Pietro Lestini nacque a Roma il 23 novembre 1892.
Subito dopo l'occupazione tedesca di Roma (10 settembre 1943) l'ing. Lestini costituì una rete clandestina per nascondere e proteggere dai nazifascisti uomini politici, militari, prigionieri alleati ed ebrei.
Il primo rifugio fu il teatrino messo a disposizione dal parroco della chiesa di san Gioacchino nel quartiere Prati, padre Antonio Dressino. Venivano forniti aiuti in denaro, viveri, vestiti borghesi.
Nel giro di poche settimane la situazione precipitò: il 16 ottobre avvenne la brutale razzia del ghetto e nei giorni successivi furono arrestati anche alcuni commercianti ebrei di via Fabio Massimo.
Si impose la necessità di trovare un ricovero più sicuro.
Lestini, che aveva come preziosa collaboratrice la figlia Giuliana, allora ventunenne studentessa universitaria (è nata l'11 gennaio 1922), se ne inventò uno incredibile: un nascondiglio aereo in uno spazio angusto tra le capriate e la volta a botte della cupola, che lui conosceva bene per aver diretto i lavori di manutenzione e di restauro della chiesa.
Sul ballatoio con ringhiera che corre tutt'intorno alla base della cupola, s'apre una porticina che immette in uno stanzone. Quella soffitta, dal 25 ottobre 1943, accolse a turno decine di rifugiati, assistiti in ogni necessità. Per ragioni di sicurezza la soffitta fu murata nei primi giorni di novembre, e l'unico contatto con l'esterno restò il passaggio attraverso il rosone.
Il cibo era preparato da suor Marguerite Bernes del Convento delle Piccole suore della Divina Provvidenza o Figlie della Carità, che si trova di fronte alla chiesa.
L'organizzazione fu denominata S.A.S.G. (acronimo che significa appunto Sezione aerea di san Gioacchino).
Riuscirono così a sfuggire ai persecutori gli ebrei Alberto e Leopoldo Moscati (padre e figlio quindicenne) e i fratelli Arrigo e Gilberto Finzi. Alberto Moscati, sofferente di claustrofobia, lasciò il rifugio prima del tempo. Le donne di queste due famiglie, Anita e Nora Finzi, e la signora Moscati, con altre italiane e straniere furono nascoste da suor Marguerite Bernes in locali dell'Istituto.
In caso di malattia, o di altre cause connesse alle difficoltà della loro condizione, i rifugiati erano temporaneamente accolti in casa Lestini.
La soffitta fu abbandonata a fine maggio 1944. Pochi giorni dopo, il 4 giugno, Roma veniva liberata dagli alleati.
L'ing. Lestini morì a Roma l'8 agosto 1960.
Nel 1995 Pietro e Giuliana Lestini sono stati riconosciuti Giusti delle Nazioni da Yad Vashem.
Giuliana, preside in pensione, vive tuttora a Roma.
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