Maria Luisa, vedova Danesin, riceverà la medaglia conferita da Israele



Una bella storia di generosità e amore quella che ha coinvolto le vite dei suoi genitori e del piccolo bimbo ebreo.
« I miei genitori hanno salvato la vita di quel bambino che doveva nascondersi e scappare dai tedeschi».
Come è avvenuto l'incontro tra la sua famiglia e quella di Luigi Rovighi?
«Mio padre Pietro era un imprenditore molto intraprendente. Aveva deciso di aprire una fabbrica a Bolzano. In quel periodo c'erano delle agevolazioni e lui ha voluto approfittare dell'occasione per avviare un'impresa. Mio padre aveva aperto la fabbrica grazie al lavoro del signor Rovighi. Lui era un ingegnere molto in gamba e si era occupato di tutti i calcoli».
In che modo i suoi genitori hanno salvato la vita del bimbo?
Luigi era figlio dell’ingegnere. Erano gli anni della guerra, '42-'43, e i tedeschi in quel periodo prelevavano i padri di famiglia ebrei. Se non trovavano il padre, portavano via il primo figlio maschio. Il padre di Luigi era riuscito a mettersi in salvo ma a casa restavano ancora la moglie con i due figli: un maschio e una femmina. Mia madre stava passeggiando per Bolzano quando ha incontrato la madre di Luigi: era disperata, aveva paura che le portassero via il figlio».
Sua madre cosa ha fatto?
« Mia madre non ha esitato e con mio padre ha detto alla signora Rovighi che avrebbero nascosto loro Luigi. Lo hanno portato a Caerano dove vivevano i miei nonni materni e dove anche io e mio fratello ci eravamo trasferiti per scampare alla guerra».
Che ricordo ha del giorno in cui ha incontrato Luigi?
«Era spaventato. Aveva intrapreso un viaggio spaventoso per venire a Caerano. Il furgone che lo trasportava è stato fermato moltissime volte e lui aveva paura di essere scoperto. Luigi era molto più consapevole di me e di quello che succedeva intorno a noi: aveva 10 anni ».
Come hanno spiegato a lei e a suo fratello l'arrivo del piccolo Luigi?
«Mio padre non ci ha spiegato nulla. Però ci aveva istruito bene: dovevamo dire che quel bambino era un nostro cugino di Mussolente. Ma la regola fondamentale prevedeva di non farlo uscire di casa. Mi sento ancora in colpa perchè io e Gian Maria ( il fratello di Maria Luisa, ndr) uscivamo a giocare in giardino, mentre Luigi si nascondeva dietro al pianoforte. E’ stato da noi qualche mese. Quando le acque si sono calmate è tornato a casa dei suoi genitori.
Avete mantenuto i contatti con Luigi Rovighi?
«Ci siamo ritrovati via Internet».

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