sabato 1 dicembre 2012

VITTIME


I Fratelli Goldenberg (primo Nome sconosciuto)

I due figli: figlio e figlia di Baruch e Faiga Goldenberg. Sono nati e vissuti a Biala Podlaska, Polonia. Il bimbo aveva 6 anni e sua sorella 4 quando sono morti.



Valentina Zbar

Valentina, figlia di Arkadi e Liudmila Zbar. E' nata nel 1935 a Kharkov, Ucraina. Lei morì lì con i suoi genitori nel 1941. Aveva sei anni.


Heinrich e Margarete Jacoby 

Heinrich Jacoby è nato a Belgard, in Germania il 15 ottobre 1864. Sua moglie Margarete è nata a Eidtkonen, in Germania il 11 novembre 1875. Essi sono stati deportati dalla Germania e sono periti nella Theresienstadt: Heinrich il 18 gennaio 1943, all'età di 79 anni, e Margarete il 22 agosto 1943, all'età di 68 anni.


Elisabeth Gersch e sua figlia Eva

Elisabeth Gersch (nata Grunfeld) è nata nel 1914 nel TG-Mures - Transilvania (Romania). Era sposata con Rodolfo e vivevano in Deda Bisztra - Romania, dove Elisabetta era una casalinga. Nel 1936 ebbero una figlia che chiamarono Eva (in foto). Durante la guerra, la famiglia viveva nel ghetto Regin. Elisabeth e Eva furono deportate ad Auschw
itz, dove furono gassate nel 1944: Elisabeth aveva 40 anni ed Eva 8 anni.


Maryla Albin

Maryla Albin è nata nel 1928 a Dzuryn - Polonia. I suoi genitori erano Rachmiel Edmund e Eugenia Albin. Durante la guerra ha vissuto in Czortkow, dove lei e suo padre morirono nel 1943. Maryla aveva 15 anni.


Marina Smargonski

Marina, figlia di Nahum e Anna-Nyuta Smargonski. E' nata a Riga, in Lettonia il 30 agosto 1938. Durante la guerra la famiglia  e Marina viveva a Riga. Perirono nel ghetto di Riga nel mese di dicembre del 1941.Lei aveva 3 anni. Suo padre morì in un campo di concentramento in Germania.


Renee Albersheim

Renée, figlia di Fritz e Helene Albersheim. E' nata a Berlino, Germania nel 1930. Durante la guerra la famiglia viveva in Lituania, paese d'origine di Helene. Rene e i suoi genitori sono stati incarcerati nel ghetto Kovno, dove morirono.


Hannah e Joskowitz SUA Figlia Zhunia

Hannah Joskowitz e sua figlia Zhunia. Hannah, figlia di Rivka-Dvora e Shmuel-Shmelko Pilizer, è nata a Lodz intorno al 1900. Era sposata con Yaacov Joskowitz. La loro figlia, Zhunia, è nata a metà degli anni 1930, a Lodz. Madre e figlia sono state entrambi uccise nel campo di sterminio di Chelmno. Hannah aveva 40 anni quando è morta e Zhunia 10.

Mara Coblic
Mara, figlia di Yitzhak e Brachah Coblic, Nata nel 1936 a Chisinau, Romania (oggi Moldavia). Mara e la sua famiglia sono stati incarcerati nel ghetto Chisinua, dove lei e sua madre sono morte.

Gregory Shehtman
Gregorio, figlio di Haim e Feiga Shehtman. E' nato a Kiev, in Ucraina nel 1934. Nel settembre del 1941, Gregorio fu portato a Babi Yar, una gola appena fuori Kiev e ucciso.

Eta Halberstam
Eta, figlia di Yossef-Shmuel e Chaya-Rivka Halberstam, Nata nel 1942 a Bardejov, Cecoslovacchia. Eta è stata assassinata ad Auschwitz nel mese di ottobre 1942, quando aveva solo pochi mesi.

Emilia Martinelli Valori



Mamma Emilia, una grande donna contro l’orrore della Shoah

Emilia Marinelli in Valori è nata a Sansepolcro, in provincia di Arezzo, il 5 luglio 1902.
Nel 1938, lo stesso anno della promulgazione delle leggi razziali in Italia, si trasferì con la famiglia a Meolo, un paesino del veneziano.
La famiglia Valori gestiva un ampio magazzino di tabacchi e questa attività permise a Emilia di entrare in una fitta rete di contatti e informazioni.

Tra il settembre del 1943 e la fine di aprile del 1945 Emilia Marinelli usò questo magazzino come rifugio per molti ebrei perseguitati dai nazisti.
Mostrando grande sprezzo del pericolo, riuscì a sottrarre queste persone, soprattutto madri con bambini spesso molto piccoli, alla deportazione e allo sterminio.


