Una importantissima testimonianza dell’assedio nazista di Leningrado (1941-1944) visto con gli occhi di una sedicenne che annota nel suo diario non solo ciò che le accade intorno, ma anche i suoi sentimenti, speranze e timori vissuti in quei 900 drammatici giorni. Il diario venne rinvenuto nel 1962 e pubblicato in Russia nel 2011, venti anni dopo la morte della sua autrice. Contiene passaggi legati all’adolescenza, come i primi amori e le fatiche dello studio, ma soprattutto le tragedie legate all’assedio, i lutti, la fame e la paura. In Russia quest’opera è stata accolta con entusiasmo perché rappresenta la prima testimonianza di un fatto storico di enorme portata, raccontato con uno stile fresco, giovanile ma profondo, attraverso parole che non si limitano a descrivere ma indagano nell’interiorità dell’uomo.
Leningrado, 22 maggio 1941. Il diario di Lena comincia qui, pochi giorni prima dell'invasione dell'Unione Sovietica da parte dell'esercito nazista. Lena Muchina è una ragazza di sedici anni, alle prese con gli esami di fine anno, le uscite con le amiche, i primi innamoramenti.
L'estate è alle porte e sembra che nulla possa turbare la sua adolescenza allegra e chiassosa.
Poi, improvvisa, l'eco della guerra acquista intensità e comincia a fare da sfondo sempre più cupo alle sue riflessioni spensierate e ancora infantili. L'arrivo delle truppe naziste in terra sovietica obbliga Lena a prendere parte ai programmi di difesa del governo comunista: lavora dapprima alla costruzione di trincee, e poi, quando a settembre ha inizio l'assedio di Leningrado, come infermiera per i feriti di guerra, mentre gli scontri sempre più violenti privano i civili di beni primari come cibo, acqua ed elettricità.
Lena lotta per mangiare e ripararsi dai bombardamenti, ma non rinuncia a raccontare la guerra con la voce di chi, a sedici anni, guarda con fiducia al futuro, nonostante la morte della nonna e poi della madre la privino di un sostegno proprio nel momento più difficile.
La fame e il freddo del lungo inverno sovietico sembrano avere il sopravvento ma, anche quando rimane sola, non l'abbandonano il desiderio di vivere, l'attesa per la pace che appare ormai imminente, la speranza sempre più concreta di potersi rifugiare presso una zia che vive fuori città. Alle pagine di questo diario, riportato alla luce dopo oltre settant'anni di oblio, affida la sua sopravvivenza: scrivere significa per lei resistere, combattere la propria guerra quotidiana e sfidare la morte per poter sperare in un futuro diverso.
Il diario di Lena è un eccezionale documento storico depositato negli archivi di Stato dell'Unione Sovietica, dove è rimasto per oltre settant'anni, fino alla recente scoperta di uno storico dell'università di San Pietroburgo che, colpito dall'intensità della scrittura, ha deciso di renderlo pubblico.
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