Zia Sofia, riferimento sicuro degli ebrei lituani
Sofija Binkienė, nata Kudreviciute, è stata data alla luce il 24 settembre 1902 a Balsiai in Lituania.
Dopo gli studi liceali a Oryol iniziò a lavorare come insegnante.
Nel 1930 andò a vivere a Kaunas con il marito, il poeta lituano Kazys Binkis. Prima della guerra Sofija lavorava come giornalista nell’agenzia di stampa lituana Elta.
Si preparavano tempi difficili per il paese, infatti, in seguito agli accordi segreti tra Molotov e von Ribbentrop, del 23 agosto 1939, la Lituania perse l’indipendenza e divenne parte dell’Unione Sovietica.
Il 22 giugno del 1941 l’esercito tedesco invadeva e occupava il paese.
La persecuzione contro gli ebrei scattò immediatamente, con una violenza e una brutalità inaudite. Sofija, il marito, che sarebbe morto di malattia pochi mesi dopo, nell’aprile del 1942, i quattro figli e il genero Vladas Varčikas, marito di Lilijana, si prodigarono per la salvezza degli ebrei perseguitati. La loro casa di Kaunas diventò il riferimento per quanti scappavano dal ghetto. I fuggitivi rimanevano a lungo nella casa della famiglia Binkis, almeno fino a quando non riuscivano a trovare un altro nascondiglio sicuro. Anche Paulo Slavenas, uno dei migliori amici del marito di Sofija, portò molte volte conforto e coraggio a coloro che erano ospitati nella loro casa. Un ruolo importante ebbe anche Bronius Gotautas, un minore francescano che riusciva a procurare documenti, certificati, sigilli e firme e a trovare nuovi nascondigli per gli ebrei del ghetto di Kaunas. In questo modo furono salvati Gita Judelevičiūtė, Raja Judelevičienė, Pesia Melamed, Mironas Ginkas, Fruma-Mania Ginkienė, Kama Ginkas, Sonia Ginkaitė-Šabadienė, Beba Šatenstein-Taborisky, Gutia Šmuklerytė, Roza Stenderienė, Adina Segal, Samuelis Segalis, Dmitrij Gelpern, Meyer Yelin e molti altri. Nel 1967 a Sofija Binkienė, che i salvati chiamavano “Zia Zose”, fu conferito il titolo di “Giusta delle Nazioni” da Yad Vashem.
Morì a Vilnius il 5 aprile 1984.
Il giorno del suo funerale il giornale israeliano “Il nostro Paese” pubblicò un necrologio firmato dai “salvati” da Sofija Binkienė.
In un passaggio si ricorda come nella sua casa essi avessero trovato non solo un rifugio, ma anche coraggio e speranza: “Ancora non capiamo come Sofija Binkienė potesse nutrire tanti affamati e diseredati con le sue risorse modeste. Un giorno l’abbiamo trovata stesa sul pavimento perché aveva dato il suo letto a una donna che era appena scappata dal ghetto. Cara “ Zia Zose” sarai sempre per noi il simbolo di quei coraggiosi e nobili lituani che non hanno avuto paura di sfidare, disarmati, i carnefici di Hitler”.
Nel 1974 il frate francescano Bronius Gotautas fu insignito del titolo di Giusto da Yad Vashem. Quattordici anni più tardi lo saranno anche il marito di Sofija, Kazys Binkis, i loro quattro figli Irena, Gerdas, Eleonora e Liliana e il genero Vladas Varčikas.
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