In un nascondiglio segreto ricavato all’interno di quel vasto edificio in via Diaz a Meolo, che era stato chiuso dalla Guardia di Finanza e che aveva solo un piccolo spioncino dal quale filtrava l’aria, Emilia riuscì a nascondere fino a 100 persone, assistendole non solo materialmente, ma anche spiritualmente, con il calore della sua umanità, che donava speranza a chi aveva perso fiducia nel prossimo.
Accolse e protesse famiglie ebree provenienti da Milano, Torino, Ferrara e Venezia.
Questa attività era collegata a quella di sostegno alle forze partigiane, tra le cui fila militava il suo primogenito, il diciassettenne Leo.
Le SS, che avevano impiantato il loro quartier generale a Villa delle Colonne a Meolo, organizzavano frequenti retate e perquisizioni nelle abitazioni del paese e dei dintorni. Bussarono più volte anche alla porta di “mamma Emilia” (così era affettuosamente chiamata) e ogni volta lei rispondeva col calma e fermezza, senza tradire la minima emozione.

L’amore verso il prossimo, che in lei era profondamente radicato, la spinse ad aiutare, anche a rischio della vita, anche qualche fascista ricercato per sottrarlo a morte sicura. Ciò avveniva quando si accorgeva che la persona, anche se schierata ideologicamente da altra parte, non aveva commesso crimini di sorta e, quindi, non meritava di essere giustiziata sommariamente.

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con decreto dell’11/12/2009 ha conferito a Emilia Marinelli Valori la Medaglia d’oro al merito civile, alla memoria, con la seguente motivazione: “Donna di elevatissime qualità umane e morali, nel corso del secondo conflitto mondiale, con eroico coraggio e a rischio della propria vita, offrì sostegno alle forze partigiane e organizzò un’attività clandestina per dare ospitalità e assistenza a molti ebrei e ad altri perseguitati, che riuscì a sottrarre alla deportazione e alla morte. Fulgido esempio di elette virtù civiche, di abnegazione e di generoso altruismo fondato sui più alti valori dell’umana solidarietà. 1938-1945 Meolo (VE)”.
 La signora Emilia Marinelli Valori aveva ricevuto il 15 novembre 1998 a Yad Vashem a Geusalemme il riconoscimento di Giusta fra le Nazioni.
In suo onore è stato piantato un ulivo tra gli "alberi dei giusti" nel Planting Center di Gerusalemme.
Emilia Marinelli Valori è morta a Roma il 22 marzo 1988.

Frieda Belinfante


Frieda Belinfante (1904-1995), musicista e violoncellista, è stata una delle prime direttrici d'orchestra della storia della musica. Nasce in una famiglia di musicisti ad Amsterdam, dove comincia gli studi sotto la guida del padre, il pianista Ari Belinfante. Si perfeziona con Hermann Scherchen e vince un prestigioso concorso per direttori d'orchestra indetto dalla Orchestre de la Suisse Romande. Compositrice di concerti per violoncello, comincia l'attività di direttrice nella seconda metà degli anni '30 alla guida della "Het Klein Orkest" e della "Orchestra Studentesca J. Pzn Sweelinck" di Amsterdam. Dichiaratamente lesbica e per metà di origine ebraica è costretta a interrompere la carriera a causa dell'occupazione nazista. Durante il secondo conflitto mondiale prende parte alla Resistenza olandese antifascista. Falsifica documenti per gli ebrei in fuga. Nel 1943, insieme allo scrittore gay Willen Arondeus, fa parte del gruppo che organizza una pericolosa azione di sabotaggio: la distruzione di tutti i dati dell'anagrafe nazionale. L'azione ha successo, centinaia di ebrei riescono a mettersi in salvo, ma il gruppo viene scoperto e quasi interamente annientato. Isolata dai compagni, Frieda si salva nascondendosi per mesi sotto falsa identità e fingendosi un uomo. Nell'inverno del 1944 lascia l'Olanda e in fuga attraverso il Belgio e la Francia raggiunge la Svizzera dove viene internata in un campo di rifugiati a Montreux, insieme ad altri 160 ebrei olandesi. Finita la guerra fa ritorno in Olanda, ma non riesce a riambientarsi. Lascia definitivamente l'Europa nel 1947 per emigrare negli Stati Uniti. Nei primi anni si sposta frequentemente per stabilirsi in seguito nel sud della California. Riprende la carriera a Hollywood. All'inizio degli anni '50 fonda l'Orange County Philharmonic Orchestra, di cui sarà direttrice con successo per qualche anno. Anche negli USA il suo stile di vita non le rende le cose facili. Perde infatti il lavoro quando la comunità di Orange County scopre che è lesbica. Nonostante ciò Frieda continuò ad essere attiva come insegnante fin oltre gli ottantant'anni. Occasionalmente torna anche sul podio. È morta nel 1995 a poco più di 90 anni. Su di lei è stato realizzato il documentario . . . But I was A girl (. . . Maar Ik Was Een Meisje) regia di Toni Boumans, Frame Media Productions, 1999, Olanda. Basato su un'intervista di otto ore che la stessa Frieda, novantenne, rilasciò nel 1994 al giornalista Klaus Müller, poi co-produttore e autore del documentario Paragrafo 175 ( 2000 ) sulla persecuzione dei gay e delle lesbiche durante il nazismo, raccoglie le testimonianze di chi la conobbe: la sorella Rachel, gli amici e gli allievi, la compagna di venti anni più giovane, fotografie e materiali d'archivio e di repertorio. Sullo schermo appare la stessa Frieda che racconta dei primi anni in Olanda, di sua madre che desiderava un figlio maschio ("ma, io ero una femmina" dice Frieda), del primo amore (la moglie di un suo insegnante), dell'impatto della Shoah sulla sua vita, della sua posizione di donna lesbica all'interno della Resistenza olandese, del suo breve matrimonio con il flautista Jo Veldkamp e delle sue amanti, tra le quali la compositrice Henriëtte Bosmans.

