domenica 21 aprile 2013

Germania, ex Ss nel mirino della giustizia

Mentre in Israele si ricorda l'Olocausto, a Ludwigburg i nazisti sopravvissuti potrebbero finire alla sbarra.



Due diversi modi di mantenere vivo il ricordo dell'Olocausto hanno involontariamente collegato Israele e la Germania l'8 aprile, il giorno che gli israeliani hanno consacrato alla memoria dello sterminio.
In Israele è stata consumata la tradizione del minuto di silenzio alle 10 del mattino, con il suono delle sirene a lacerare il silenzio improvvisamente piombato nelle vie e nelle piazze delle città. Ma la progressiva scomparsa della generazione dei sopravvissuti ha dato spunto agli organizzatori del progetto People not numbers di avviare un'iniziativa originale mirata ai più giovani: la distribuzione di una serie di adesivi che riproducono i tatuaggi con i numeri di serie originali con i quali i nazisti marchiavano gli ebrei rinchiusi nei campi di concentramento di Auschwitz e Burkenau.
TUTELARE LA MEMORIA. «La memoria rischia di svanire», ha raccontato la Frankfurter Allgemeine Zeitung in un reportage da Gerusalemme, «dal momento che ogni giorno muoiono in tutto il mondo più di 30 persone che sono sopravvissute alla sciagura dell'Olocausto».
Si teme che con il tempo e con la scomparsa dei testimoni, il ricordo di quella tragedia che ha marchiato la Germania e l'Europa e costituisce una delle basi fondanti dello Stato di Israele possa non più essere percepita in tutta la sua profondità dalle giovani generazioni di israeliani. Quest'anno è così nata l'idea di associare al minuto di silenzio e alle sirene l'iniziativa di distribuire a tutti gli studenti gli adesivi con i numeri dei tatuaggi: un'esperienza già sperimentata negli anni passati a New York e Hong Kong.
IL TATUAGGIO CODICE. Il supporto delle nuove tecnologie dovrebbe aver stimolato la curiosità e la voglia di conoscenza dei giovani: al numero di serie era collegato uno speciale codice da utilizzare con gli smartphone per ripercorrere, attraverso la testimonianza diretta, la vita e le sofferenze patite dagli internati. «Si entra in contatto con la storia reale dei sopravvissuti», ha proseguito il quotidiano di Francoforte, «giacché solo un'esigua minoranza di essi è ricorsa dopo la guerra al bisturi dei medici per farsi cancellare l'odiato marchio».
«Quel tatuaggio è un simbolo che collega la vecchia e la nuova generazione», hanno sostenuto gli organizzatori, «e permette a chi non ha vissuto quell'evento di riviverlo attraverso la voce diretta dei sopravvissuti, almeno finché resteranno in vita. È una porta attraverso la quale si può sapere di più sulla storia dell'Olocausto».

Germania: nuovi procedimenti contro 50 Ss


A migliaia di chilometri di distanza, a Ludwigburg in Germania, la procura della Repubblica generale ha invece deciso di riprendere in mano i procedimenti investigativi contro 50 ex membri delle Ss impiegati come sorveglianti proprio nei due campi di concentramento e sterminio di Auschwitz e Birkenau, ai margini dell'odierna cittadina polacca di Oswiecim, che costituirono il fulcro del programma di annientamento degli ebrei denominato soluzione finale. A renderlo noto è stata la centrale del tribunale regionale per il chiarimento dei crimini nazisti.
LA LISTA DEI 1.000 SORVEGLIANTI.Grazie a nuove fonti storiche, in gran parte provenienti dagli archivi custoditi negli ex Paesi dell'Europa dell'Est appartenenti negli anni della Guerra fredda al Patto di Varsavia, è stato possibile definire una lista di circa 1.000 sorveglianti, che nei prossimi mesi verrà vagliata dai magistrati per scoprire il ruolo e le responsabilità avute nella gestione dei lager.
«Una lista era già stata stilata durante il processo ai kapò di Auschwitz», ha detto il responsabile della centrale Kurt Schrimm, «ma lo sviluppo della ricerca storica e l'accesso a nuove fonti documentali permette adesso un esame più approfondito e dettagliato delle diverse posizioni. In alcuni casi erano già stati avviati procedimenti giudiziari ed erano state comminate delle condanne. Ora l'intera questione può essere riesaminata grazie alle nuove informazioni».
LA SENTENZA DEMJANJUK. Un altro aiuto alla giustizia è venuto dalla sentenza nel 2011 del processo contro John Demjanjuk, il guardiano del lager di Sobibor, condannato a cinque anni di carcere per concorso nell'uccisione di 20 mila ebrei, sebbene non avesse partecipato direttamente ai crimini. Il concetto di concorso in omicidio, applicato ai sorveglianti che operavano nei lager, ha aperto la strada a nuove incriminazioni.
Secondo Schrimm, è probabile che, alla fine delle indagini, la procura possa procedere contro 10-15 sorveglianti delle Ss sui 50 ancora in vita, la maggioranza dei quali vive in Germania. La loro età media si aggira attorno ai 90 anni.
«Sebbene l'impostazione di diritto su cui si è basata la condanna di Demjanjuk sia stata considerata temeraria e da alcune parti contestata, la giustizia deve alle vittime dell'Olocausto almeno il beneficio di un tentativo», ha commentato la Süddeutsche Zeitung. «Il lungo tempo trascorso dagli eventi non può costituire alcuna giustificazione, gli omicidi non vanno in prescrizione».
Martedì, 09 Aprile 2013

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