KHALED ABDUL WAHAB


Arabo tunisino che salvò degli ebrei durante la Shoah


Dopo la conquista hitleriana della Francia, gli ebrei delle colonie come Marocco e Algeria subirono le conseguenze delle leggi antisemite imposte da Vichy, ma le loro vite non furono messe a rischio. Invece in Tunisia, che le truppe tedesche e il loro alleato italiano occuparono nel novembre 1942, passarono subito le "leggi razziali" che imponevano agli ebrei di portare la stella gialla e disponevano la confisca dei loro beni. Prima che le truppe britanniche liberassero la Tunisia sei mesi più tardi, i nazisti inviarono 5.000 ebrei nei campi di lavoro forzato, dove almeno 46 di essi morirono, secondo Yad Vashem. Circa 160 ebrei tunisini furono deportati nei campi di sterminio in Europa. La persecuzione nazista colpì immediatamente Jakob Boukris, un ricco produttore di elettrodomestici, sua moglie, Odette, e la loro figlia di 11 anni, Anny. Le truppe tedesche concessero loro una sola ora di tempo per evacuare la spaziosa casa nella città costiera di Mahdia, che trasformarono in una baracca svaligiandola di tutti i beni di valore. La famiglia e due dozzine di ebrei trovarono rifugio in una produzione d'olio vicina, ma alcuni giorni più tardi un altro visitatore apparve all'improvviso a mezzanotte. Si trattava di Khaled Abdul Wahab, un uomo particolarmente affascinante di 32 anni, figlio dello storico più eminente della Tunisia, che li avvisò di andarsene immediatamente. Il giovane faceva da tramite fra la popolazione locale e gli occupanti nazisti e usava questa posizione per ingraziarsi i tedeschi, con la stessa tattica di Oskar Schindler in Polonia, offrendo spesso ai funzionari nazisti pranzi e interminabili bevute. I tedeschi avevano organizzato un giro di prostitute con un certo numero di donne locali, e anche ragazze tedesche. Una sera, un ufficiale ubriaco si era lasciato scappare di avere scovato una donna ebrea particolarmente bella e di volerla violentare la notte successiva. La vittima designata, come Abdul Wahab aveva capito subito, era Odette Boukris. Fra la mezzanotte e la mattina, Abdul Wahab portò la famiglia Boukris e gli altri ebrei nel frantoio della sua fattoria isolata, li nascose e nutrì il grande gruppo fino a quando i tedeschi furono cacciati dai britannici quattro mesi più tardi. E' morto nel 1997 a 86 anni. La sua famiglia ufficialmente ricordava solo il salvataggio da lui effettuato di un giovane soldato tedesco abbattuto con l'aereo dai britannici. Nel 2009 gli è stato dedicato un albero sia nel Adas Israel Garden of the Righteous di Washington sia nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo a Milano, con una cerimonia alla presenza della figlia Faiza.

STORIA DI ADRIANA




La piccola Adriana Revere, figlia di Enrico Revere, nato a Torino, maresciallo radiotelegrafista della Marina Militare Italiana con sede a La Spezia, e di Emilia De Benedetti, nata a Cuneo, abile pianista, non poté frequentare le Scuole pubbliche, causa le leggi razziali e frequentò la Scuola elementare ebraica.
Il padre venne espulso dalla Marina Militare, sempre perché di religione ebraica, riuscì a svolgere un modesto lavoro di rappresentanze.
Con i primi bombardamenti la famiglia Revere cercò rifugio a Vezzano Ligure, dove però verso la fine del 1943 Enrico Revere venne arrestato 2 o 3 volte di seguito e poi liberato. Il 3 febbraio del 1944 i carabinieri, su ordine del Prefetto Franz Turchi, catturano tutta la famiglia e li inviarono al Campo di concentramento di Fossoli di Carpi. Il 22 di febbraio del 1944 madre, padre e figlia vennero deportati ad Auschwitz. Viaggiarono nello stesso vagone piombato di Primo Levi, che nel suo libro “Se questo è un uomo” parla di loro e ricorda che madre e figlia all’arrivo vennero subito uccise nella camera a gas, mentre il padre passò la selezione, rimase ad Auschwitz per un periodo e in seguito venne trasferito a Flossenburg, dove fu fucilato il 28 ottobre 1944.
Nel 1952 il Signor Aharon Adolfo Croccolo di La Spezia decise di dedicare un concorso alla memoria di Adriana Revere, perché si ricordasse la Shoah e scelse quel nome perché era uno dei più cari al cuore degli ebrei spezzini.
Questo concorso ebbe un’enorme sviluppo e dal 1973 è un’istituzione permanenente.